Prélude à l'après midi d'un faune è una delle composizioni più note di Debussy. Bruno Bozzetto nel 1977 la correda di animazione in uno degli episodi del suo "Allegro ma non troppo".
Del film parla Giuliano qui
Il cavallo di Brunilde si chiama Grane (cfr. Richard Wagner, Il crepuscolo degli dèi). Nomen Omen? Noi speriamo di no...
Prélude à l'après midi d'un faune è una delle composizioni più note di Debussy. Bruno Bozzetto nel 1977 la correda di animazione in uno degli episodi del suo "Allegro ma non troppo".
Del film parla Giuliano qui
Da " Kafka sulla spiaggia" di Haruki Murakami
"Le sonate di Schubert, e in particolare la Sonata in re maggiore, se vengono eseguite senza uno sforzo interpretativo, limitandosi a seguire la partitura, non arrivano a essere opere d'arte. Come ha fatto notare Schumann, questa sonata è troppo idilliaca, lunga, e troppo semplice dal punto di vista tecnico. Se viene eseguita senza estro, diventa qualcosa di insipido e sciatto, un pezzo da antiquariato. Quindi ogni pianista si ingegna per trovare una propria chiave interpretativa. Ad esempio, come qui - ascolta -, enfatizzando un passaggio. Introducendo un rubato. Lavorando sui tempi, sulla modulazione. Se non si fa questo, subentra la noia. Però, se non si presta una grande attenzione questi stratagemmi possono distruggere la qualità dell'opera, che non sembrerebbe più una composizione di Schubert. Tutti i pianisti che eseguono la Sonata in re maggiore lottano con questa contraddizione."
Da L'impossibile ritorno di
Amélie Nothomb
Kyoto è una città di media grandezza, il che le valse l'inserimento nella lista americana delle possibili località su cui sperimentare le prime bombe atomiche nell'agosto del 1945. Il nome di Kyoto fu cancellato dall'elenco solo perché il segretario alla guerra ci era stato in viaggio di nozze e si era potuto rendere conto dello splendore del posto. Dobbiamo quindi congratularci con il signor Stimson per non aver passato la luna di miele a Acapulco.
Passavo il mio tempo seduto nel prato,
vedevo le cose perdute, pensavo al passato.
Sapevo, dovevo, seduto nel prato,
pensavo, guardavo, sentivo, volevo.
Il buco d'un grillo, là presso un batrace
pian piano li vedo, ne sono capace,
ci vuole pazienza e poi il mondo appare.
E le cavallette, le mille formiche,
le piante ben verdi, le tante lumache,
un'ape che vola e si posa pian piano.
Mi sveglio, mi desto, cos'è che mi chiama?
La voce è lontana ma poi s'avvicina -
che bello, è arrivata, è lei che mi chiama.
Che faccio nel prato, mi chiede e sorride:
anch'io son perplesso, m'abbraccia e mi bacia...
allargo le braccia e insieme a me ride.
(Il sole, là in alto, fa finta ma vede)
da Padri e figli di I.S.Turgenev
"... L'importante è che due più due fa quattro, il resto sono tutte sciocchezze"
"Anche la natura è una sciocchezza?" fece Arkàdij, guardando pensieroso in lontananza i campi variopinti, illuminati soavemente e dolcemente dal sole ormai basso.
" Anche la natura è una sciocchezza nel senso in cui la intendi tu. La natura non è un tempio, ma un'officina in cui l'uomo è un operaio."
In quello stesso istante dalla casa volarono fino a loro le lente note di un violoncello. Qualcuno stava suonando con sentimento, anche se con mano inesperta, L'attesa di Schubert e nell'aria si diffondeva una dolce melodia.
" Cos'è?" fece stupito Bazarov.
"E' mio padre."
"Tuo padre suona il violoncello ?"
" Si."
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Da La suite di Giava di Jan Brokken
Forse scrivere serve proprio a questo, a tirar fuori dei faldoni di immagini e impressioni da quel meraviglioso archivio che portiamo nella testa. Vedo sempre più nitidamente davanti a me il Keburn Raya Bogor, vedo qualcuno avanzare verso di me, cominciare una conversazione, ma non so più riguardo a che cosa. E sì, poi sento il verso di un uccello e sono quasi sicuro che si tratti del cuculo lamentoso. Si dice che questo piccolo uccello grigio marrone arancione, della specie denominata Cacomantis merulinus, scavi lunghi cunicoli nel terreno ancora fresco dei cimiteri musulmani, e becchi i capelli dei morti appena sepolti. Quando si sentono le tre note del suo canto, che gradualmente scendono di tono, si può essere certi che le nubi scure sopra i vulcani Salak e Gede si stanno scaricando. È un uccello che annuncia la pioggia, e la morte
Ed era alto e dall’aspetto fiero,
candido angelo bello e severo.
Stava seduto in un angolo, a Milano,
tentando e ritentando un suo lavoro,
riempiendo lento, col cavo della mano,
anfore fatte d’un acciaio arcano.
Dopodiché, con evidente pena,
anima e corpo ricucir tentava.