mercoledì 25 ottobre 2023

Nick Drake



 Giuliano, coautore di questo blog fino a tre anni fa, mi ha fatto conoscere musicisti che sono diventati subito a me cari; li ascolto nei momenti in cui ho bisogno di  trovare un po' di dolcezza, un po' di ristoro. Tra questi, Nick Drake è forse l'autore che mi fa più pensare a Giuliano, alla sua delicatezza e al suo amore per la bellezza. 

Ripropongo di seguito un articolo di Giuliano su Nick Drake, pubblicato anni fa sul suo blog, deladelmur, e poi due  delle canzoni forse più idonee a rappresentare il modo di essere di Drake,  Place to be e Pink moon

Buona lettura!



domenica 22 ottobre 2023

Antiquario

 


E quel gomitolo di lana rosa,

rosa dal tarlo;

E quello scialle di seta bianca,

roso dal tempo;

E queste scarpe con cui convergo,

lisce le suole;

E questa musica dolce e sensibile,

che mi commuove:

Verrà la luce, luce del sole,

ed in cantina dovrò tornare.


Giuliano Bovo

giovedì 12 ottobre 2023

Nemo e la musica

Ci sono personaggi dei romanzi che è difficile dimenticare. Il capitano Nemo è uno di questi. Giuliano, coautore di Il cavallo di Brunilde, ne aveva scritto tempo fa in un altro suo blog, L'opera al cinema, riportando e commentando un passo in cui Nemo lascia trapelare qualcosa di sè e del suo rapporto con la musica.

Ripropongo di seguito l'articolo di Giuliano.

Buona lettura!


Nemo e la musica


 


« ... in altri tempi amavo collezionare queste bellezze create dall'uomo. Ero un avido ricercatore, un segugio instancabile, e ho potuto raccogliere alcune cose eccellenti. Sono gli ultimi ricordi di quella terra che per me è morta. Per i miei occhi i vostri artisti moderni sono già più che degli antichi: hanno due o tremila anni di vita e li confondo nella mia mente. Ma i maestri non hanno età.»

« E i musicisti?» chiesi mostrando gli spartiti di Weber, Rossini e Mozart, di Beethoven, di Haydn, di Meyerbeer e Hérold, di Wagner, Auber, Gounod, e altri, sparsi su un grandioso organo addossato a una delle pareti del salone.

«Questi musicisti - rispose il capitano Nemo - sono contemporanei di Orfeo, poiché le differenze cronologiche si annullano nella memoria dei morti. E io sono morto, signor professore, morto quanto i vostri amici che riposano sei piedi sotto terra. »

(Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari - pagina 96 ed. Oscar Mondadori 2010, traduzione di Enrico Lupinacci)




Il capitano Nemo suona l'organo solo altre due volte, in "Ventimila leghe sotto i mari", ma sempre di passaggio, poche righe per passare ad altro; il finale del libro è però dedicato alla musica e le ultime immagini del capitano Nemo sono legate proprio all'organo.

« in quel punto, ecco arrivarmi da lontano una musica delicatissima e triste, l'espressione musicale di un'anima che voglia invano sciogliersi dai legami terrestri. Non era la prima volta che ero affascinato dalle armonie che il capitano Nemo modulava all'unisono con l'organo del Nautilus. (...) Erano prossime le dieci, il momento per lasciare la mia stanza e raggiungere i compagni. Non esitai, infine, anche se l'uscio dischiuso con la massima cautela parve a me fare un rumore tremendo. Rasentando le pareti, nell'oscuro corridoio, arrivai alla porta angolare del salone e l'aprii piano piano. Nuovamente il buio. Gli accordi dell'organo risuonavano debolmente. Il capitano Nemo era là. Non si accorse del mio entrare. Credo che sarebbe avvenuto lo stesso in piena luce, tanto era assorbito nella musica. »

(Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari - pagina 458 ed. Oscar Mondadori 2010, traduzione di Enrico Lupinacci)


Ho trovato curiose le omissioni nella lista degli spartiti, da Bach a Haendel, e poi Schubert, Schumann, Mendelssohn, Verdi, Brahms, Chopin... E' bello però che ci sia Carl Maria von Weber. E' probabile che il professor Aronnax abbia annotato solo quelli che più si addicevano ai suoi gusti, in quel 1866; visto dal 2020 si può notare che di Hérold non si ricorda più nessuno, di Auber quasi soltanto per Fra Diavolo. Gli altri invece sono ancora saldi in repertorio, anche se Meyerbeer non riscuote più il grande successo che ebbe nella prima metà dell'Ottocento.




Nel film Disney del 1954, regia di Richard Fleischer, il capitano Nemo suona ovviamente la "Toccata e fuga in re minore" di Johann Sebastian Bach, che fa sempre colpo. Si può far notare che davanti alla faccia di James Mason c'è uno specchio e che sopra l'organo c'è una grande N: Nemo, e non Napoleone. L'azione si svolge nel 1866, e quindi Nemo non può aver preso parte alla Rivoluzione Francese. Mi sono chiesto il perchè di questi due dettagli, il narcisismo non fa certo parte del carattere del capitano Nemo.

(la musica che ho scelto viene da "Solaris" di  Andrej Tarkovskij: Johann Sebastian Bach, Preludio corale in fa minore BWV 639.)  (qui)





Giuliano Bovo

martedì 10 ottobre 2023

Lorenzo Da Ponte ( III )


 III parte     DA TRIESTE A NEW YORK


Allontanato dalla corte asburgica, Da Ponte si recò dunque a Trieste nel 1792.  Dopo qualche tempo venne riabilitato dal nuovo imperatore, ma a Vienna per Da Ponte non c’era più posto. Con il nuovo amore, Anna Celestina Grahl, da lui chiamata Nancy, decise di partire per Parigi, per, poi, dietro consiglio di Casanova, cambiare destinazione  e recarsi a Londra.


Ritratto di Casanova attribuito a Francesco Narici

Quando partii da Vienna per andare a Trieste, la donna, ch'io amava, partì per Venezia. (…) ad onta di mille promesse, di mille giuramenti di amore e di gratitudine,  (….) pose in dimenticanza non solo ogni sentimento d'affetto e di gratitudine, ma s'adoperò indegnamente per allontanare da me il dolce piacere di tornar in seno della mia patria. Quest'atto però d'iniquità feminina vòlto fu in breve dalla mia ragione alla mia propria salute. In meno d'un mese mi trovai libero di un'ignominiosa passione, che per tre anni continui mi tenne schiavo infelice di quella donna. Io non credea, dopo questo, che fosse cosa possibile l'innamorarmi. M'ingannai. Il mio cuore non era e non è forse fatto per esistere senza amore; e, per quanti inganni e tradimenti m'abbiano nel corso della mia vita fatto le donne, in verità io non mi ricordo d'aver passato sei mesi in tutto il corso di quella, senza amarne alcuna, e amare (voglio vantarmene) d'un amore perfetto. 

sabato 7 ottobre 2023

Lorenzo Da Ponte ( II )

 II parte      L'INCONTRO CON MOZART


Dopo aver soggiornato a Dresda, nel 1781 Lorenzo Da Ponte fu introdotto nella corte di Giuseppe II divenendo poeta dei teatri imperiali con l’obbligo di comporre drammi buffi.

Conobbe Mozart nel 1783. Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte vennero rappresentate tra il 1786 e il 1790.





…il deciso favore, mostratomi dall'imperadore, creò in me una nuova anima, raddoppiò le mie forze per le fatiche da me intraprese, e non mi die' solamente coraggio da incontrar gli assalti de' miei nemici, ma da guardar con disprezzo tutti i loro sforzi. Non andò guari, che vari compositori ricorsero a me per libretti. Ma non ve n'eran in Vienna che due, i quali meritassero la mia stima. Martini, il compositore allor favorito di Giuseppe, e Volfango Mozzart, cui in quel medesimo tempo ebbi occasione di conoscere in casa del barone Vetzlar, suo grande ammiratore ed amico, e il quale, sebbene dotato di talenti superiori forse a quelli d'alcun altro compositore del mondo passato, presente o futuro, non avea mai potuto, in grazia delle cabale de' suoi nemici, esercitare il divino suo genio in Vienna, e rimanea sconosciuto ed oscuro, a guisa di gemma preziosa, che, sepolta nelle viscere della terra, nasconda il pregio brillante del suo splendore. 

mercoledì 4 ottobre 2023

Lorenzo da Ponte ( I )

 
Nei pressi della Biblioteca di Ceneda, siede immobile una figura. Lo sguardo, forse nostalgico, o forse fiero, è probabilmente rivolto verso una antica abitazione, legata a Lorenzo Da Ponte, autore dei libretti di tre famose opere mozartiane, Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte. 

Il monumento a Da Ponte è collocato in un contesto verde e silenzioso e a chi si dirige verso la Biblioteca comunale di Vittorio Veneto ( Ceneda è uno dei due centri di cui si compone la città ) la figura appare ormai familiare e, spero, nota.

Vivendo e avendo insegnato a Vittorio Veneto, per far conoscere ai miei studenti la storia del loro concittadino, preparai anni fa un lavoro sul librettista. A facilitarmi il compito è stato lo stesso Da Ponte, che ha scritto di sé e della propria avventurosa vita in una pubblicazione autobiografica,  Mémoires.

Propongo qui, in più puntate, quanto ho ricavato dalla lettura delle memorie di Da Ponte, alternando passi delle sue memorie ( in corsivo ) a sequenze di sintesi e commento.

Buona lettura :)

domenica 1 ottobre 2023

Dalla superficie delle cose


da Pastorale americana di Philp Roth

foto di Carter ( NY 1963 )


 Il quartiere, forse per definizione, è il luogo cui il bambino dedica spontaneamente tutta la sua attenzione; è il modo non filtrato in cui il mondo acquista per lui un significato, un significato che passa al bambino direttamente dalla superficie delle cose. 


foto di Pawel Trocha


Ciononostante, cinquant’anni dopo, io vi domando: l’immersione è mai più stata così completa come lo fu in quelle strade, dove ogni isolato, ogni cortile, ogni casa, ogni piano di di ogni casa - i muri, i soffitti, le porte e le finestre di ogni appartamento della famiglia dell’ultimo amico - era stato individuato con tanta esattezza? Saremmo mai stati, ancora, strumenti di registrazione così precisi della microscopica superficie delle cose, delle minime varianti della condizione sociale trasmesse dal linoleum e dalla tela cerata, dalle candele dello yahrzeit e dagli odori di cucina, dagli accendini da tavolo Romson e alle veneziane? 


foto di Anders Petersen


Tra noi, sapevamo chi aveva una certa merenda nella borsa che teneva nell’armadietto e cosa avevo ordinato un altro sul suo hot dog da Syd; conoscevamo tutti i nostri attributi fisici: chi camminava con i piedi in dentro e chi aveva le tette, chi puzzava di brillantina e chi sputava parlando; sapevamo chi tra noi era bellicoso e chi pacifico, chi era intelligente e chi sciocco; sapevamo che la madre di quello parlava con un forte accento straniero e che  il padre di questo aveva i baffi, che la madre di questo lavorava e che il padre di quello era morto; in qualche modo capivamo persino, vagamente, che il diverso complesso di circostanze di ogni famiglia poneva a ogni famiglia un difficile e particolare problema umano.