martedì 31 dicembre 2019

Buon Anno !

Per gli auguri di Buon Anno riprendo un brindisi dall'anno scorso, e aggiungo un Invito alla Danza di quelli che proprio non ci si può tirare indietro  (qui). (oppure qui nella versione originale per pianoforte solo)
(Carl Maria von Weber, naturalmente...)

 Un editore di musica, a inizio Ottocento, propose a diversi compositori importanti un lavoro ben pagato: arrangiare delle canzoni in lingua inglese in modo che potessero essere cantate e suonate in casa. Prima dell'invenzione della registrazione sonora, era l'unico modo per fare musica e per ascoltarla; l'editoria musicale era florida e ben pagata. Ad accettare, e a regalarci dei piccoli capolavori, furono Haydn, Beethoven, Hummel; Ludwig van Beethoven non mise questi arrangiamenti nel suo catalogo ma per fortuna sono comunque giunti fino a noi. Beethoven si ripeterà molti anni più tardi, costruendo uno dei più grandi "monumenti" della musica dopo aver accettato la commissione dell'editore Diabelli di Vienna, che aveva spedito (a lui e a tanti altri, compresi Schubert e Liszt) un suo piccolo valzer. Gli altri fecero un compitino o poco più, la costruzione musicale che ne trasse Beethoven è enorme e impressionante; ma questo è un altro discorso, qui porto solo un brindisi per l'anno nuovo, ed è bello poterlo iniziare con Ludwig van Beethoven. Il testo, di William Smyth, è abbastanza volgare; l'arrangiamento e l'esecuzione sono invece tutti da ascoltare. (qui) Buon Anno a tutti.


5.Come fill, fill, my good fellow
(William Smyth)
Come fill, fill, my good fellow!
Fill high, high, my good fellow,
And let's be merry and mellow,
And let us have one bottle more,
When warm the heart is flowing,
And bright the fancy glowing.
Oh! shame on the dolt would be going
Nor tarry for one bottle more!
So now, here's to the Lasses!
See, see, while the toast passes
How it lights up beaming glasses!
Encore to the Lasses, encore.
We'll toast the welcome greeting
Or hearts in union beating,
And oh! for our next merry meeting,
Huzza! then for one bottle more!


(l'immagine era su internet, purtroppo senza indicazioni sull'autore)




domenica 29 dicembre 2019

Un gatto misterioso, o forse no



(Agnes Miller Parker, 1939)
Ho avuto la fortuna di aver in casa un gatto siamese, e devo proprio dissociarmi da quello che ne scriveva Syd Barrett: il siamese non ha niente di luciferino, e in fin dei conti è un gatto come gli altri, la differenza sta solo nel colore del pelo e nella disposizione delle macchie. Ma poi leggo meglio il testo di "Lucifer Sam", e capisco: è la ragazza che gli interessa. Una ragazza dai capelli rossi, e quel gatto siamese che le sta sempre vicino, che impedisce approcci; quel gatto sempre al suo fianco, quasi che fossero uno il lato opposto dell'altra, inscindibili. Eh sì, quel gatto ha qualcosa che non mi so spiegare - e anche quella ragazza, mi viene da aggiungere, è un bell'enigma.


Lucifer Sam  (qui per l'ascolto)
(Barrett)
Lucifer Sam, siam cat.
Always sitting by your side
Always by your side.
That cat's something I can't explain.
Ginger, ginger you're a witch.
You're the left side
He's the right side.
Oh, no!
That cat's something I can't explain.
Lucifer go to sea.
Be a hip cat
Be a ship's cat.
Somewhere, anywhere.
That cat's something I can't explain.
At night prowling sifting sand.
Hiding around on the ground.
He'll be found when you're around.
That cat's something I can't explain

(dal primo lp dei Pink Floyd)


(Lucifer Sam, gatto siamese, siede sempre al tuo fianco, sempre al tuo fianco: quel gatto ha qualcosa che non mi so spiegare. Ginger, ginger, sei una strega, lui è il lato sinistro tu sei il lato destro. Oh no, quel gatto ha qualcosa che non mi so spiegare...)



venerdì 27 dicembre 2019

Il riccio nel cestino

(fotogramma da "Il riccio nella nebbia" di Jurij Norstein)

Un giorno accadde un guaio. In un momento in cui Maksim Ivanovic era uscito dalla camera, il ragazzino smise di studiare e si arrampicò su una sedia, per prendere una palla che gli era prima andata a finire sopra un armadio. Così manovrando, però, urtò con la manica una lampada di porcellana, che cadde per terra e andò in frantumi. Il fracasso fu udito in tutta la casa. La lampada era di porcellana di Sassonia e molto costosa. Anche Maksim Ivanovic udì lo strepito da tre stanze lontano, e mandò un grido. Il ragazzo, sbigottito, si mise a correre a rotta di collo, uscì prima sulla terrazza, poi attraversò il giardino fino al cancello di servizio, e di là filò lungo la riva del fiume. Il lungofiume era un viale alberato di vecchi citisi. Il ragazzo scese di corsa verso l’acqua, e la gente lo vide fare con le mani un gesto disperato, proprio presso quel punto dove attracca la zattera; ma parve inorridito davanti a quell’acqua, e si fermò di colpo. Il fiume, in quel punto, era largo, la corrente rapida; sull’altra riva erano delle botteghe, una piazza, e una chiesa con le cupole sfavillanti d’oro. Proprio in quel momento, si affrettava verso il traghetto la moglie del colonnello Fersing con la figliuola, ch’era colà di stanza un reggimento di fanteria. La figliuola, anch’essa una bimba di circa otto anni, vestita di bianco, camminava guardando il bimbo e ridendo, e teneva nella mano un canestrino, dentro al quale era un piccolo riccio. « Guardate, mammina, » disse, « come quel ragazzino guarda il mio riccio!». « No, » rispose la madre, «quel ragazzo è spaventato non so di che... Di che vi siete spaventato, bel bambino? ». (Disse proprio così; lo raccontarono dopo). «Che bel bambino è mai, e come è ben vestito! Di chi siete?». Il ragazzetto non aveva mai visto un riccio, si avvicinò per osservare quello della bambina, dimenticando tutto, era un bambino, si sa!
« Che cos’è questo?» domandò. E la signorinetta gli rispose: «E' un riccio, l’abbiamo comprato adesso da un contadino, che l’ha trovato nel bosco ». «Ma che cos’è un riccio? » e rise, e lo toccò col dito, mentre la bestiola rizzava le dure setole. La bimba, tutta felice dell’incontro, disse: « Lo portiamo a casa per addomesticarlo ». « Oh, » fece il piccino, « regalatelo a me!». Pronunciò queste parole con infinita soavità, ma non aveva ancora avuto il tempo di finire la frase, che Maksim Ivanovic gridò sopra di lui: « Ecco dove sei! Pigliatelo!» (Egli si era imbestialito a tal punto che l’aveva rincorso senza berretto). (...)

Fiodor Dostoevskij, "L'adolescente", pagina 530 edizione Garzanti 1981, traduzione M.Rakowska e L.G. Tenconi




martedì 24 dicembre 2019

Natività

 
(Giorgione, 1505, adorazione dei pastori "Allendale")
(fonte: wikipedia.it)

BUON NATALE A TUTTI

(per la musica, fare clic qui)
(se si ha un po' più di tempo, anche qui )

domenica 22 dicembre 2019

Luigi contro il toro



Il contadino tornò con la cavezza e in compagnia di un tipo bruno e piccoletto, in pantaloni di tela.
«Questo è Luigi, - ci spiegò - un prigioniero di guerra italiano. Non sa una parola d'inglese ma è molto bravo ad aiutarmi in un mucchio di lavori. » E Luigi aveva veramente l’aria di essere in gamba. Era di statura limitata ma le spalle ampie e le braccia muscolose rivelavano una forza notevole. Gli rivolgemmo un «Salve» e lui ricambiò il saluto con un cenno del capo e un sorriso grave. Aveva grande dignità e sicurezza di sè.
Dopo qualche galoppata attorno al recinto riuscimmo a far accomodare il paziente nello stallo, ma ben presto ci rendemmo conto che le difficoltà erano appena iniziate. I Red Poll sono bestie grosse e se poi sono di carattere ostico è un bel problema. Quella grassa creatura aveva uno sguardo maligno e tutti i nostri sforzi per mettergli la cavezza andarono sprecati. O riusciva a schivarla o agitava minaccioso la testa al nostro indirizzo. Una volta, mentre mi passava accanto con gran strepito riuscii ad afferrargli il muso ma mi scrollò via come fossi una mosca e una zampa posteriore fece partire un calcio che mi prese di striscio alla gamba. «E' un gigante - boccheggiai - Dio solo sa come faremo a bloccarlo.» Le iniezioni di sedativi e il bavaglio in sbarre metalliche per imprigionare questi animali erano ancora di là da venire.

Siegfried e io contemplavamo il torello quando Luigi si fece avanti. Sollevò una mano e ci investì con una raffica di parole italiane di cui non capimmo niente, ma afferrammo il concetto quando ci riaccompagnò verso la parete, con grande cerimonia. Evidentemente voleva fare qualcosa, ma cosa?
Avanzò furtivo verso il torello, poi con movimento fulmineo gli afferrò un’orecchia con entrambe le mani. L’animale prese subito lo slancio ma con minore vigore. Luigi gli torceva l'orecchio, in quel girotondo, e la cosa parve agire da freno perché la bestia rallentò per poi fermarsi e rimase lì, la testa piegata di lato, guardando l’ometto con espressione pressoché accorata. Sembrava un’illustrazione di fumetti e quasi mi aspettavo di sentire il torello gemere: «Ahi! Aiuto! Mollami l’orecchio!» Ma non ebbi molto tempo per meditare perché Luigi, la situazione perfettamente in pugno, accennò con il capo al tumore oscillante. Siegfried e io balzammo avanti. Non avevamo mai visto nessuno afferrare un toro per l’orecchio ma non c’era da stare a discutere. Ora toccava a noi.
Sostenni quell’escrescenza tra le mani mentre Siegfried iniettava l'anestetico nel peduncolo. Quando l’ago penetrò una zampa pelosa ebbe un fremito e in altre circostanze un paio di calci ben assestati ci avrebbero fatti volar fuori dallo stallo, ma Luigi fece fare un altro mezzo giro all’orecchio accompagnando la cosa con un urlaccio. L’animale si mise subito tranquillo e rimase immobile mentre noi procedevamo. Siegfried legò saldamente il peduncolo e quindi lo recise. Il tumore cadde con un tonfo sullo strame. L’operazione era compiuta. Luigi lasciò l'orecchio e accolse le nostre congratulazioni con un mezzo sorriso e un benevolo cenno del capo. Era davvero un personaggio di grande nobiltà.
Oggi, a più di trent’anni di distanza, Siegfried e io ancora parliamo di lui. Entrambi abbiamo tentato di afferrare bestie grosse per le orecchie senza il minimo successo e quindi: o Luigi era solo un dilettante in possesso di una presa d’acciaio, o era un allevatore e quello è il sistema che si usa in Italia, dopo un’intera vita di pratica? A tutt'oggi non lo sappiamo.
(James Herriot, da "E il Signore le creò", ed. BUR 1984, pagine 58-59, traduzione di Maria Paola Dettore.)




 
 

immagine del toro Red Poll tratta da Pinterest bovin.qc.ca

venerdì 20 dicembre 2019

Animali e piante sotto esame

figurina Imperia


da Lo stupidario della maturità 
a cura di Mitì Vigliero Lami

Ed. Rizzoli
                                                                 







DIZIONARIO

Acefalo : Il cavallo di Alessandro Magno

Aprico: albicocco

Apocrifo: animale mitologico fatto a forma di animale con le ali

Armento: abitante dell'Armenia

Azalea: danza popolare

Bergamotto: abitante di Bergamo

Blandire: leccare come un cane

Bitorzolo: verdura, patata

Bolide: animale dei boschi cantato da Pascoli

Broccato: inseguito dai cani

Canicola: cane femmina

Encefalo: pesce

Glande: bacca selvatica di cui sono ghiotti i maiali

Merlot: piccolo merlo

Narcisismo: l'arte di coltivare narcisi

Nitrico: verso del cavallo

Pulviscolo: gruppo di insetti piccolissimi

Zibibbo: insetto

                                                
                                                                    * - *- * - * - *


FLORA 


Quel bosco è pieno di abeti, pini e libecci

                                                        
                                   La ginestra è un fiore del deserto simile a un cactus


FAUNA


Il passero solitario parla di Leopardi che dialoga con un usignolo


                                        Leopardi scrisse un'operetta morale intitolata "il cantico di gatto Silvestro"











mercoledì 18 dicembre 2019

Soho


Non sono mai stato a Soho, e quindi non so bene cosa pensare del testo di questa canzone di Bert Jansch (da "Bert and John", 33 giri inciso con John Renbourn), tanto più che si tratta della Soho di tanti anni fa, quando io ero un bambino. Ma la canzone è molto bella, di quelle che tengono compagnia, e allora provo a leggere un po' meglio questo invito a "camminare per le strade malfamate", dai colori luminosi: è rivolto a una ragazza, e stemperato nel ricordo di un incontro già avvenuto. Soho che si risveglia, le voci del mercato, le mercanzie esposte, viste e ascoltate "attraverso la finestra della tua anima". Ma qui lascio gli innamorati ai loro ricordi (ognuno di noi ha i suoi ricordi...), mi soffermo solo su un verso nel finale che mi colpisce ogni volta: the buzzing bees do harmonise. Il giro per Soho termina in un giardino, e il ronzio delle api è un'armonia che attraversa il pomeriggio, che arriva fino al mercato e che si confonde con le voci della gente.


 Soho (Bert Jansch)

Come walk the streets of crime
and colour bright the corners
of love with you.
See the dazzling nightlife grow
beyond the dawn and burning
in the heart of Soho
Hear the market cries
and see their wares displayed
through the window of your soul
Come watch the naked dance
that spins before your very eyes
naked like the sun
Step inside where men before
have drunk to fill to senseless
till the dreams that fade and die
And free and easy
does the blood red wine come flowing
from the glass to your veins
And the midday dream is silent
in the gardens where you're resting
from the troubles of your mind
And though the sun is burning brightly
all within the gardens
are the sleeping oris dead
And through the afternoon
the buzzing bees do harmonise
through the rushing sale daylight.
(da "Bert and John" di John Renbourn e Bert Jansch, anno 1966)

lunedì 16 dicembre 2019

Il cagnolino bolognese


Ricordo il sole che inondò di luce la camera quando furono aperte le persiane e il crepitio della legna nel caminetto, che non so chi avesse acceso. Ricordo pure il minuscolo cagnolino bolognese, nero, che mademoiselle Alphonsine teneva in braccio, stringendoselo al cuore. Il cagnolino mi divertiva in modo particolare, tanto che, interrompendo per due volte il discorso, allungai la mano per prenderlo; ma Lambert fece un cenno e Alphonsine immediatamente scomparve insieme al cane dietro al paravento.

(Fiodor Dostoevskij, "L'adolescente", parte seconda, cap. 9 pt 3 traduzione M. Rakowska e L.G Tenconi, ed. Garzanti 1981)



(l'immagine del cagnolino bolognese viene dal sito www.razzedicani.net  ) (non è nero, lo so...)

sabato 14 dicembre 2019

L'albero e il cielo

(Kandinskij, 1903)

L’albero e il cielo

Un albero vaga nella pioggia,
ci passa in fretta davanti nel grigio scrosciante.
Ha un affare da sbrigare.
Prende vita dalla pioggia
come un merlo in un frutteto.
Appena smette di piovere l'albero si ferma.
S'intravede dritto e fermo nelle notti chiare,
come noi in attesa dell'istante
in cui i fiocchi di neve
si rovesciano nello spazio.

(Tomas Tranströmer, premio Nobel 2011 , da un libro di poesie pubblicato dall'editore Crocetti,  traduzione di Maria Cristina Lombardi)





giovedì 12 dicembre 2019

Appartamenti abbandonati

 L’appartamento non capisce cosa è successo. Pensa che il proprietario sia morto. Da quando la porta si è chiusa sbattendo e la chiave ha cigolato nella serratura, tutti i rumori arrivano sordi, senza ombre e angoli, come macchie confuse. Lo spazio si congela, resta inutilizzato, indisturbato da qualsiasi corrente, nessuna tenda viene spostata, e in queste immobilità le forme di prova iniziano, con incertezza, a cristallizzarsi in forme sospese per un momento tra il pavimento e il soffitto del corridoio.
Naturalmente qui non compare nulla di nuovo, e come potrebbe? Sono solo imitazioni di forme conosciute, impigliate in nuvole gorgoglianti, con un contorno soltanto temporaneo. Sono singoli episodi, gesti isolati come l’impronta dei piedi su un tappeto morbido, che compare e scompare continuamente sempre nello stesso posto. Oppure una mano appoggiata sul tavolo che segue il movimento della scrittura, anche se i movimenti sono incomprensibili, perché realizzati senza penna, senza carta, senza scrittura e perfino senza il resto del corpo.

Olga Tokarczuk, I vagabondi. Ed. Bompiani
illustrazione di Carlo Ravaioli

martedì 10 dicembre 2019

Neve


Fa la neve sulle foglie
e sulle penne degli uccelli
che vengono a battere nei vetri
per domandare qualcosa;
tutti i mobili della casa scricchiolano,
come se mangiassero sementi.
 
(Tonino Guerra, a Mosca con Tarkovskji)
(da "Piove sul diluvio", 1977; trascritta da "Scrittori per un anno" di Rai Storia)




(la foto è di Tonino Guerra, scattata nella sua casa di Mosca e presa dal documentario citato)

domenica 8 dicembre 2019

Salto


salto

Se di inizio si può parlare
è quello del pigro fiume.
Ma quello che c’era
adesso non c’è più
e quello che sarà
è ancora lontano
(Pekka Halonen, 1890circa)
giù nel fondo, indecifrabile.
Certo, continuerà a scavare,
a prendere
dal mondo, a donare.
Certo quelle rocce,
quell'ultimo, sordo, gorgogliare,
erano già un intuibile destino.
Certo il mare, amico,
lo attende.
Il fiume, però, ancora non sa
ogni cosa e
precipita
e già qualche schizzo,
lo sorprende. Un misterioso ribollire.
Aria e acqua, intorno,
gelida roccia tagliente,qualche cangiante
arcobaleno.

(Dario D'Angelo, 24 settembre 2019)

qui il blog di Dario




venerdì 6 dicembre 2019

Toporagno


L'altra mattina ho trovato in giardino un toporagno, vittima di Ciccetta. L'ho raccolto con cura e l'ho appoggiato sul tavolo; Ciccetta è venuta a pavoneggiarsi: "Visto che bel regalo?"
"Ma non è un topo..." ho detto io allargando le braccia. Però, a lei cosa vuoi che importi: per un gatto, qualsiasi cosa si muova è preda. Che fare, la accarezzo lo stesso (brava, bel colpo) e poi mi organizzo per le esequie (molto veloci, il toporagno è piccolo...).
Il toporagno sembra davvero un topo, ma con il topo non ha nessuna parentela; è piuttosto parente delle talpe, e ancora più alla lontana anche dei ricci. Non è un roditore, insomma, ed è davvero difficile distinguerlo da un topo: la differenza principale sta nel musetto, che nel toporagno è lungo e affilato, quasi una punta di matita. Una piccola proboscide, che nel nostro toporagno non si nota quasi, ma che è invece evidente nel suo parente africano (che è un po' più grosso).
Le caratteristiche principali del toporagno sono due: la frenesia con cui si muove e l'appetito insaziabile. E' quasi impossibile riconoscere un toporagno in movimento, distinguerlo da un topo insomma; e poi il toporagno fa strage di insetti e quindi ci è molto utile. Di entrare in casa nostra, poi, il toporagno proprio non ha nessuna intenzione; questa povera vittima si è avvicinato solo perché in questa stagione di insetti non ce ne sono più, e anche le briciole dei croccantini dei gatti diventano un cibo prezioso. Purtroppo per lui, anche molto pericoloso.

(foto trovata on line, senza fonte)




mercoledì 4 dicembre 2019

lunedì 2 dicembre 2019

Barbara Regina Dietzsch















Barbara Regina Dietzsch (1706 -1783, bavarese di Norimberga) nasce in una famiglia di pittori e di artisti; sposò il pittore Nikolaus Matthes e vissero insieme ad Amburgo. Realizzò dipinti di botanica e anche incisioni, che realizzava da sola. Wikipedia in tedesco conclude così: Uno dei suoi recensori si meraviglia di questo perfezionismo poco dopo la sua morte, perché "raramente è uscita dalla città con i suoi fratelli e ha condotto una vita sedentaria, a casa, curando il suo lavoro." (Johann Meusel, Hg., Miscellaneen artistischen Inhalts, 23 H., Erfurt 1785, S. 304). Non c'è molto di più su di lei, peccato; non si finirebbe mai di guardare le meraviglie che ci ha lasciato.