martedì 30 luglio 2019

A iatta


Dario D'Angelo, dal suo blog



A iatta

Appena avi vogghia di iucari
a iatta
sattisa tutta e sallicca,
salliscia,
si intrufulia ammenzu a li iammi comu
fussi un desiderio,
na vogghia
ca ti veni a truvari.
(Arthur Heyer, 1915)
Iu fazzu finta di nenti
che a darle attenzione poi
non ta scuddurii chiù,
su idda non voli.
Continuo a scrivere e a santificari.
Ad ammuttari u tempo, l'anni.
Continuo.


(La Gatta. Appena ha voglia di giocare la gatta si prepara tutta e si lecca, si liscia, si intrufola in mezzo alle gambe come fosse un desiderio, una voglia che ti viene a trovare. Io faccio finta di niente, che poi a darle retta non te la togli più di torno, se lei non vuole. Continuo a scrivere e a imprecare. A spingere avanti il tempo, gli anni. Continuo.)


note di Dario D'Angelo: 
1) "sattisa": si prepara - ma non è una traduzione precisa 2) santificari: quasi bestemmiare 3) "ammuttari". spingere, fare andare avanti.
(per chi fosse curioso, è il dialetto di Catania; Dario lo definisce "catanese maccheronico")



domenica 28 luglio 2019

Carillon ( II )


Di The Musical Box dei Genesis ho parlato qui







venerdì 26 luglio 2019

Vitino di vespa



(Putnam, 1918, New York)
- Prego, faccia pure come se fosse a casa sua, - dico alla vespa che mi svolazza per casa: sarà la decima volta che la incontro, ben dentro casa, nel corridoio o in cucina, mica soltanto nelle stanze con le finestre sul giardino. E' una vespa del tutto innocua, elegante, sottile, solitaria: ne esistono di molte specie (Sceliphron spirifex, per esempio, come quella nella foto qui sotto)  ma io mi sono affezionato al nome Eumenes, che mi rimanda ai classici greci e anche (soprattutto) all'Orfeo di Gluck, "le fiere Eumenidi". Ne ho già scritto anni fa qui , sono insetti del tutto innocui e ben diversi dalle più pericolose vespe e calabroni che fanno grandi nidi e che possono pungere. La mia Eumenide, in modo particolare, sta cercando con cura maniacale il posto dove costruire il suo vaso di terra che conterrà un uovo - uno solo - e dove alleverà con ammirevole cura materna la sua discendenza. E' estate, fa caldo, tenere chiuse le finestre è impossibile, che fare. Mi tocca convivere con l'elegante vespa, e non solo con lei.

mercoledì 24 luglio 2019

Un parto assistito


" Verso il primo doppopranzo del 20 giugno del 1670, mentre stava a spaccare ligna con l'accetta, Filònia, da una fitta più forte delle altre, capì che il mumentu era arrivato. La gnà Gesuina Palillo, una della truppa, matre di quattordici figli, le aveva spiegato quello che c'era da fare nell'occasioni. Non volle trasire in casa, che la teneva pulita come uno specchio, avrebbe allordato tutto. Perciò radunò tanticchia di paglia vicino al pozzo, si spogliò nuda, vi si stese sopra. Era sula: Gisuè era andato a Vigàta con l'asino, lo scecco, e aveva voluto portarsi appresso Pippìno, che ora aveva tre anni passati e dava già una mano al patre. 
Tutt'insemmula, a una spinta più forte, si vagnò in mezzo alle gambe, erano le acque che ora aiutavano la criatura, la sua testa, a nesciri fora. Il dolori era forte e Filònia si mise a fare voci, tanto era sola. A questo punto a lei s'avvicinò tutto l'armalume che consisteva in un cane randagio che s'era allocato in casa e che tutti chiamavano, senza fantasia, u cani, in una capra girgentana, alta e grossa, di lungo pelame marrò, con due corna di liocorno e grandi minne scure, in quattro galline bianche. Il gallo nero invece si mise a passiare nervosamente davanti e narrè. Quando finalmente la criatura niscì tutta, Filònia vide che aveva fatto un figlio màscolo, un altro doppo Pippìno, e se ne arricreò. Ah li figli màscoli, fortuna di la famiglia, ricchizza della casa! Ah petti forti, spalle larghe, vrazza nerborute, minchie per fare figli e figli! 


lunedì 22 luglio 2019

Skylark


(scultura di Sylvia Shaw Judson)

Allodola, hai qualcosa da dirmi? Non vorresti dirmi dove può essere il mio amore? C'è un prato nella bruma dove qualcuno aspetta di essere baciato? Allodola, hai visto una valle verde con una sorgente, dove il mio cuore può andare in viaggio sopra le ombre e la pioggia fino a un viottolo coperto di boccioli? E, nel tuo volo solitario, non hai sentito la musica della notte? Una musica meravigliosa, debole come un fuoco fatuo, pazza come un lunatico, triste come una serenata gitana alla luna? Allodola, io non so se tu potrai trovare queste cose, ma il mio cuore corre sulle tue ali; così, se le vedi da qualche parte, non potresti guidarmi là?


sabato 20 luglio 2019

Carillon ( I )


Qui


In "La doppia vita di Veronica " di Krzysztof Kieślowski  ( info )


giovedì 18 luglio 2019

Beau soir

Beau soir, una lirica di Paul Bourget messa in musica da Claude Debussy. ( qui )



Lorsque au soleil couchant les rivières sont roses,
et qu’un tiède frisson court sur les champs de blé,
un conseil d’être heureux semble sortir des choses
et monter vers le coeur troublé;
Un conseil de goûter le charme d'être au monde,
cependant qu’on est jeune et que le soir est beau,
car nous nous en allons comme s’en va cette onde :
elle à la mer, -- nous au tombeau !



Caspar David Friedrich, Paesaggio serale con due uomini

Quando il sole tramonta, i fiumi si tingono di rosa e i campi di grano si animano, mossi da un brivido caldo. L'invito per il cuore inquieto è quello di apprezzare e gustare ogni attimo perchè niente è per sempre.





martedì 16 luglio 2019

Lucertola !


Stamattina ho visto una lucertola in cortile, e voi vi chiederete cosa c'è di strano: le lucertole sono animali comunissimi. C'è di strano che le lucertole nel mio cortile, e nel mio giardino, pensavo che fossero ormai estinte. I gatti qui intorno sono spietati, di gatti ce ne è più d'uno, e sono cacciatori terribili. Topi e lucertole non hanno speranze, quando si fanno scoprire.
Questa è la vera natura del gatto, topi e lucertole se la passano male da quando è arrivata Mamma Gatta (la Gatta con la G maiuscola) che ha fatto una eccellente scuola di gatto in questi ultimi anni; e la caccia fa parte consistente di quella scuola. Anche la mia Ciccetta (degna figlia di Mamma Gatta, parte della sua numerosa discendenza) è una cacciatrice implacabile. Una volta una lucertola mi ha detto sottovoce, forse temendo di essere udita, che si tratta di «...un mostro orribile e sanguinario, tutto coperto di peli, con zanne e unghie, implacabile »: cosa ben strana da dire di Ciccetta, che dagli umani viene inevitabilmente travolta da cori di "che bel musino, che bella coda, una principessa, un batuffolo di pelo, posso carezzarla?».

domenica 14 luglio 2019

deladelmur



illustrazione di Dino Buzzati





" Revenant, più o meno "colui che ritorna", è una parola francese che indica i fantasmi. E un po' fantasma mi sento anch'io nel riaprire - non so per quanto - questo blog chiuso da sei anni abbondanti... " 


Giuliano ricomincia a pubblicare su deladelmur ( qui )



( ma continua anche su Il cavallo di Brunilde )

sabato 13 luglio 2019

Perché la luna cambia aspetto


In Hijo de la luna,  ( qui )  una canzone dei Mecano, si racconta che una zingara, per riavere il suo uomo dalla pelle scura come il fumo, chiese aiuto alla bianca luna e le 
fonte
promise di darle in cambio il suo primogenito. 
L’uomo tornò e a primavera nacque un bimbo con l’ incarnato chiaro come quello della luna; il padre non lo riconobbe come proprio e, ritendosi disonorato, uccise il bambino. Fu così che la luna potè prendere il piccolo con sé e diventare madre. 
La luna è piena, cala o assume la forma di una falce ( o di un dondolo/culla ) a seconda che il bimbo abbia più o meno bisogno delle sue cure.

giovedì 11 luglio 2019

Zivago, temporale ( II )











 
Gli ospiti si accinsero a uscire. Avevano tutti il viso segnato dalla stanchezza e, aprendo la bocca negli sbadigli, facevano pensare a dei cavalli. Mentre si salutavano, qualcuno alzò la tenda della finestra. La spalancarono. 
Apparve un'alba giallastra, un cielo umido pieno di nuvole sporche d'un verde terreo. "Mentre si chiacchierava dev'esserci stato un temporale," disse uno. "Per strada, mentre venivo, mi ha sorpreso la pioggia, ho fatto appena in tempo", confermò Shura Schlesinger.
Nel vicolo deserto e ancora buio si udiva il ticchettio delle gocce che cadevano dagli alberi e l'insistente cinguettare dei passeri bagnati. Rotolò un tuono come un aratro che tracciasse un solco attraverso il cielo, e tutto tacque di nuovo. Poi echeggiarono, sonori, tardivi, quattro tonfi, come grosse patate, scagliate via in autunno dalla zolla rimossa dalla vanga. Il tuono rinfrescò la stanza polverosa, impregnata di fumo. 


(immagini da "L'ultima onda" di Peter Weir)
A un tratto, come elementi elettrici, divennero percepibili i principi costitutivi dell'esistenza, l'acqua e l'aria, il desiderio di gioia, la terra e il cielo. Le voci degli invitati che si allontanavano, continuando a discutere, riempirono il vicolo. Si andarono attutendo e affievolendo, fino a spegnersi. "Come è tardi," disse Jurij Andreevic, "andiamo a dormire" (...)




(Boris Pasternak, Il dottor Zivago, pag.149 ed. Feltrinelli 1998, traduzione Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Mario Socrate)




martedì 9 luglio 2019

Zivago, temporale ( I )


Quella mattina faceva caldo, si preparava un temporale. Le finestre della classe erano aperte. Lontano, la città ronzava, sempre sulla medesima nota, come api nell'alveare.




Dal cortile giungevano grida di bambini che giocavano. L’odore d'erba della terra e dei virgulti novelli appesantiva la testa, come il giovedì grasso l'aroma di vodka e di frittelle. L'insegnante di storia parlava della spedizione di Napoleone in Egitto. Quando arrivò allo sbarco a Fréjus, il cielo si oscurò e, squarciandosi, ruppe in fulmini e tuoni; insieme all'odore fresco di terra, invasero l'aula nugoli di sabbia e di polvere. 




Due alunni zelanti si lanciarono servizievolmente nel corridoio a chiamare il bidello perché chiudesse le finestre, e, quando spalancarono la porta, una corrente d'aria sollevò e fece volar via dai banchi le carte assorbenti dei quaderni. Le finestre furono chiuse. Venne giù uno sporco acquazzone cittadino, mischiato di polvere. Lara strappò un foglio dal taccuino e scrisse alla sua vicina di banco, Nadja Kologrivov (...)


(immagini da "L'ultima onda" di Peter Weir)
(Boris Pasternak, Il dottor Zivago, pag.63 ed. Feltrinelli 1998, traduzione Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Mario Socrate)








domenica 7 luglio 2019

Un fiume straordinariamente reale


Non c'era che il fiume freddo, ora, e Montag che vi galleggiava improvvisamente in pace, lontano dalla città, dalle luci, dalla caccia all'uomo, lontano da tutto.
Gli sembrava di essersi lasciato alle spalle un palcoscenico gremito di attori. 
(...)
La nera sponda del fiume scivolava via a misura che il fiume lo trasportava per la campagna, tra le alture. Per la prima volta da una dozzina d'anni a quella parte,  le stelle spuntarono sopra il suo capo, in grandi processioni di fuoco ruotante. Vedeva un'imensa forza distruttrice di stelle formarsi nel cielo e minacciar di piombargli sopra e stritolarlo.
Galleggiava supino, facendo il morto (...).
Il fiume era straordinariamente reale (...).
Sentì il cuore rallentare i suoi battiti. I suoi pensieri cessarono di essere affannosi col ritmo del sangue. 
(...)


(immagine reperita in rete )














Il sole ardeva ogni giorno. Bruciava il Tempo. Il mondo correva frenetico in un circolo e girava sul suo asse e il tempo era occupatissimo a consumare, bruciandoli, gli anni e la gente, ad ogni modo, senza aver bisogno del suo aiuto. Cosicché, se lui bruciava le cose con i militi del fuoco e il sole bruciava il Tempo, ciò voleva dire che tutto ardeva!

Uno di loro doveva cessare di ardere. E non sarebbe stato il sole. (...) doveva pur esserci qualcuno che accumulasse e mettesse da parte, in un modo o nell'altro, in libri, registri, nella memoria degli uomini, in qualunque altro modo, purchè sicuro o al riparo da tarme, pesciolini d'argento, ruggini e tarli e uomini armati di fiammiferi.

Ray Bradbury, Fahrenheit 451 ed. Oscar Mondadori

Qui un mio post sul romanzo di Bradbury


venerdì 5 luglio 2019

Miracoli reversibili


(Henri Rousseau, 1897)


















Ulisse lascia la natura com'è, Giosuè la modifica secondo il suo bisogno, perché il Dio dei suoi padri ha creato l'uomo signore della terra. Gliene ha dato governo, ma essa non gli appartiene: gli è affidata perché la custodisca. “E Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino Eden perché lo lavorasse e lo conservasse,” insegna il libro della Genesi. “Lo conservasse”: vuol dire che ne è responsabile, deve risponderne. Il primato dell'uomo sulla natura esclude qui ogni diritto di sopraffazione.
Giosuè ferma sole e luna, Mosè divide le acque, altri profeti compiranno prodigi soprannaturali. Saranno sempre eccezioni che sospenderanno le leggi fisiche per poi ristabilirle. Il sole si rimetterà in moto, le acque del mar Rosso si riuniranno: nella Scrittura gli interventi dell'uomo sul creato sono tutti reversibili.

(Erri De Luca, Una nuvola come tappeto, pag.75 ed. Feltrinelli 1994)





mercoledì 3 luglio 2019

La rosa di Silesio

(Cornelis Spaendonck, 1756-1839)

"La rosa è senza perché,
fiorisce perché fiorisce,
Non bada a sé, non chiede,
se c'è qualcuno che la vede."

(Angelus Silesius, 1624-1677)



(segnalato da Elena Grammann: grazie Elena!)


lunedì 1 luglio 2019

Il vento ( Khayyam)

(Waterhouse, 1903, Boreas)




Al mondo io venni ed il perché non so.
Da dove? Sa l'acqua quale origine abbia?
Per andar dove?... Il vento nella sabbia
soffiar pur deve, ch'egli voglia, o no.


(Omar Khayyam, quartina trovata on line da Giacinta)











Quello che abbiamo fatto oggi è "trascriver quartine a Khayyam", come diceva il buon Francesco nel 1976 (il disco è "Via Paolo Fabbri 43"), cioè mettersi umilmente al servizio di un grande poeta di quelli veri. Devo dire che con Omar Khayyam non ho mai avuto una gran frequentazione, ma poi chissà chi legge ancora da noi Khayyam (1048-1131, persiano, matematico e astronomo oltre che poeta). Da noi non ha mai avuto una grande fortuna, ma è stato molto popolare nei paesi di lingua inglese, e forse lo è ancora. Andrò a vedere se trovo qualche copia del Rubayyat, ma intanto di quartine ne abbiamo ritrovata una molto bella, questa, sul vento e sul nostro destino.