domenica 23 luglio 2023

Portobuffolè


 

"Non aveva mai viaggiato, solo una volta si perse in bicicletta e arrivò all'alba in un paese di nome: Porto Buffolé. Udì il nome dagli abitanti, si spaventò pensando di essere al mare e corse via. Dopo un po' si fermò su un ponte molto curvo e senza acqua e si guardò intorno: non c'era né il porto né il mare ma una grande distesa di prati di molte qualità di erba, falciati e da falciare, illuminati all'orizzonte da una luce verdastra di temporale. Forse i prati finivano davvero nel mare, ma molto lontano un campanile pendente e appuntito stava sospeso su una fascia di pioggia. Dove era il porto e dove era il mare? Questa domanda rimase sempre senza risposta e spesso, fumando seduto per terra nei campi, pensava a Porto Buffolé."

Goffredo Parise,  " Sillabari", ed. Adelphi

venerdì 14 luglio 2023

La stanza del padre

 

( fonte )

Nella stanza di suo padre le pareti erano coperte di tappezzerie dorate. Vi si respirava l'odore caldo e accogliente del tè, che il Rabbi beveva da un bicchiere dipinto di rosso. Fumava sottili sigarette profumate,
che mandavano nell'aria immobile alte colonne di fumo azzurrastro che si condensavano in nuvole leggere. Nella credenza di mogano erano allineati barattoli di spezie il cui odore filtrava dalle antine di vetro.

A volte vedeva il padre che, chino sopra un libro, cantava sommessamente. Lo vedeva alzare gli occhi quando lui entrava nella stanza, e sorridergli, non già come un padre, ma come un giovane compagno. " Ebbene, Nahum," gli diceva " come vanno i tuoi studi?"


    I.J. Singer, " Yoshe Kalb", ed. Adelphi

sabato 1 luglio 2023

FELLINI E LA FANTASIA

 

Sto leggendo un interessante libro pubblicato per la prima volta circa quarant'anni fa dalla Einaudi, si intititola "Fare un film". Il testo  raccoglie una serie di scritti in cui Federico Fellini parla di sé, del suo immaginario, della genesi dei suoi film, film straordinari, suggestivi, ma  dimenticati, tanto che fino al 2020, centenario della nascita del regista,  era un'impresa procurarseli in dvd!

 Fellini era uno degli autori più amati da Giuliano, coautore di questo blog e purtroppo scomparso più di due anni fa. Giuliano, in uno dei suoi altri blog, giulianocinema ha dedicato a Fellini e ai suoi film 89 post. Da una di queste pubblicazioni ho tratto l'articolo di Enzo Biagi che riporto e che Giuliano aveva accuratamente ricopiato. Buona lettura!





 FELLINI E LA FANTASIA

di Enzo Biagi, corriere della sera-7, febbraio 1998

Lo hanno iscritto, quelli della BBC, nella lista dei personaggi, cento in tutto, che hanno fatto la storia culturale del secolo. C'è anche un certo Hirst, che ha esibito, come opera d'arte, «una pecora intera morta e latte di mucca in contenitori trasparenti pieni di formalina». Mah. Strana compagnia: con lui ci sono Albert Camus, Walt Disney, Francis Bacon; ma tra gli esclusi John Ford, Marguerite Yourcenar, Luigi Pirandello, Giorgio Morandi e Amedeo Modigliani. Ma si sa: tutte le classifiche comportano anche una dose di faziosità.

Federico Fellini diceva: 
«Quante volte ho sentito definire i miei film “fantastici". Debbo quindi considerarmi un uomo che vive, che commercia con la fantasia. Ma non mi sono mai chiesto che cos'è. Provo l'imbarazzo, diciamo: la vergogna, di un palombaro al quale chiedessero che cos'è il fondo del mare e non sapesse che cosa dire. Già: ma forse io sono un palombaro che sa dire com'è. Per un momento avrei la tentazione di cavarmela così: “La fantasia è un ghiribizzo"».
Poi ci ripensava e si lasciava andare. «Voglio spudoratamente raccontare che cosa mi succedeva quando avevo sette od otto anni. Avevo battezzato i quattro angoli dei mio letto con i nomi dei quattro cinematografi di Rimini: Fulgor, Opera Nazionale Balilla, Savoia (come si chiamava quell'altro?...) e Sultano. Andare a letto era per me una festa, allora».

Mi sembra la rivelazione del segreto della sua arte.

«Non ho mai fatto capricci per restare alzato la sera: tutto quello che dicevano i grandi attorno alla tavola esauriva presto ogni interesse per me, sicché, appena potevo, correvo nella mia camera e mi infilavo sotto le lenzuola, spesso, anzi, con la testa sotto il cuscino. Chiudevo gli occhi, aspettavo buono buono col fiato trattenuto e un po' di batticuore, fino a quando, di colpo, silenziosissimo, cominciava lo spettacolo. Uno spettacolo tra i più straordinari. Che cos'era? Difficile raccontarlo, descriverlo: era un mondo, una fantasmagoria rutilante, una galassia di punti luminosi, sfere, cerchi lucentissimi, stelle, fiamme, vetri colorati, un cosmo notturno e scintillante che si proponeva, prima immobile, poi in un movimento sempre più vasto e avvolgente, come un immenso gorgo, un'abbagliante spirale. Ero succhiato e stordito in mezzo a questa esplosione, in una specie di vertigine che non mi dava nausea. Durava un tempo che non saprei stabilire, non troppo a lungo in ogni caso; infine si esauriva silenziosamente com'era venuto, perdendo forza come gli ultimi bagliori del fuoco che si spegne. Aspettavo qualche minuto, poi andavo a mettere la testa in un altro angolo, e le immagini riprendevano. La terza volta erano più sbiadite, avevano smalti meno lucidi. Raramente lo spettacolo notturno si ripeteva quattro volte. Alla fine, un po' stanco, ma soddisfatto e ancora riverberato da tutto quel bombardamento di stelle e di scintille solari, sprofondavo nel sonno».


Enzo Biagi, Corriere della sera, 7 febbraio 1998