venerdì 31 agosto 2018

Nel parco Łazienki



l'accordatore


Dopo poco più di 30 minuti di cammino, partendo dal centro storico di Varsavia dove alloggiavo, sono entrata, circa tre settimane fa, nel Łazienki, il parco reale dove, a partire dal mese di maggio e fino alla fine dell’estate, ogni domenica, alle 12 e alle 16, tanti polacchi, e anche molti stranieri, si radunano intorno alla statua di Chopin. Se si arriva intorno alle 11.00 è possibile vedere intorno al monumento operai che montano una tenda a cupola e scaricano da un furgone un pianoforte che sistemano con cura e tanta destrezza sotto il telone appena installato. Arriva poi un accordatore, forse sempre lo stesso da anni ( ho confrontato le foto scattate due anni fa ) e fino alle 11.45 a risuonare sono singole note, tenute lunghe, per verificarne la tonalità. Sono arrivata in tempo utile per assistere al lavoro dell’accordatore e per vedere occupati, man mano, le panchine, poi le sedie, il bordo dell’ampia fontana e infine il prato,  dalle tante persone giunte per il concerto delle 12.

mercoledì 29 agosto 2018

Albicocchicidio

Per me le albicocche erano una festa. Quando arrivava la loro stagione rischiavo il mal di pancia, c'era sempre qualcuno che aveva la pianta e quando le piante decidono di dare frutti lo fanno in grande stile, e quindi il proprietario della pianta le regala a chiunque capiti. C'era abbondanza, e in alternativa c'erano pur sempre i negozi di fruttivendolo. Da qualche anno (ormai troppi) succede questo: le albicocche non sono più buone. Non dico "buone come prima", ma proprio insapori, dure, belle a vedersi ma nemmeno lontane parenti delle albicocche vere. Le albicocche sono state cambiate, manipolate: tanto per cominciare non sono più leggeremente pelose, come le pesche, ma liscie come biglie. Non servono nemmeno gli ogm, per questi cambiamenti: bastano gli incroci "old style" per ottenere queste mostruosità, è il marketing che comanda e da quando comanda il marketing (cioè i manager astutissimi che ci sono dietro queste operazioni) sono sparite le cose più buone e proliferano i "mostri", le albicocche lisce e dure, le pesche che marciscono prima di maturare, le angurie senza semi, i pomodori senza sapore, e chissà cos'altro ancora ci aspetta. 

lunedì 27 agosto 2018

Fuori dal bosco


Melbury salì accanto a lei, e insieme si avviarono fuori dal boschetto, mentre le ruote del calesse calpestavano in silenzio disegni fragili di muschi, giacinti, primule, non ti scordar di me, e altre piante bizzarre o comuni, e facevano scricchiolare gli sterpi sparsi in terra lungo la strada. La via verso casa correva lungo il fianco occidentale della valle, da cui in lontananza si scorgeva un'ampia regione, molto diversa per fisionomia e atmosfera dai dintorni di Hintock. Era in quella parte di campagna, confinante col distretto dei boschi un poco più a valle, che si produceva il sidro. L'aria, laggiù, era blu come lo zaffiro: un blu che non s'era mai visto, se non sopra a quei campi di mele. E sotto al blu, c'era la fiamma rosa dei frutteti in fiore, che si spingevano fin quasi in strada, dove il calesse continuava ad avanzare. Coi gomiti poggiati su di un cancelletto che si apriva sul pendio, un uomo contemplava quella tenera promessa, con tale intensità che il loro passaggio non lo distolse dal panorama.

Thomas Hardy, Nel bosco, ed. Fazi
Traduzione di S. Tummolini

dipinto di Aleksandra Fedoruk

sabato 25 agosto 2018

Trifogli


Cane nero, cielo bianco,
campo rosso di trifogli.
Cane rosso, cielo nero,
campo bianco se li cogli.

(Toti Scialoja, Versi del senso perso)


giovedì 23 agosto 2018

Landscape



La strada che porta a Hermiston sale per un lungo tratto seguendo la valle di un torrente prediletto dai pescatori e dai moscerini, tra laghetti e cascatelle, all'ombra dei salici e dei boschi di betulle.

Robert Louis Stevenson, Weir of Hermiston, pag.57 ed.Garzanti 1982, traduzione di Francesco Fenghi

dipinto di John Atkinson Grimshaw


martedì 21 agosto 2018

Village



Maeve Brennan lasciò Dublino, dove era nata nel 1917, quando il padre si trasferì nel ’34 a Washington. I suoi primi scritti, brevi editoriali finalizzati a raccontare la Manhattan degli anni '50 e ’60 furono pubblicati sul “New Yorker”.
 Il passo  che propongo descrive  l’abitazione di un amico della scrittrice. Siamo sulla Decima Strada, tra la Quinta e la Sesta Avenue, quindi appena a nord di  Washington Square.
                                                                                                                                                                                                                     


... Sono tornata al Village e ora trascorro qualche giorno nell' appartamento di un amico che si trova a Londra. l' appartamento è piccolo, ordinato e individuale - per una sola persona, e dal momento in cui sono entrata qui giovedì con la mia valigia è rimasto distante ( cordiale ma distante ). " Noi non abbiamo segreti" sembravano dire le due piccole stanze " ma apparteniamo a "lui" ".
                                               ( ... )
Sono quasi le sei ( ... ) Un minuto fa, , o forse sono passati solo pochi secondi, c'è stato un acquazzone. Ha piovuto a catinelle. All'improvviso sono scoppiati i tuoni insieme ai lampi, e il cielo da bianco è diventato nero.

domenica 19 agosto 2018

Firenze, 1892



Firenze, 27 settembre 1892. Portati su stamattina gli altri bauli. Di nuovo mi fu chiesto troppo, ma mi fu anche detto che questa era cosa consueta. Va bene, allora. Non intendo violare le consuetudini. Noleggiato un landò, dei cavalli e un cocchiere. Condizioni: quattrocento franchi al mese e un pourboire al cocchiere, e dovevo fornire alloggio per l'uomo e i cavalli, ma nient'altro. Il landò ha visto giorni migliori e pesa trenta tonnellate. I cavalli sono fiacchi e fanno obiezioni al landò; si fermano e si girano ogni tanto e l'esaminano con sorpresa e sospetto. Ciò causa ritardi ma diverte le persone lungo la strada; queste escono a curiosare con le mani in tasca e discutono la cosa insieme. Pensavano, mi dissero, che un landò da quaranta tonnellate non era il più adatto per cavalli come quelli: bastava una carriola.


(Mark Twain, autobiografia, pag.424 ed. Garzanti 2011, trad. Piero Mirizzi)


dipinto di Giovanni Fattori, 1873




venerdì 17 agosto 2018

Onisco


Un'altra vecchia conoscenza: l'onisco lo abbiamo incrociato tutti, magari sollevando un sasso o un vaso nell'orto. E' un crostaceo, non è un insetto: quindi parente di granchi gamberi e aragoste, uno dei pochissimi crostacei che non vivono in acqua. Ha bisogno di umidità, ed è per questo che si nasconde sotto i vasi e sotto i sassi. Lo si trova anche in casa, ed è del tutto innocuo. (Lo si trova "nelle case vere", come dice Tommaso Landolfi: molti di noi nascono e crescono in mezzo alla plastica e al cemento, purtroppo, e credono che sia quello il nostro ambiente naturale - ma così non è).






E sicché lui era lì, intontito e quasi di nuovo appisolato, quando una minuscola ombra attraversò il suo campo visivo, che vien poi a dire il pavimento. Guardò meglio.
Onisco, lo chiamano i naturalisti, ascrivendolo appunto agli Oniscidi; porcellino di terra (o familiarmente di Sant’Antonio) è detto in qualche provincia; e si tratta insomma di quel minuto animaletto che tutti conoscono, nostro inevitabile compagno almeno nelle vecchie case. Tacendo della sua graziosa forma ellittica, della sua camminatura assidua e di altro, la sua principale particolarità consiste in tal buffo effetto che tutti i bimbi di casa (delle case vere, di provincia) altamente apprezzano. Se cioè, al solo scopo di non calpestarlo, lo si spinga via dal mezzo della stanza colla punta del piede (e con tutta la delicatezza possibile) lo si vede, non senza sorprese, schizzare a parecchi metri di distanza. Non senza sorpresa e con positiva perplessità: tanto poco, o per meglio dire tanto eccessivamente, risponde il moto all'impulso. Ma il vero motivo è che esso, animaletto, tocco appena, si appallottola; e dunque, in forma di sferetta o anzi di pallettone da caccia, deve finire assai più lontano del previsto.
Era uno di tali porcellini, quello che stava attraversando il piancito; ma si percepiva qualcosa di irregolare o singolare nel suo comportamento. In genere essi vanno pei fatti loro, tra il fremito dei numerosi zampini e alla prima occasione si buttano lungo il filo della parete, sempre ostentando una gran sicurezza di orientamento; questo qui, al contrario, sembrava incerto della propria direzione; ogni po' s'impuntava, tentava l'aria colle brevi antenne, per poi seguire via apparentemente capricciosa: e talora perfino tornava sui propri passi. (...)


Tommaso Landolfi, Porcellino di terra, dal Corriere della Sera 6.11.1976, pagina 275 di "Le più belle pagine di Tommaso Landolfi, a cura di Italo Calvino", ed. Rizzoli 1982








(la vignetta viene dalla Settimana Enigmistica, l'immagine è di Wikipedia.it )

mercoledì 15 agosto 2018

Il canto delle sirene ( III )


E' Circe che parla ad Ulisse delle sirene, e che gli spiega il modo in cui deve affrontarle: dovrà chiudere le orecchie dei suoi compagni d'avventura con cera d'api, affinché non le ascoltino, ma invece Ulisse dovrà ascoltare la loro voce. Ulisse dovrà farsi legare mani e piedi all'albero della nave, e dovrà dare istruzioni ai suoi perché lo leghino ancora più stretto quando li supplicherà di essere sciolto. Circe parla ad Ulisse anche delle altre difficoltà che lo aspettano nel viaggio: le sirene sono solo la prima prova da superare, ma ce ne saranno altre più dure. Infine, Ulisse si mette nuovamente in viaggio, seguendo alla lettera le istruzioni di Circe.

lunedì 13 agosto 2018

Mutts ( II )







Patrick Mc Donnell, americano del New Jersey, nato nel 1956, pubblica Mutts dal 1994. I protagonisti sono un gatto e un cagnolino, vicini di casa e molto amici fra di loro; ma i due sono liberi, vivono in un bel posto tranquillo (niente automobili pericolose, si direbbe), hanno molti amici e fanno continuamente incontri. Di conseguenza, la striscia è un'invenzione continua e potrebbe andare avanti all'infinito - e siamo in molti a sperarlo, come è ovvio.







(le strisce vengono dal mensile Linus, anni '90; la vignetta del leone è stata "colorizzata" da mio nipote Fabrizio, sempre anni '90)

sabato 11 agosto 2018

Mutts ( I )


Un gatto e un cagnolino, vicini di casa e amici, della stessa taglia; a dirla così si direbbe niente di particolare, una situazione facile e già vista in tanti film e cartoni animati. Invece, Mutts è una piccola meraviglia, tra Krazy Kat e i Peanuts. Ricorda Krazy Kat per il disegno, e come per i fumetti di Charlie Brown una striscia non basta per capirne la bellezza. Io ci provo lo stesso, metto qui qualche striscia (dal mensile Linus, anni '90) ma l'invito è di cercarsi gli album con tutte le loro avventure, e quelle dei loro amici.





giovedì 9 agosto 2018

Il mare ad ora insolita

S'era fatta l'una e dalle pensioni sparse per la collina s'udivano suonare i tam-tam. In gruppi, in carovana, i bagnanti multicolori cominciarono a sfollare lentamente. Poco lungi, sugli scogli, alcuni pescatori gettavano una reticella là dove il mare si vedeva rabbrividire. Al colpo, il brivido fuggiva lontano e i pescatori ritiravan la rete con quattro o cinque pesciolini saltellanti, che parevano spilli d'argento. Poveri pesciolini! E poveri pescatori!




martedì 7 agosto 2018

Geco ( II )


Labrene: così talvolta le chiamo perché così le chiamava un mio compagno d’infanzia venezolano. Si tratta in sostanza d'un comune geco, e precisamente di quello denominato (salvo errore) dagli zoologi platidattilo muraiolo: sorta di coccodrillo in miniatura che frequenta e percorre serpeggiando le vecchie muraglie, penetrando al caso fin nelle stanze d’abitazione, ove, come dappertutto, guata e sorprende insetti vari e segnatamente farfalle. Per questo animaletto fra tutti innocuo ho sempre provato un disgusto profondo, una nausea e repulsione d’ogni mia sostanza vitale, un tremore delle fibre più riposte. Già mia madre, mi si riferisce, usava, entrando in una stanza disabitata o passeggiando nella corte, levare senza motto il dito verso e contro il suo nemico, del quale un infallibile istinto le denunciava la presenza; e ciò affinché i suoi accompagnatori provvedessero a rimuovere la causa del suo turbamento. Quanto a me, e poiché nella mia casa antica m’era impossibile evitare ogni rapporto colle abborrite labrene, da bambino fantasticavo lungamente su cosa mi sarebbe avvenuto se un caso maligno mi avesse forzato a più intrinseci contatti, in altri termini a toccare una di loro od a subirne il tocco; né più angosciose serate ricordo di alcune estive passate colla mia famiglia nella corte appunto.

domenica 5 agosto 2018

Geco ( I )

Sul terrazzo, come tutte le estati, è tornato il geco. Un eccezionale punto d’osservazione permette al signor Palomar di vederlo non di schiena, come da sempre siamo abituati a vedere gechi, ramarri e lucertole, ma di pancia. Nella stanza di soggiorno di casa Palomar c'è una piccola finestra-vetrina che s’apre sul terrazzo; sui ripiani di questa vetrina è allineata una collezione di vasi Art Nouveau; la sera una lampadina da 75 Watt illumina gli oggetti; una pianta di plumbago dal muro del terrazzo fa penzolare i suoi rami celesti sul vetro esterno; ogni sera, appena s’accende la luce, il geco che abita sotto le foglie su quel muro, si sposta sul vetro, nel punto dove splende la lampadina, e resta immobile come lucertola al sole. Volano i moscerini anch’essi attratti dalla luce; il rettile, quando un moscerino gli capita a tiro, lo inghiotte. Il signor Palomar e la signora Palomar finiscono ogni sera per spostare le loro poltrone dalla televisione e sistemarle accanto alla vetrina; dall’interno della stanza contemplano la sagoma biancastra del rettile sullo sfondo buio. La scelta tra televisione e geco non avviene sempre senza incertezze; i due spettacoli hanno ognuno delle informazioni da dare che l’altro non dà: la televisione si muove per i continenti raccogliendo impulsi luminosi che descrivono la faccia visibile delle cose; il geco invece rappresenta la concentrazione immobile e l’aspetto nascosto, il rovescio di ciò che si mostra alla vista.

giovedì 2 agosto 2018

Hot rain, sweet rain...


- Qui non mi crede nessuno - mi dice la ragazza alla reception, assistente turistica - ma io sono di Verona e quando vedo una nuvola in cielo mi sento meglio e sono più contenta.
A Creta d'estate non piove mai. Piove solo da ottobre in poi, ma d'estate niente. E' il ricordo di una vacanza ormai lontana, ma ci ripenso spesso in giornate come queste, in luglio o agosto o comunque in piena estate. Giornate in cui un filo di brezza è una benedizione, e le poche nuvole passeggere mi fanno sentire meglio, nascondono un po' il sole e mascherano un po' i 30 gradi centigradi (e oltre).

Non so come facciano al Sud, nel Mediterraneo, ma io qui al confine con la Svizzera a questo sole a picco non ci sono abituato e non posso che concordare con la ragazza veronese di questo mio ricordo ormai piuttosto datato.