mercoledì 8 novembre 2023

Ti racconto "La Tempesta" di William Shakespeare ( ATTO IV, V, EPILOGO )





                                                                          ATTO IV



Prospero, dopo aver avuto prova della sincerità del sentimento d’amore di Ferdinando per Miranda, gliela promette in sposa. Chiede però a Ferdinando di rispettare la purezza della fanciulla fino al momento del matrimonio. 

Con la complicità di Ariel, offre quindi ai due giovani uno spettacolo di canti e danze di spiriti. Shakespeare inserisce così nell'opera un masque, ovvero un intermezzo d'argomento mitologico e allegorico, cui concorrono poesia, danza e musica. Entra Iride, messaggera della regina del cielo, e chiama Cerere a celebrare il patto d’amore tra Ferdinando e Miranda. Cerere giunge e a lei si affianca Giunone; insieme benedicono la coppia. Segue una danza campestre di ninfe e bruni falciatori.

Qui per il video

Prima che la danza sia finita Prospero improvvisamente balza in piedi e pronuncia qualche parola magica. Gli spiriti scompaiono malinconici in uno strano, confuso e sordo brusio. Prospero pensa al complotto ordito da Calibano.

FERDINANDO:  Strano: tuo padre è agitato da un pensiero che lo turba profondamente.

                                                         (…)


 PROSPERO:…Amico, rinfrancati. Quegli attori, come ti avevo detto, erano solo fantasmi e si sono sciolti in aria, in aria sottile. E come l’edificio senza basi di quella visione, anche gli alti torrioni incoronati di nuvole e i sontuosi palazzi e i templi solenni e questo stesso globo, immenso, con le inerenti sostanze, dovrà sfarsi come l’insostanziale spettacolo dianzi svanito: e svanirà nell’aria senza lasciar fumo di sé. Noi siamo della stoffa di cui son fatti i sogni e la nostra piccola vita è cinta di sonno.








Prospero prepara con Ariel un piano per sventare la congiura ordita contro di lui da Calibano, Stefano e Trinculo che, nel frattempo, sono giunti nei pressi della grotta di Prospero.
Ariel e Prospero attaccano ad un tiglio dei costumi teatrali. L’anziano mago sa che Trinculo e Stefano, lasciandosi attrarre dalla ricchezza dei costumi, si attarderanno a rubarli; Prospero potrà così facilmente sorprenderli.

TRINCULO:… guarda che bazza , qua, per il tuo guardaroba! (…)
Stefano Posa quella tunica, Trinculo! Per questa mano, la voglio io. (…)

CALIBANO:  Ma guarda questo sciocco, che l’idropisia lo consumi! Che sono queste smanie per un fagotto di stracci? Ma non ve ne curate, pensate all’impresa di sangue! Se quello là si sveglia ci fa dai calcagni ai capelli la pelle come un setaccio e sarà un bel vedere…
Stefano  Silenzio, mostro. Signor tiglio, non è mio questo giustacuore ? E me lo piglio perché mi sta.

TRINCULO:  Giusto-a-cuore. (…)

TRINCULO:  Coraggio mostro, Datti il vischio alle dita e prendi il resto della roba.


Tutto avviene come Prospero aveva previsto e i tre sono messi in fuga da cani e lemuri.





                                                                       ATTO V    







                                                                              

PROSPERO:   Sebbene ferito a fondo dalle loro offese, pure, contro l’istinto della vendetta mi sono tenuto alla ragione, che è più nobile: più nel perdono che nella vendetta è l’atto raro.
Poiché sono pentiti io non intendo spingere più in là di un aggrottar di ciglia il mio castigo. 


Prospero vuol compiere un ultimo incantesimo prima di rinunciare ai suoi libri e alla scienza magica, vuole che una musica divina ristori tutti i suoi nemici. Ed ecco che, seguendo un’armonia, e guidati da Ariel , entrano, nel cerchio magico disegnato da Prospero,  il re di Napoli, Sebastiano, Antonio, Gonzalo e altri dignitari.



PROSPERO: Una musica solenne, sovrano rimedio alle menti sconvolte, ti guarisca quella massa di materia che chiudi inoperosa nel cranio. 
(…)
Il mio incantesimo si scioglie rapidamente, e come l’alba si insinua furtiva nella notte e ne dissolve le tenebre, così in loro il risveglio dei sensi comincia già a disperdere gli opachi vapori che ancora, come una cappa, aduggiano in loro la chiara luce della ragione







Dopo aver reso onore a Gonzalo per la sua lealtà e generosità – è a lui, infatti, che deve la sua salvezza -, Prospero accusa di crudeltà e spietatezza Antonio, Sebastiano e Alonso. Si fa dunque riconoscere
-«Io sono Prospero, quel legittimo duca di Milano, sbalzato fuori, lui, dal suo ducato: giunto, per un arcano seguito di casi, a queste stesse coste dove poi siete naufragati voi»-
, dice di non nutrire sentimenti di inimicizia ma esige la restituzione del Ducato che gli è stato tolto.
Lascia, quindi, che l’ingresso della grotta si spalanchi e inquadri le figure di Miranda e Ferdinando; i due prossimi sposi sono seduti e sono intenti a  giocare a scacchi.


Alonso abbraccia suo figlio; Miranda che,  sull’isola, fino a qualche ora prima, non aveva avuto che la compagnia del padre, stupita si guarda intorno e considera:
 « Oh meraviglia! Quante creature leggiadre! Bella è l’umanità. Splendido mondo nuovo, che ha in sé creature come queste»


Gonzalo, pensando a tutto ciò che è successo, osserva:

«E non fu da Milano bandito il duca di Milano a ciò che questi due virgulti fossero un giorno sovrani di Napoli? (…) In un unico viaggio, ecco che Claribella trova uno sposo a Tunisi; trova una sposa Ferdinando suo fratello qui, dov’era, lui, perduto; Prospero il suo ducato in un’isola bruciata, e noi tutti ritroviamo noi stessi quando nessuno era ormai più se stesso.»

E mentre si radunano presso la grotta di Prospero tutti gli altri personaggi, ormai liberi dagli incantesimi di Ariel, Alonso considera: «Qui si procede per il più intricato labirinto che abbia mai battuto piede umano. C’è in questa faccenda, qualcosa che non fu mai nei procedimenti della Natura. Solamente un oracolo potrebbe metterci in sesto l’intelletto.»
Prospero lo rassicura e gli dice di non arrovellarsi, alla prima occasione spiegherà come il corso degli eventi risulti perfettamente plausibile. Invita quindi tutti a riposare nella sua grotta prima del viaggio che riporterà ognuno nel luogo di partenza.


PROSPERO:  Invito vostra grazia col suo seguito a riposare nella mia poverissima grotta: almeno per questa notte. La passeremo – in parte – in conversari che, certo, ce la faranno sembrare più corta. Vi narrerò la storia della mia vita e i casi strani che sono occorsi dal giorno che approdai a quest’isola. E domattina vi condurrò alla vostra nave, e quindi a Napoli dove ho speranza di veder celebrate le nozze di questi carissimi figli; e di là di ritirarmi nella mia Milano (…)

                                   








                                                                          EPILOGO                                                               

                                                        ( rivolto agli spettatori/lettori )


PROSPERO:  Ora ho infranto i miei incantesimi; ora gioca la mia sola forza: poca. Ora sta alla vostra volontà che io resti sempre qui o che parta anch’io per Napoli. Oh ma voi non costringetemi, giacché tutto ho perdonato al mio stesso usurpatore, a restare qui, incantato, in quest’ isola inamena; e stavolta per un vostro incantamento. Ma rompetelo voi stessi con le vostre mani magiche e spingete le mie vele con i vostri fiati amici. O dovrò veder cadere il mio piano che era quello di piacervi. Non ho più, a darmi manforte, i miei spiriti alleati e obbedienti; né artifici e incantamenti. Disperata è la mia sorte, se non venga in soccorso una vostra intercessione così viva e persuasiva che mi aiuti a conquistarmi l’indulgenza e il perdono dei miei errori. E se a voi, cari signori, piace esser perdonati dei peccati, date adesso a me licenza di partir libero e assolto dalla vostra alta clemenza.




( Continua con gli approfondimenti )



                                                                      






                                                                              

4 commenti:

  1. Bello il discorso di Prospero quando dice di essersi tenuto alla ragione sebbene ferito a fondo dalle loro offese...alla fine egli è sopra tutto e tutti. Sarebbe stato facile vendicarsi per lui, ma non volle farlo.

    Se passi dal mio blog c'è un post dove c'entra anche il cavallo di Brunilde.
    Un salutone e alla prossima

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  2. Prospero è un regista, in effetti! Ha dalla sua la conoscenza e quindi la capacità di comprendere se stesso e dunque chi sta intorno a lui. Ciò gli consente di esercitare un superiore controllo su tutto. C’è chi ha detto che Prospero è un alter ego di Shakespeare, ormai stanco di ordire trame e copioni, stufo di rappresentare le umane passioni e desideroso di ritirarsi a vita privata. Le battute finali di Prospero sembrerebbero avallare tale ipotesi ( che non ricordo di chi sia ). Grazie per il commento. Più tardi passo a vedeee cosa hai scritto. 😊

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  3. Pensandoci è verosimile che Prospero e Shakespeare possono essere la stessa persona le somiglianze ci sono tutte
    Un salutone

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  4. L’isola come teatro e Prospero autore della rappresentazione . Il tema dell’illusione è dominante nell’opera. Tutto torna…

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