I
"How many goodly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world,T hat has such people in it!"
" Oh meraviglia! Quante creature leggiadre! Bella è l’umanità. Splendido mondo nuovo, che ha in sé creature come queste"
L’esclamazione di sorpresa di Miranda, O brave new world, è stata scelta da Aldous Huxley come titolo di un suo romanzo distopico.
II
"Per Shakespeare la natura di per se stessa non basta a far sì che un uomo sia un uomo, occorre anche l’arte: nel senso di educazione, ordine, lavorio di perfezionamento attraverso il tempo. Il tema della difficile ma rasserenante conquista della convivenza tra materia e spirito costituisce un motivo dominante nelle ultime opere di Shakespeare, tutte intessute di elementi essenziali: nascita, morte e, tra l’una e l’altra, tempeste e ricerca del dominio di sé e dei contrasti.
Sebbene, nella cronologia delle opere shakespeariane, sia seguita dall’Enrico VIII, La tempesta resta il momento conclusivo , il punto d’arrivo ed in un certo senso il sigillo della creazione drammatica del Poeta (…).
L’ultima delle «commedie romanzesche» ( romances ) di Shakespeare (…) venne recitata il 1°novembre 1611; (…) Per quanto riguarda la data di composizione, la possiamo porre senza incertezze in epoca non anteriore all’autunno 1610. Il motivo di tale sicurezza è semplice. Nell’autunno del 1610 giunse infatti in Inghilterra, inattesa e sorprendente, la notizia che i marinai della Sea Venture, naufragata un anno prima presso le Bermude, sino allora considerate terre selvagge e inospitali (…), erano sani e salvi e di ritorno in patria. Sul fatto (…) cominciarono ad apparire (…) opuscoli e relazioni. Di quelle pubblicazioni, avventurose e idilliche al medesimo tempo, si trova traccia nel testo shakespeariano (…).
Cesare Vico Lodovici nella nota introduttiva a La Tempesta ed Einaudi
III
Analizzando La Tempesta, il saggista e critico teatrale Jan Kott osserva che l’opera ha una struttura circolare, quasi Shakespeare abbia voluto rappresentare qualcosa che è destinato a ripetersi, un ciclo infinito in cui punto di partenza e di arrivo sono sempre gli stessi. Nell’opera ci sono situazioni speculari: Antonio detronizza Prospero, Calibano perde il potere allo stesso modo in cui Prospero ha perso il suo Ducato ma è proprio Prospero a detronizzarlo, Ariel è imprigionato nel tronco di pino da Sicorace, Prospero lo libera ma per farne il suo servo, Sebastiano vuol spodestare il fratello Alonso e il tentato delitto è un ennesimo “specchio”. In scena dunque va la lotta per il potere, l'isola è giardino dei tormenti e teatro della follia umana. C’è bisogno di un regista, Prospero, di un aiuto regista, Ariel, e di un palcoscenico, l’isola, per la rappresentazione della “pazzia” della contesa per il potere e per mostrare che follia sia la storia dell'umanità. A Stefano e Trinculo è affidato il compito di inscenare il risvolto grottesco dell'ambizione; quella che animano è una buffonata rivelatrice, come spesso succede nelle opere shakespeariane. L'isola non è dunque un'utopia, Shakespeare non credeva alle utopie e dell'onesto e fedele Gonzalo che prospetta una visione ideale del mondo, della natura, mette in evidenza l'ingenuità. La bacchetta di Prospero non ha invertito il corso della storia, visto che questa si è ripetuta. Il mondo è rimasto crudele come prima.
E’ possibile, al di là delle tante interpretazioni che sono state date dell’opera, e delle acute osservazioni di Jan Kott, che l'isola rappresenti solamente ciò che è, o, magari , una condizione di isolamento di un uomo ( o di uno scrittore, un autore ) che sta lontano dai più per non farsi schiacciare come un sasso e fa, del proprio pensiero il proprio esclusivo mondo, popolato solo dalle presenze che egli ammette, convoca e che fa muovere come crede grazie alla propria immaginazione, ( o alla propria arte , nel caso di un autore ) ( la bacchetta e Ariel ). Un palcoscenico dove muove personaggi, prospetta azioni, le ripercorre a proprio piacimento e continua a farlo, finché non sente in sé o all'esterno il limite, un limite ( «… Non ho più, a darmi manforte, i miei spiriti alleati e obbedienti; né artifici e incantamenti » ).
Per avere un’idea delle tante produzioni artistiche ispirate a La Tempesta
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Si impara sempre qualcosa. Non sapevo che le parole di Miranda erano state scelte niente meno che da Aldous Huxley. Oppure devo averle lette ma non ricordavo più.
RispondiEliminaI tuoi post sono sempre molto interessanti, ricchi di informazioni e analisi che leggo sempre con interesse e con piacere rinnovato.
Un salutone
e passa un buon fine settimana
“La tempesta” è stata fonte di ispirazione per molti autori, registi ( come sai ) e persino musicisti. L’opera ha un “After life “ di tutto rispetto. Il romanzo di Huxley ha come personaggio principale “ il selvaggio “ che ha fatto esperienza del mondo attraverso Shakespeare e che si esprime come in persona shakespeariano.
RispondiEliminaGrazie per le belle parole che cone sempre mi riservi. Sei gentilissima. Buona domenica.
Errata corrige: come un personaggio shakespeariano
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