giovedì 9 novembre 2023

Ti racconto "La Tempesta" di William Shakespeare ( Approfondimenti )

                 

                                                                                I

"How many goodly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world,T hat has such people in it!"

" Oh meraviglia! Quante creature leggiadre! Bella è l’umanità. Splendido mondo nuovo, che ha in sé creature come queste"



L’esclamazione di sorpresa di Miranda, O brave new world, è stata scelta da Aldous Huxley come titolo di un suo romanzo distopico.


                                                                               II

"Per Shakespeare la natura di per se stessa non basta a far sì che un uomo sia un uomo, occorre anche l’arte: nel senso di educazione, ordine, lavorio di perfezionamento attraverso il tempo. Il tema della difficile ma rasserenante conquista della convivenza tra materia e spirito costituisce un motivo dominante nelle ultime opere di Shakespeare, tutte intessute di elementi essenziali: nascita, morte e, tra l’una e l’altra, tempeste e ricerca del dominio di sé e dei contrasti.

Sebbene, nella cronologia delle opere shakespeariane, sia seguita dall’Enrico VIII, La  tempesta resta il momento conclusivo , il punto d’arrivo ed in un certo senso il sigillo della creazione drammatica del Poeta (…).
 L’ultima delle «commedie romanzesche» ( romances ) di Shakespeare (…) venne recitata il 1°novembre 1611; (…) Per quanto riguarda la data di composizione, la possiamo porre senza incertezze in epoca non anteriore all’autunno 1610. Il motivo di tale sicurezza è semplice. Nell’autunno del 1610 giunse infatti in Inghilterra, inattesa e sorprendente, la notizia che i marinai della Sea Venture, naufragata un anno prima presso le Bermude, sino allora considerate terre selvagge e inospitali (…), erano sani e salvi e di ritorno in patria. Sul fatto (…) cominciarono ad apparire (…) opuscoli e relazioni. Di quelle pubblicazioni, avventurose e idilliche al medesimo tempo, si trova traccia nel testo shakespeariano (…).

Cesare Vico Lodovici  nella nota introduttiva a La  Tempesta ed Einaudi







                                                                             III


Analizzando La Tempesta, il saggista e critico teatrale Jan Kott osserva che l’opera ha una struttura circolare, quasi Shakespeare abbia voluto rappresentare  qualcosa che è destinato a ripetersi, un ciclo infinito in cui punto di partenza e di arrivo sono sempre gli stessi.                                                    Nell’opera ci sono situazioni speculari: Antonio detronizza Prospero,  Calibano perde il  potere allo stesso modo in cui Prospero ha perso il suo Ducato ma è proprio Prospero a detronizzarlo, Ariel è imprigionato nel tronco di pino da Sicorace, Prospero lo libera ma per farne il suo servo, Sebastiano vuol spodestare il fratello Alonso e il tentato delitto è un ennesimo “specchio”. In scena dunque va la lotta per il potere, l'isola è giardino dei tormenti e teatro della follia umana. C’è bisogno di un regista, Prospero, di un aiuto regista, Ariel, e di un palcoscenico, l’isola, per la rappresentazione della “pazzia” della contesa per il potere e per mostrare che follia sia la storia dell'umanità. A Stefano e Trinculo è affidato il compito di inscenare il risvolto grottesco  dell'ambizione; quella che animano è  una buffonata rivelatrice, come spesso succede nelle opere shakespeariane. L'isola non è dunque un'utopia, Shakespeare non credeva alle utopie e dell'onesto e fedele Gonzalo che prospetta una  visione ideale del mondo, della natura, mette in evidenza  l'ingenuità. La bacchetta di Prospero non ha invertito il corso della storia, visto che questa si è ripetuta. Il mondo è rimasto crudele come prima.






E’ possibile,  al di là delle tante interpretazioni che sono state date dell’opera, e  delle acute osservazioni di Jan Kott, che l'isola rappresenti solamente ciò che è, o, magari , una condizione di isolamento di un uomo ( o di uno scrittore, un autore ) che sta lontano dai più per non farsi schiacciare come un sasso e fa, del proprio pensiero il proprio esclusivo mondo, popolato solo dalle presenze che egli ammette, convoca e che fa muovere come crede grazie alla  propria immaginazione, ( o alla propria arte , nel caso di un autore ) ( la bacchetta e Ariel ). Un palcoscenico dove muove personaggi, prospetta azioni, le ripercorre a proprio piacimento e continua a farlo, finché non sente in sé o all'esterno il limite, un limite  ( «… Non ho più, a darmi manforte, i miei spiriti alleati e obbedienti; né artifici e incantamenti » ).


Per avere un’idea delle tante produzioni artistiche ispirate a La Tempesta
Fai click qui e scorri il testo fino alla voce Performance history  












3 commenti:

  1. Si impara sempre qualcosa. Non sapevo che le parole di Miranda erano state scelte niente meno che da Aldous Huxley. Oppure devo averle lette ma non ricordavo più.

    I tuoi post sono sempre molto interessanti, ricchi di informazioni e analisi che leggo sempre con interesse e con piacere rinnovato.
    Un salutone
    e passa un buon fine settimana

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  2. “La tempesta” è stata fonte di ispirazione per molti autori, registi ( come sai ) e persino musicisti. L’opera ha un “After life “ di tutto rispetto. Il romanzo di Huxley ha come personaggio principale “ il selvaggio “ che ha fatto esperienza del mondo attraverso Shakespeare e che si esprime come in persona shakespeariano.
    Grazie per le belle parole che cone sempre mi riservi. Sei gentilissima. Buona domenica.

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  3. Errata corrige: come un personaggio shakespeariano

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