Da deladelmur, il blog di Giuliano
Le letture pubbliche di versi, in tv, ma anche in radio e a teatro, le metto tra le cose peggiori che possono capitarmi, e cerco sempre di evitarle con cura. La poesia è un fatto personale, o ti tocca oppure è meglio lasciar perdere. Non sempre è il momento giusto, e non sempre è l'autore giusto, e non sempre è il verso giusto di quel poeta, o il momento giusto di quel verso giusto di quel poeta giusto, per di più letto dalla voce giusta.
Tra gli attori, a me piaceva quasi solo Romolo Valli; e poi anche Benigni quando recita Dante, e pochi altri. Di solito, è un profluvio di facce, di gesti, di pose, di ammiccamenti, tutte cose sconvenienti. L'insieme peggiora, e definitivamente, quando sono i poeti (o presunti tali) a leggere in pubblico le loro poesie (o presunte tali) : o non sono capaci, o si danno un sacco di arie... Leggere poesie in pubblico è una cosa difficile, è come cantare un'aria d'opera: o si è davvero capaci, oppure è meglio lasciar perdere e non esibirsi. Come ben sanno gli appassionati, l'opera lirica è un'arte difficile, vietata ai dilettanti, agli stornellatori di piazza; e poi, a peggiorare il tutto, ecco i presentatori, soprattutto quelli televisivi: "Abbiamo questa sera ospite il Grande Poeta, che è un Grande Poeta, il Maggiore dei Poeti Viventi - e vi prego di Ascoltarlo con Attenzione, perché vi garantisco che è davvero un Grande Poeta!" . Ed ecco seguire il Poeta, che si toglie gli occhiali ed esegue; alla fine, naturalmente, applausi. In questo clima diventa persino comprensibile che un ministro (...) salti su ed esibisca la sua grande e personale ignoranza dicendo: "Mario Luzi? mai sentito nominare" (forse Luzi è troppo poeta per andare in tv a leggere i suoi versi, però altri lo fanno, eccome...).
E poi comporre poesia non è mica facile: "Che cosa vuoi che dica, che ho i capelli più corti / o che per le mie navi son quasi chiusi i porti...", cantava Guccini, che forse non è un poeta ma di certo è uno che sa scrivere in versi, cosa che non capita a molti. Sarò forse un pericoloso estremista, (ormai comincio a pensarlo anch'io, e me ne sono quasi convinto), ma penso proprio che il più delle volte convenga starsene zitti. Non è mica indispensabile scrivere poesie, né tantomeno farle leggere agli altri: la poesia sa da sola cosa deve fare e arriva lo stesso dove deve arrivare, quando è il momento non conosce ostacoli. E alla fine del mio discorso, per non esagerare, e per quel poco che so e che mi riguarda direttamente, provo a chiudere prendendo in prestito le parole da uno dei miei massimi poeti del Novecento:
It's a happy time inside my mind / when melody does find a rhyme / and says to me I'm coming home to stay...
(Tim Buckley, Happy time,1968)
Dire poesia in pubblico è davvero arduo. Conosco Romolo Valli, ma non lo ricordo purtroppo come lettore di poesie. E però... Come dimenticare il dire poetico infuocato di Ignazio Buttitta, nei tempi che furono, in una piccola aula universitaria, io ventenne con non altri miei coetanei. E pochi anni dopo ero seduto nei primissimi posti di un teatro e Carmelo Bene declamava i versi dei Canti Orfici di Campana e quelli dell'Inferno di Dante. Un'esperienza indicibile.
RispondiEliminaE che felicità, adesso, ascoltare la felicità di "Happy Time" di Tim Buckley.
Grazie, Giacinta. Ti auguro una bellissima serata.
Io ricambio con il seguente contributo, dove Roberto Amato, un poeta eccelso e poco conosciuto perfino dai poeti stessi, l'unico poeta italiano invitato nel 2017 al 48° Poetry International Festival di Rotterdam. La sua lettura nel suddetto Festival (con una piccola introduzione ufficiale) va dal minuto 19:28 al minuto 37:00. Sintomo del grado di affezione verso la poesia è il fatto che, a distanza di 4 anni esatti, le visualizzazioni del seguente video siano state 603:
https://www.youtube.com/watch?v=F4JjdRv_ZYM
Correggo:
RispondiEliminacon non altri = con altri
l'unico poeta italiano = è stato l'unico poeta italiano
Ti ringrazio per avermi fatto conoscere Roberto Amato. Nella prima composizione letta, "L'acqua alta" ho trovato una Venezia di luce, carattere che ben si addice alla natura scenografica e illusoria della città d'acqua. Nel mio blog Venezia è molto presente ( qui.)
RispondiEliminaGiuliano, l'autore dello scritto che hai commentato, salva anche lui alcuni interpreti, quindi ci sono lettori di testi poetici che si fanno ascoltare e apprezzare. Penso, però, come Giuliano, che l'impatto personale sia preferibile forse perché la poesia, così densa com'è, ha bisogno di depositarsi in chi la accoglie con i tempi che richiede. A me capita, per esempio, di preferire la lettura alla rappresentazione delle opere teatrali di Shakespeare. Ci sono battute di dialogo estremamente poetiche che puoi percepire solo lasciandoti il tempo necessario per farlo.
Grazie ancora e buona serata! :-)
Buongiorno Giacinta. Sì, sapevo che il brano da te pubblicato era il risultato del recupero di uno dei tanti vecchi testi di Giuliano. Ti ringrazio per il successivo riferimento ai tuoi numerosi testi su Venezia. Tutti molto belli, nella loro diversità e nella loro divergenza armonica data dall'arricchimento iconografico e dalla citazione di vari autori e opere (per i miei gusti di lettore, mi hanno attratto soprattutto i riferimenti a Henry James e Dickens). Mi ha particolarmente colpito il tuo paragonare Venezia a un labirinto. Borges, in una delle sue molteplici folgorazioni, parlava di un labirinto senza muri: il deserto. Anche per me Venezia è un labirinto senza muri, perché è un dedalo della mente. Ho abitato per quattro anni a venti minuti di treno, o poco più, da Venezia, a Padova. Ho visitato Venezia molte volte. Il mio modo preferito di visitarla era quello di uscire improvvisamente, e casualmente, dal circuito principale, quasi obbligato, delle vie dei turisti, per ritrovarmi improvvisamente in zone sconosciute, in vie e slarghi deserti e silenziosi. Uno dei modi felici dello smarrimento. E Venezia offre anche queste felicità (si dimentica persino l’umidità, o la si percepisce con una strana gioia…).
RispondiEliminaGrazie ancora, Giacinta, e buona domenica!
Subhaga
La scelta di non virgolettate le citazioni che riporto nel blog e di limitarmi a indicare a margine del testo la paternità di ciò che pubblico può generare disorientamento ( ma le virgolette proprio non mi piacciono ). È Francesco Cataluccio a vedere in Venezia un labirinto. Io ho solo riportato un passo di un suo bel libro:-)
RispondiEliminaAnche a me Venezia è familiare: la raggiungo in un’ora con il treno ed è sempre bello, dopo Mestre, volgere ad un certo punto lo sguardo verso il finestrino e vedere la distesa d’acqua e in lontananza il profilo di Venezia...
Buona domenica e grazie ancora per l’attenzione e ... la pazienza!:-)
Concordo con il post e con Giuliano, non è facile trovare uno o una persona brava e capace di coinvolgerti nella lettura di poesie. E' senza dubbio un fatto personale (il momento, il luogo e altro ancora).
RispondiEliminaCerto, ricordo bene le letture di Vittorio Gassman, per dire, ma allora entriamo nella questione chiamata "affabulazione", cioè colui capace di affabulare...ma quanti ce ne sono?
Bella la scelta di Tim Buckley, mi piace molto
Un salutone
Tim Buckley non lo conoscevo prima di conoscere Giuliano. Ha una bellissima voce e poi i testi sono suggestivi, poetici.
RispondiEliminaGrazie e buona serata:-)