«Ma brutta scimmia» diceva un ramponiere a uno di questi signorini, «sono quasi tre anni che incrociamo e ancora non hai visto una balena. Quando ci sei tu all'albero, diventano più rare dei denti di gallina»
E forse era proprio così.
O forse all’orizzonte ne erano passate a torme; ma il
ritmo che mescola onde e pensieri ha fatto scivolare
come l’oppio quel giovane assente in una tale apatia di
sogni vuoti e ignari, che alla fine egli perde la sua
identità. Quel mistico oceano ai suoi piedi, lo prende per
l’immagine visibile di quell’anima profonda, azzurra,
infinita che pervade l’umanità e la natura. E ogni cosa
strana, appena intravista, sgusciante, bella che lo elude,
ogni cosa che vede e non vede alzarsi come la pinna di
qualche sagoma inafferrabile, gli pare l’incarnazione di
quei pensieri sfuggenti che popolano l’animo soltanto
come rapide forme in un eterno volo.
Hermann Melville, Moby Dick
su Moby Dick
Melville è sempre un grande, ancora oggi suscita sempre emozione la lettura del suo Moby Dick.
RispondiEliminaBelle anche le parole di Giuliano che capisco bene perché anni fa ho passato diversi periodi di lavoro sulle navi. Avevo fatto almeno una dozzina di traversate in Oceano Atlantico (da Gibilterra al nord e poi sud America e dal Venezuela sino all'estremo nord della Scozia per poi virare verso la Danimarca). Giorni e giorni sempre in mare dove vedi il blu del cielo e il blu del mare e basta.
Onde e pensieri in quelle situazioni sono molto diversi rispetto a quando ti trovi sulla terra ferma
Un salutone e alla prossima
Il passo è molto bello proprio perché lascia intuire come la percezione delle cose possa cambiare in relazione alla situazione e all'ambiente ( un ambiente, in questo caso essenziale, naturale ). Grazie per il tuo commento e buona giornata!
RispondiElimina:-)
Un duplice omaggio molto bello: a un capolavoro assoluto della letteratura quale è "Moby Dick" e alla sua trasposizione cinematografica, anch'esso un classico, con la regia di John Huston. Il film, visto da bambino nella tv in bianco e nero, è rimasto per sempre impresso nella mia memoria, soprattutto la scena finale. La sceneggiatura è scritta in due: da Huston stesso e dal grande scrittore Ray Bradbury (il suo meno conosciuto "Cronache marziane", da me amatissimo, ha avuto una prefazione perfino da Borges). "Moby Dick" è un romanzo visionario e il brano scelto da Giuliano e da te ripreso confermano secondo me questa caratteristica. Seguendo i tuoi link, ho visto anche gli altri brani e gli ulteriori fotogrammi. Una scelta sempre pregevole. Grazie, Giacinta, con l'augurio di un meraviglioso solstizio d'estate!
RispondiEliminaSubhaga
Il passo che ho riportato è di quelli che ti lasciano incantati. In Moby Dick più volte viene sottolineato che è la competizione alla radice della vita; l' osservare trasognato della vedetta che alla competizione sembra sottrarsi, riscatta l'uomo dalla condanna alla lotta... per un attimo. Giuliano amava molto Melville!
RispondiEliminaBradbury piace molto anche a me. Quando penso a lui mi viene in mente Fahrenheit 451 con gli uomini-libro!
Ti ringrazio e ti auguro una serena serata:-)
Sono tanti i classici che non ho ancora letto. Tanti i classici che mi intimoriscono. Moby Dick, oggi, è forse il classico di cui ho più paura. Penso ci sia un tempo per ogni lettura e forse,un giorno,arriverà anche il tempo della balena. Il passo che hai riportato è splendido.
RispondiEliminaIntanto puoi vedere lo splendido film di Huston...
RispondiElimina:-)