- Che cos'ha sempre da abbaiare, quel
cane scemo! - dice il mio vicino di pianerottolo - Mi ha tenuto
sveglio tutta la notte...
Per la verità io ho dormito senza
problemi, ma capisco che soffrire di insonnia deve essere una cosa
pesante. Il cane è qui, a cinquanta metri in linea d'aria, nel
giardino di una villetta. Per essere precisi non è una villetta, ma
qualcosa di più grande, quasi una villa. Il giardino è ben tenuto,
ma il cane no. E' un bel cane, un golden retriever di quelli
diventati di moda negli ultimi decenni, ma è tenuto chiuso in poco
spazio, quasi una gabbia da leone dei circhi di una volta. Tutto il
giorno così, più che logico che si senta triste e che si metta ad
abbaiare - o meglio, a piangere.
Lo spiego al mio vicino di casa, lo
dico anche ad altri che se ne lamentano (in effetti, dà fastidio),
lo spiego anche a mia sorella che passandogli vicino si è
spaventata, perché la "gabbia" è di fianco alla strada e
se ci passi a piedi sembra che il cane ti venga addosso. Le sbarre
sono molto fitte e non c'è pericolo, ma quando non ci si aspetta il
cane e il cane salta fuori, è più che normale spaventarsi.
Questa storia è durata molto tempo, ma
ha un lieto fine a sorpresa.
(Alexander Averin, 2009)
Il lieto fine è questo: la villa è di
un ergastolano, o quasi: almeno trent'anni di carcere, roba di
'ndrangheta. Quando, vicino a fine pena, l'uomo ottiene un permesso e
torna a casa dalla sua famiglia, libera il cane. Adesso il cane è
libero di correre nel suo bel giardino (il giardino è tenuto davvero
bene), non è più un "cane scemo", è felice e non abbaia
se non per fare festa al suo padrone. Invecchieranno insieme,
immagino...