giovedì 1 agosto 2019

Buchanan mette in riga

illustrazione
di Louis Wain
Sir Edmund e lady Gosse abitavano con le loro due deliziose figlie dai capelli d'oro ( una delle quali è la pittrice, Sylvia Gosse ) in una casa su uno spiazzato di Regent's Park. Le tappezzerie, e in genere tutta la casa, erano un po' scure, tipo 1870. Il salotto risuonava del lieto rumore dei cucchiaini da tè, che sembrava indugiarvi anche quando il tè era finito o non era ancora cominciato; e la casa era piena di tesori d'ogni sorta, ma il tesoro più grande era la conversazione di sir Edmund, e mai caccia al tesoro fu più pericolosa.
La casa era in parte governata dalla Parker, la cameriera di sala, un personaggio famosissimo; e ancor più da Buchanan, un gattone bianco e nero. Buchanan, a quanto pare, era di provenienza ignota, ma una volta entrato in casa si era assunto il compito di governarla. Non scendeva a mangiare finchè tutta la famiglia non era radunata nella sala da pranzo, e, sistemato questo punto, insisteva perchè sir Edmund salisse le scale e suonasse la campanella del pranzo. Allora Buchanan scendeva pieno di sussiego e pranzava col resto della famiglia. All'ora del tè Buchanan, con fermezza e senza alcun segno di resa, ricusava di bere il latte se lady Gosse non si inginocchiava a reggergli il piattino davanti. Se, come qualche volta accadeva, si impermaliva per una qualsiasi ragione, usciva subito dalla stanza, che piombava in un atterrito silenzio. Mi ricordo di una volta che pranzavo là, e che Buchanan dopo pranzo lasciò la sala con ostentato disprezzo: sir Edmund e lady Gosse discussero in un bisbiglio spaventato tutte le possibili cause del suo sdegno. Aveva la sua carta da lettere intestata, con apposite buste, non troppo grandi, e quando sir Edmund stava via, Buchanan dettava ogni giorno una lettera per lui ( lady Gosse mi disse sottovoce che aveva paura che Buchanan fosse un gran pettegolo ) e sir Edmund gli rispondeva.

Edith Sitwell, Autobiografia, ed. Rizzoli  ( pp. 89-90 )

4 commenti:

  1. Il gatto è simpatico, ma non fa meraviglia che all'epoca dei "poeti comunisti" e dei "prosatori aspiranti proletari" il trio Sitwell passasse di moda... (Questo estratto sembra in ritardo su Lewis Carroll e in anticipo su cose che tornano fuori adesso, ma più per ragazzi).

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    1. Ho letto l’autobiografia della Sitwell pur non conoscendo affatto la sua produzione poetica e saggistica. È un libro che è capitato s casa per puro caso.. Il dato che colpisce è l’attenzione per il significante poetico, per il ritmo e, dal punto di vista tematico, la ricerca di una relazione identitaria tra le diverse espressioni dell’essere: animale, vegetale, umana. Si tratta di un’autobiogtrafia In cui al racconto di momenti importanti della vita dell’autrice fanno da contrappunto alcuni suoi versi che si offrono come la riscrittura di situazioni, incontri, stati emotivi..
      In effetti la stessa Sitwell, a proposito della sua collocazione letteraria rivendica la propria autonomia rispetto a autori e critici politicamente e ideologicamente impegnati che non furono certo avari di critiche nei suoi confronti. Ebbe tuttavia l’amicizia di Gertrude Stein e di Aldous Huxley..

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  2. direi che fa rima con Il gatto di Wilcock, dal libro di Vittorio Gassman (in realtà, un'osservazione di Gigi Proietti)
    :-)

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  3. Parente strettissimo!
    Lascio qui il link per chi volesse accertare la relazione tra i due soggetti:-)

    http://ilcavallodibrunilde.blogspot.com/2016/11/il-gatto-di-wilcock.html?m=1

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