sabato 1 giugno 2019

Zeffiro spira


Zeffiro spira e il bel tempo rimena; Amor promette gaudio - agli animali (...)

A parlare così non può essere che un innamorato deluso; e infatti i due versi successivi lo spiegano con chiarezza: "ognun vive contento io mi lamento, che Amor m'ha fatto albergo di tormento".
Siamo a Venezia, nel 1509, quando Franciscus Bossinensis pubblica il "Libro Primo delle Frottole"; e "frottola" è da intendersi come componimento poetico e musicale. In questo libro si trovano molte di quelle che oggi chiameremmo canzoni, ma scritte in stile alto e da grandi compositori di quel tempo. Nomi che oggi diranno poco alla maggior parte di noi, ma personaggi chiave nella storia della Musica: i veronesi Marchetto Cara e Bartolomeo Tromboncino, per esempio, attivi a Mantova alla corte dei Gonzaga. Tromboncino è con ogni probabilità un soprannome, il nome di uno strumentista; ci ha lasciato composizioni molto complesse, messe e polifonia, ma anche cose semplici e belle come questa:

Zephiro spira e il bel tempo rimena
Amor promette gaudio agli animali
ogni un vive contento io me lamento
che Amor m'ha fatto albergo di tormento.
L'ampia campagna dei bei fiori è piena
ogni cor si prepara ai dolci strali;
Progne scordàta dell'antica pena
verso il nostro orizzonte spiega l'ali.
Ogni un vive contento io me lamento
che Amor m'ha fatto albergo di tormento.

(Bartolomeo Tromboncino, 1470 circa a Verona-dopo il 1535 forse Venezia),
(qui nell'esecuzione di Roberta Invernizzi e dell'Accademia Strumentale Italiana diretta da Alberto 
Rasi)




Qualche notizia sulla frottola, presa dalla Garzantina della Musica (che riserva a questo termine una voce molto più estesa): forma poetica e poi musicale, polifonica e di origine popolare, diffusa tra 400 e 500, eseguibile anche come canto monodico. Deriva dalla ballata, è affine allo spagnolo villancico; Marchetto Cara e Tromboncino furono i più attivi in questo genere, alla corte dei Gonzaga. Altre forme simili: barzelletta, capitolo, ode, strambotto, eccetera. Queste forme popolari di poesia e musica influenzarono poi la nascita del madrigale secentesco, come questa di Monteverdi su testo di Francesco Petrarca. (per chi non se lo ricordasse: Progne fu trasformata in rondine, Filomena è l'usignolo)

Zefiro torna e 'l bel tempo rimena
E i fiori e l'herbe, sua dolce famiglia,
E garrir Progne e piagner Filomena,
E Primavera candida e vermiglia.
Ridono i prati e 'l ciel si rasserena,
Giove s'allegra di mirar sua figlia,
L'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena,
Ogni animal d'amar si racconsiglia.
Ma per me, lasso, tornano i più gravi
Sospiri che dal cor profondo tragge
Quella ch'al Ciel se ne portò le chiavi;
E cantar augelletti, e fiorir piagge,
E 'n belle donne honeste atti soavi
Sono un deserto e fere aspre e selvaggie.

Francesco Petrarca, dal Sesto Libro de' Madrigali di Claudio Monteverdi
(qui per l'ascolto)

2 commenti:

  1. Molto bello il testo e la musica di Monteverdi, bella scelta.
    Un saltuone e alla prossima

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    Risposte
    1. è praticamente lo stesso testo :-)
      un remake, Petrarca è sicuramente anteriore ma chissà

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