In un
villaggio sul fiume Yuele viveva un uomo che si chiamava Doruma ed era molto
fortunato. Aveva una bella moglie, due figli sani e un campo fertile. Era un
buon cacciatore e nel villaggio non aveva nemici. Fu così che Shabunda, il
diavolo del bosco, vedendolo cantare e fumare davanti alla capanna come il più
felice degli uomini, ne ebbe invidia. E per dispetto una notte entrò nella
capanna, gli infilò le unghie adunche nei capelli e da lì gli sfilò via il
sonno. Doruma si svegliò di colpo, destò la moglie Oda e le disse che un’ombra
maligna l’aveva sfiorato. – È stato solo un brutto sogno – disse Oda – torna a
dormire.
Ma Doruma
non dormì né quella notte, né la notte dopo, né tutte le notti di quella luna.
Anche se per tutto il tempo lavorava e cacciava, così da tornare a casa stanco
da non reggersi in piedi, il sonno non veniva. Provò a farsi accarezzare con la
coda di un ghiro
Chaqui, a bere l’erba Terené che fa inginocchiare anche gli elefanti, cercò di dormire sulla terra e sugli alberi e sulle pietre del fiume, ma non ci fu nulla da fare.
Chaqui, a bere l’erba Terené che fa inginocchiare anche gli elefanti, cercò di dormire sulla terra e sugli alberi e sulle pietre del fiume, ma non ci fu nulla da fare.
Venne lo
stregone del villaggio e vide in che stato si trovava. Disse che il diavolo
Shabunda gli aveva rubato il sonno, e non c’era magia che potesse ridarglielo;
così sarebbe morto entro breve tempo. Poteva salvarlo solo Kulala, lo spirito
del sonno, la cui dimora era al di là delle montagne. Egli aveva sicuramente
molti sonni, poiché era lui che li costruiva per Yumau, il creatore. Ma Doruma
era troppo debole per fare il viaggio.
Allora Oda,
la moglie, disse: andrò io da Kulala lo spirito del sonno. E poiché era una
donna coraggiosa prese una zucca d’acqua, un po’ di cibo e un bastone, e partì
per le montagne. Camminò molti giorni, quasi senza riposare. Scalò le montagne
blu di Alowa e arrivò nella valle del bosco sacro di Kulala.
Sul
limitare del bosco gli uccelli cantavano, le scimmie urlavano e il vento
scuoteva gli alberi. Ma appena Oda si inoltrò nell’ombra un grande silenzio la
avvolse. Nel bosco del sonno non una foglia si muoveva, gli uccelli erano muti
e si vedevano strisciare solo i serpenti silenziosi. Oda camminò a lungo e le
foglie non frusciavano sotto i suoi passi. Il bosco era sempre più fitto e
oscuro, finché giunse davanti a un grande albero cavo, la casa di Kulala. Oda
entrò e vide lo spirito che dormiva su un’amaca. Rimase in attesa che si
svegliasse. Kulala dormì per un quarto di luna, e quando si
destò vide la piccola donna nell’angolo della sua casa.
– Chi sei e
perché sei venuta? – urlò adirato.
– Kulala,
spirito del buio che ristora, io ti prego. Un diavolo maligno ha rubato il
sonno a mio marito ed egli morirà se non gli porto un sonno nuovo.
– E perché
mai dovrei dartelo?
– Perché ho
camminato per molto tempo, i miei piedi sono feriti e sono stremata, eppure
quando ti ho visto dormire non ti ho svegliato, ma ho atteso con pazienza.
– E sia –
disse Kuala – là su quel tavolo ci sono i pezzi del sonno di un uomo. Ogni
sonno è fatto di quattro veli. Se tu saprai riconoscerli, potrai portarli a tuo
marito ed egli riavrà il sonno perduto. Ma sta’ attenta a scegliere i veli
giusti, o la tua sorte sarà tremenda.
– Non ho
paura – disse Oda.
Allora
Kulala la condusse davanti a una pietra dove erano stesi i veli.
– Ecco due
veli bianchi – disse. – Uno è quello del silenzio, l’altro è quello dei rumori
della notte. Scegli.
Oda guardò
i due veli e le sembrarono uguali. Ma una mosca volò sopra di essi. Ronzò sopra
il primo, ma no fece alcun rumore quando volò sull’altro. Oda prese il secondo
e se lo mise sul capo.
– Hai
indovinato – disse Kulala. – Ora guarda questi due veli colorati. Uno è quello
dei sogni e l’altro è quello dei fantasmi della notte. Se prendi quello
sbagliato tutti i demoni e gli incubi balzeranno su di te e ti uccideranno.
Oda li
guardò e li trovò uguali. Allora prese un piccolo ragno e lo mise tra i due
veli. Da uno sbucò un orribile ramarro con tre teste che mangiò il ragno. Oda
prese l’altro.
– Sei
astuta, donna del fiume – disse Kulala – ora ecco due veli neri. Uno è quello
del buio e l’altro è quello della luce di fuoco. Uno porta il sonno, l’altro
acceca.
Oda li
guardò. Poi prese da una foglia due gocce d’acqua e le lasciò cadere sui veli.
Una di esse evaporò per il calore della luce. Oda prese l’altro velo.
– Brava,
donna del fiume – disse Kulala – ma ora ti attende la prova più difficile. Ecco
due veli rossi. Uno è quello del sonno, che insieme agli altri tre ridarà la
pace alle notti di tuo marito e alle tue. L’altro è il velo del sonno eterno,
la morte. Se lo toccherai, morirai.
Oda stavolta
non esitò e ne scelse subito uno. Era proprio quello del sonno. Lo mise sul
capo e subito cadde addormentata. Quando si svegliò, Kulala la guardava
sorridente e le porgeva una tazza di hakarà caldo.
– Mi hai sorpreso, donna del fiume. Con quale magia hai riconosciuto il velo del sonno, il più misterioso di tutti?
– Mi hai sorpreso, donna del fiume. Con quale magia hai riconosciuto il velo del sonno, il più misterioso di tutti?
– Nessuna
magia – disse la donna – ho lavato per tanti anni i panni del fiume, e so
riconoscerli. Il velo del sonno era più consumato perché viene usato per tante
volte e tante notti. Il velo della morte era più nuovo, poiché si usa una volta
vola.
Kulala rise e con un soffio la fece volare fino alla soglia della sua capanna. Oda mise i quattro veli sulla testa del marito e quello
finalmente dormì, e fu salvo.
(S. Benni, Il bar sotto il mare, Feltrinelli, Milano 1987)
( le immagini sono dipinti di Carlo Levi )
( le immagini sono dipinti di Carlo Levi )
Bellissimo racconto che insegna come il ragionamento, la deduzione e infine lo spirito di osservazione siano importanti (e non solo per chi abita in un villaggio sul fiume Yeule.
RispondiEliminaSì, aggiungerei la generosità al già significativo elenco che hai stilato tu. È un racconto che ho trovato nell’antologia che ho adottato perla classe prima. La storia è piaciuta molto anche ai ragazzi. Un caro saluto, gemellina:-)
RispondiEliminaRiassunto ???
RispondiEliminae' una citazione, come si può evincere dal riferimento posto alla fine del racconto, da S. Benni, Il bar sotto il mare. Ci sono problemi? Se sì, quali?
RispondiEliminariassuntoo?
RispondiEliminaBel testo
RispondiEliminaGrazie per il commento:)
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