l'accordatore |
Il cavallo di Brunilde si chiama Grane (cfr. Richard Wagner, Il crepuscolo degli dèi). Nomen Omen? Noi speriamo di no...
venerdì 31 agosto 2018
Nel parco Łazienki
mercoledì 29 agosto 2018
Albicocchicidio
Per me le albicocche erano una festa.
Quando arrivava la loro stagione rischiavo il mal di pancia, c'era
sempre qualcuno che aveva la pianta e quando le piante decidono di
dare frutti lo fanno in grande stile, e quindi il proprietario della
pianta le regala a chiunque capiti. C'era abbondanza, e in
alternativa c'erano pur sempre i negozi di fruttivendolo. Da qualche
anno (ormai troppi) succede questo: le albicocche non sono più
buone. Non dico "buone come prima", ma proprio insapori,
dure, belle a vedersi ma nemmeno lontane parenti delle albicocche
vere. Le albicocche sono state cambiate, manipolate: tanto per
cominciare non sono più leggeremente pelose, come le pesche, ma
liscie come biglie. Non servono nemmeno gli ogm, per questi
cambiamenti: bastano gli incroci "old style" per ottenere
queste mostruosità, è il marketing che comanda e da quando comanda
il marketing (cioè i manager astutissimi che ci sono dietro queste
operazioni) sono sparite le cose più buone e proliferano i "mostri",
le albicocche lisce e dure, le pesche che marciscono prima di
maturare, le angurie senza semi, i pomodori senza sapore, e chissà
cos'altro ancora ci aspetta.
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lunedì 27 agosto 2018
Fuori dal bosco
Thomas Hardy, Nel bosco, ed. Fazi
Traduzione di S. Tummolini
sabato 25 agosto 2018
Trifogli
Cane nero, cielo bianco,
campo rosso di trifogli.
Cane rosso, cielo nero,
campo bianco se li cogli.
giovedì 23 agosto 2018
Landscape
La strada che porta a Hermiston sale per un lungo tratto seguendo la valle di un torrente prediletto dai pescatori e dai moscerini, tra laghetti e cascatelle, all'ombra dei salici e dei boschi di betulle.
Robert Louis Stevenson, Weir of Hermiston, pag.57 ed.Garzanti 1982, traduzione di Francesco Fenghi
martedì 21 agosto 2018
Village
Il passo che propongo descrive l’abitazione di un amico della scrittrice. Siamo sulla Decima Strada, tra
...
Sono tornata al Village e ora trascorro qualche giorno nell'
appartamento di un amico che si trova a Londra. l' appartamento è
piccolo, ordinato e individuale - per una sola persona, e dal momento in
cui sono entrata qui giovedì con la mia valigia è rimasto distante (
cordiale ma distante ). " Noi non abbiamo segreti" sembravano dire le
due piccole stanze " ma apparteniamo a "lui" ".
( ... )
Sono
quasi le sei ( ... ) Un minuto fa, , o forse sono passati solo pochi
secondi, c'è stato un acquazzone. Ha piovuto a catinelle. All'improvviso
sono scoppiati i tuoni insieme ai lampi, e il cielo da bianco è
diventato nero.
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domenica 19 agosto 2018
Firenze, 1892
Firenze, 27 settembre 1892. Portati su
stamattina gli altri bauli. Di nuovo mi fu chiesto troppo, ma mi fu
anche detto che questa era cosa consueta. Va bene, allora. Non
intendo violare le consuetudini. Noleggiato un landò, dei cavalli e
un cocchiere. Condizioni: quattrocento franchi al mese e un pourboire
al cocchiere, e dovevo fornire alloggio per l'uomo e i cavalli, ma
nient'altro. Il landò ha visto giorni migliori e pesa trenta
tonnellate. I cavalli sono fiacchi e fanno obiezioni al landò; si
fermano e si girano ogni tanto e l'esaminano con sorpresa e sospetto.
Ciò causa ritardi ma diverte le persone lungo la strada; queste
escono a curiosare con le mani in tasca e discutono la cosa insieme.
Pensavano, mi dissero, che un landò da quaranta tonnellate non era
il più adatto per cavalli come quelli: bastava una carriola.
(Mark Twain, autobiografia, pag.424 ed.
Garzanti 2011, trad. Piero Mirizzi)
venerdì 17 agosto 2018
Onisco
Un'altra vecchia conoscenza: l'onisco lo abbiamo incrociato tutti, magari sollevando un sasso o un vaso nell'orto. E' un crostaceo, non è un insetto: quindi parente di granchi gamberi e aragoste, uno dei pochissimi crostacei che non vivono in acqua. Ha bisogno di umidità, ed è per questo che si nasconde sotto i vasi e sotto i sassi. Lo si trova anche in casa, ed è del tutto innocuo. (Lo si trova "nelle case vere", come dice Tommaso Landolfi: molti di noi nascono e crescono in mezzo alla plastica e al cemento, purtroppo, e credono che sia quello il nostro ambiente naturale - ma così non è).
E sicché lui era lì, intontito e quasi di nuovo appisolato, quando una minuscola ombra attraversò il suo campo visivo, che vien poi a dire il pavimento. Guardò meglio.
Onisco, lo chiamano i naturalisti, ascrivendolo appunto agli Oniscidi; porcellino di terra (o familiarmente di Sant’Antonio) è detto in qualche provincia; e si tratta insomma di quel minuto animaletto che tutti conoscono, nostro inevitabile compagno almeno nelle vecchie case. Tacendo della sua graziosa forma ellittica, della sua camminatura assidua e di altro, la sua principale particolarità consiste in tal buffo effetto che tutti i bimbi di casa (delle case vere, di provincia) altamente apprezzano. Se cioè, al solo scopo di non calpestarlo, lo si spinga via dal mezzo della stanza colla punta del piede (e con tutta la delicatezza possibile) lo si vede, non senza sorprese, schizzare a parecchi metri di distanza. Non senza sorpresa e con positiva perplessità: tanto poco, o per meglio dire tanto eccessivamente, risponde il moto all'impulso. Ma il vero motivo è che esso, animaletto, tocco appena, si appallottola; e dunque, in forma di sferetta o anzi di pallettone da caccia, deve finire assai più lontano del previsto.
Era uno di tali porcellini, quello che stava attraversando il piancito; ma si percepiva qualcosa di irregolare o singolare nel suo comportamento. In genere essi vanno pei fatti loro, tra il fremito dei numerosi zampini e alla prima occasione si buttano lungo il filo della parete, sempre ostentando una gran sicurezza di orientamento; questo qui, al contrario, sembrava incerto della propria direzione; ogni po' s'impuntava, tentava l'aria colle brevi antenne, per poi seguire via apparentemente capricciosa: e talora perfino tornava sui propri passi. (...)
Tommaso Landolfi, Porcellino di terra, dal Corriere della Sera 6.11.1976, pagina 275 di "Le più belle pagine di Tommaso Landolfi, a cura di Italo Calvino", ed. Rizzoli 1982
(la vignetta viene dalla Settimana Enigmistica, l'immagine è di Wikipedia.it )
mercoledì 15 agosto 2018
Il canto delle sirene ( III )
E' Circe che parla ad Ulisse delle
sirene, e che gli spiega il modo in cui deve affrontarle: dovrà
chiudere le orecchie dei suoi compagni d'avventura con cera d'api,
affinché non le ascoltino, ma invece Ulisse dovrà ascoltare la loro
voce. Ulisse dovrà farsi legare mani e piedi all'albero della nave,
e dovrà dare istruzioni ai suoi perché lo leghino ancora più
stretto quando li supplicherà di essere sciolto. Circe parla ad
Ulisse anche delle altre difficoltà che lo aspettano nel viaggio: le
sirene sono solo la prima prova da superare, ma ce ne saranno altre
più dure. Infine, Ulisse si mette nuovamente in viaggio, seguendo
alla lettera le istruzioni di Circe.
lunedì 13 agosto 2018
Mutts ( II )
Patrick Mc Donnell, americano del New Jersey, nato nel 1956, pubblica Mutts dal 1994. I protagonisti sono un gatto e un cagnolino, vicini di casa e molto amici fra di loro; ma i due sono liberi, vivono in un bel posto tranquillo (niente automobili pericolose, si direbbe), hanno molti amici e fanno continuamente incontri. Di conseguenza, la striscia è un'invenzione continua e potrebbe andare avanti all'infinito - e siamo in molti a sperarlo, come è ovvio.
(le strisce vengono dal mensile Linus, anni '90; la vignetta del leone è stata "colorizzata" da mio nipote Fabrizio, sempre anni '90)
sabato 11 agosto 2018
Mutts ( I )
Un gatto e un cagnolino, vicini di casa e amici, della stessa taglia; a dirla così si direbbe niente di particolare, una situazione facile e già vista in tanti film e cartoni animati. Invece, Mutts è una piccola meraviglia, tra Krazy Kat e i Peanuts. Ricorda Krazy Kat per il disegno, e come per i fumetti di Charlie Brown una striscia non basta per capirne la bellezza. Io ci provo lo stesso, metto qui qualche striscia (dal mensile Linus, anni '90) ma l'invito è di cercarsi gli album con tutte le loro avventure, e quelle dei loro amici.
giovedì 9 agosto 2018
Il mare ad ora insolita
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martedì 7 agosto 2018
Geco ( II )
Labrene: così talvolta le chiamo perché così le chiamava un mio compagno d’infanzia venezolano. Si tratta in sostanza d'un comune geco, e precisamente di quello denominato (salvo errore) dagli zoologi platidattilo muraiolo: sorta di coccodrillo in miniatura che frequenta e percorre serpeggiando le vecchie muraglie, penetrando al caso fin nelle stanze d’abitazione, ove, come dappertutto, guata e sorprende insetti vari e segnatamente farfalle. Per questo animaletto fra tutti innocuo ho sempre provato un disgusto profondo, una nausea e repulsione d’ogni mia sostanza vitale, un tremore delle fibre più riposte. Già mia madre, mi si riferisce, usava, entrando in una stanza disabitata o passeggiando nella corte, levare senza motto il dito verso e contro il suo nemico, del quale un infallibile istinto le denunciava la presenza; e ciò affinché i suoi accompagnatori provvedessero a rimuovere la causa del suo turbamento. Quanto a me, e poiché nella mia casa antica m’era impossibile evitare ogni rapporto colle abborrite labrene, da bambino fantasticavo lungamente su cosa mi sarebbe avvenuto se un caso maligno mi avesse forzato a più intrinseci contatti, in altri termini a toccare una di loro od a subirne il tocco; né più angosciose serate ricordo di alcune estive passate colla mia famiglia nella corte appunto.
domenica 5 agosto 2018
Geco ( I )
Sul terrazzo, come tutte le estati, è
tornato il geco. Un eccezionale punto d’osservazione permette al
signor Palomar di vederlo non di schiena, come da sempre siamo
abituati a vedere gechi, ramarri e lucertole, ma di pancia. Nella
stanza di soggiorno di casa Palomar c'è una piccola finestra-vetrina
che s’apre sul terrazzo; sui ripiani di questa vetrina è allineata
una collezione di vasi Art Nouveau; la sera una lampadina da 75 Watt
illumina gli oggetti; una pianta di plumbago dal muro del terrazzo fa
penzolare i suoi rami celesti sul vetro esterno; ogni sera, appena
s’accende la luce, il geco che abita sotto le foglie su quel muro,
si sposta sul vetro, nel punto dove splende la lampadina, e resta
immobile come lucertola al sole. Volano i moscerini anch’essi
attratti dalla luce; il rettile, quando un moscerino gli capita a
tiro, lo inghiotte. Il signor Palomar e la signora Palomar finiscono
ogni sera per spostare le loro poltrone dalla televisione e
sistemarle accanto alla vetrina; dall’interno della stanza
contemplano la sagoma biancastra del rettile sullo sfondo buio. La
scelta tra televisione e geco non avviene sempre senza incertezze; i
due spettacoli hanno ognuno delle informazioni da dare che l’altro
non dà: la televisione si muove per i continenti raccogliendo
impulsi luminosi che descrivono la faccia visibile delle cose; il
geco invece rappresenta la concentrazione immobile e l’aspetto
nascosto, il rovescio di ciò che si mostra alla vista.
giovedì 2 agosto 2018
Hot rain, sweet rain...
- Qui non mi crede nessuno - mi dice la ragazza alla reception, assistente turistica - ma io sono di Verona e quando vedo una nuvola in cielo mi sento meglio e sono più contenta.
A Creta d'estate non piove mai. Piove
solo da ottobre in poi, ma d'estate niente. E' il ricordo di una
vacanza ormai lontana, ma ci ripenso spesso in giornate come queste,
in luglio o agosto o comunque in piena estate. Giornate in cui un filo
di brezza è una benedizione, e le poche nuvole passeggere mi fanno
sentire meglio, nascondono un po' il sole e mascherano un po' i 30
gradi centigradi (e oltre).
Non so come facciano al Sud, nel
Mediterraneo, ma io qui al confine con la Svizzera a questo sole a picco non ci sono
abituato e non posso che concordare con la ragazza veronese di questo
mio ricordo ormai piuttosto datato.
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