sabato 11 marzo 2017

Draghi


Un po' di draghi, che una volta facevano spavento ma con i tempi che corrono non fanno più paura a nessuno (per la paura, basta e avanza il telegiornale).  (qui sopra, Little Nemo di Winsor McCay, 1910 circa)

 
(Bror Anders Wikstroem, 1890)
(Ulisse Aldrovandi, 1541)

(Escher, 1952)


(Zurbaràn, 1663, dettaglio di "San Luis Beltran")

2 commenti:

  1. Belli!
    Lascio qui quanto Italo Calvino dice a proposito di "San Giorgio e il drago", affresco di Vittore Carpaccio.

    "Molte volte nel corso della mia vita, quasi direi ogni volta che torno a Venezia, ho sentito il bisogno di fare una visita qui, a San Giorgio degli Schiavoni, a rivedere questi dipinti del Carpaccio, direi quasi a rileggerli, non solo perché sono dipinti narrativi, che contengono ognuno un racconto, ma perché sono composti da tante figurine minute che si diramano in sequenze lineari, come i segni di una fitta scrittura, e nelle loro prospettive si possono seguire le prospettive temporali.

    (… ) Vedete qui le ossa d’animali, i resti di fanciulle e giovinetti in diverse fasi di disseccamento o appena sbranati… sono le vittime che gli abitanti di Selene, città d’Oriente, sono obbligati a offrire in pasto ogni giorno a un drago feroce (… ) Una specie di campionario del macabro, dai colori lividi, in mezzo al quale si muovono solo rettili striscianti, ramarri rospi salamandre, una vipera che divora una rana e a sua volta sembra stia sfuggendo dal morso d’ un cranio di mastino (… ).Tutti questi particolari raccontano l’antefatto; ora è alla figlia del re che tocca d’essere sacrificata; la popolazione s’affaccia esterrefatta dalle terrazze dei palazzi e moschee e minareti(…).Ed ecco invade la scena un san Giorgio dalla faccia impassibile d’esecutore coscienzioso e ostinato, avanza su un cavallo nero dai finimenti rosso cuoio con medaglioni romani sulle borchie, conficca una lunghissima lancia nel palato del mostro e gliel’avvita dentro finché la punta non va in schegge.
    Se uno scrittore può contare un pittore tra i suoi maestri, tra coloro che hanno influenzato il suo mondo poetico, la sua immaginazione, e anche il suo stile, il suo modo di raccontare, certo Carpaccio ha contato soprattutto nei primi anni della mia attività letteraria, ma devo dire che non ha mai smesso di pormi dei problemi: sento il bisogno di tornare -quasi direi- a consultarlo, a verificare se l’avevo capito bene, se non ha da dirmi qualcosa che non avevo afferrato.
    (...) la leggenda di san Giorgio, intessuta com’è di motivi ricorrenti nella tradizione popolare, dal mito pagano di Perseo e Andromeda alle fiabe di folklore, (è ) un grande pretesto per la fantasia di Carpaccio. Possiamo vederlo anche nella seconda scena( Il trionfo di San Giorgio ), in cui il guerriero conduce il drago nella piazza tenendolo al guinzaglio con la cintura della principessa, per dargli il colpo di grazia. Il re a cavallo, con la principessa a piedi tenuta per mano, assistono. E’ una gran festa per la città liberata, ma tutti hanno un’espressione grave; squillano le trombe, rullano i tamburi, è un’esecuzione capitale quella a cui stiamo assistendo, la spada di san Giorgio è sospesa in aria, tutti sentono, noi sentiamo che il drago non è solo l’altro, il nemico, il diverso da noi, ma è una parte di noi, è qualcosa di noi stessi che siamo chiamati a giudicare."

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  2. i draghi di Calvino li devo aver messi in un blog precedente, mi pare deladelmur... anche con Casalini avevo iniziato una serie. Si potrebbe ricominciare anche qui, tra Andromeda e San Giorgio ce ne sono tanti :-)

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