mercoledì 1 marzo 2017

L'ora amica




Giro di vite  ( The turn of the screw – 1898- ) di Henry James è un lungo racconto ambientato in una località remota e isolata dell'Essex. C’è una dimora gentilizia, ci sono due bambini orfani, pieni di grazia  e innocenti, c’è una giovane istitutrice che si occupa di loro ma ci sono soprattutto due ombre, due presenze, una maschile, l’altra femminile che portano inquietudine e disordine nel piccolo mondo ameno e armonioso in cui la protagonista -e voce narrante- del racconto svolge la sua mansione di educatrice. La pagina che riporto è tra le più importanti del racconto. L’istitutrice sta per vedere qualcosa che la turberà profondamente. Come spesso succede nella vita, la visione inquietante segue un momento invece sereno, quello in cui la protagonista del racconto si dice contenta del lavoro che sta facendo e in pace con la propria coscienza.





Nelle prime settimane i giorni erano lunghi; spesso al colmo della loro bellezza mi regalavano ciò che io chiamavo la «mia» ora, l'ora in cui - essendo venuto e trascorso per i miei allievi il tempo di prendere il tè e di andare a letto - mi restava, prima di ritirarmi definitivamente un breve intervallo di solitudine. Per quanto mi piacessero i miei compagni, questa era l'ora del giorno che amavo di più; e l'amavo soprattutto mentre la luce del giorno svaniva- o, per meglio dire, il giorno indugiava, e gli ultimi richiami degli ultimi uccelli risuonavano nel cielo dorato dai vecchi alberi - potevo passeggiare nel parco e godere, quasi con una sentimento di possesso che mi divertiva e insieme mi lusingava, della bellezza e del decoro del luogo. Era un piacere per me in quei momenti sentirmi tranquilla e in pace con la mia coscienza; e anche forse pensare che con la mia discrezione, con il mio calmo buon senso e in generale con le mie alte qualità davo senza dubbio piacere - se mai vi avesse pensato! - alla persona che mi aveva convinto con la sua insistenza. Ciò che stavo facendo era quanto egli aveva ardentemente sperato e mi aveva chiesto personalmente, e che io fossi in grado, dopo tutto, di farlo, mi dava una gioia anche più grande di quella che avrei potuto aspettarmi. Oso dire che mi consideravo, in poche parole, una giovane eccezionale, e mi confortava la certezza che ciò sarebbe stato sempre più chiaro a tutti. Bene, avevo proprio bisogno di essere eccezionale per poter affrontare le cose eccezionali che di lì a poco avrebbero cominciato a verificarsi. Accadde all'improvviso un pomeriggio nel bel mezzo della " mia " ora (….).  Mi sembra di udire ancora, mentre scrivo,  il silenzio totale in cui si spensero tutti i rumori della nottte. Le cornacchie smisero di gracchiare nel cielo dorato, e l'ora amica smarrì per il momento tutta la sua voce. Ma nient'altro era mutato nella natura, a meno che non fosse per un mutamento che io vedevo con eccezionale chiarezza. L'oro stava ancora sospeso nel cielo, l'aria era limpida, e l'uomo che mi osservava da sopra i merli sembrava un ritratto nella sua cornice. Fu per questo che pensai, con straordinaria rapidità, a tutte le persone che avrebbe potuto essere e che non era.

H.James, Giro di vite, ed.Einaudi
traduzione di Fausta Cialente

Molti sono gli adattamenti cinematografici di The turn of screw ma  la riscrittura che più mi incanta  - e che rende molto bene il tema di fondo del racconto di James, ovvero quello dell’incanto dell’innocenza e della dolente coscienza della sua perdita - è quella di Benjamin Britten.  L’opera del musicista inglese ( su libretto di  Myfanwy Piper ) fu allestita e rappresentata per la prima volta a Venezia, presso il teatro La Fenice, nel 1954.
La scena dell’opera di Britten corrispondente al passo del racconto di James che ho sopra riportato è la IV del I Atto. Eccola  ( per l'ascolto qui )


 SCENA IV: La torre
Le luci illuminano di nuovo la casa. Ora si vede la torre. È sera. Una dolce estate.

 (entra l’ istitutrice )

ISTITUTRICE
Com’è bello. Ogni giorno mi sembra più splendido. E i cari bambini mi incantano sempre di più.
Le mie prime sciocche paure sono ora tutte scomparse e allontanate
 – quell’ansia palpitante quando non riuscivo a dimenticare la lettera, quando udivo un grido
tremendo nella notte e una volta un passo lieve accanto alla mia porta.
Solo una cosa vorrei, poterlo vedere e mostrargli come sono fedele ai suoi ordini.
Gli uccelli volano al nido su quegli alberi grandi e anch’io sono a casa. Sola, tranquilla, serena.
 (Quint compare sulla torre)
Ah! Eccolo!
(Quint la guarda fissa, poi si volta e scompare)
No! No! Chi è? Chi? Chi può essere?
Non un servo! Li conosco tutti.
Chi è, chi? Chi può essere?
Un estraneo curioso? Ma com’è entrato qui?
Chi è, chi?
Un pazzo terribile rinchiuso qui? Un intruso? Un ladro?




da The Turn of screw di B. Britten
Chi è, chi? Chi può essere?





Qui un illuminante scritto di Raffaele sul racconto di James

4 commenti:

  1. Ciao Giacinta, ti ho risposto sotto al tuo post nel mio blog. Grazie di cuore per l'interesse e l'attenzione. Condivido pienamente la segnalazione che hai fatto dell'opera di Britten che coglierò l'occasione per ascoltare ma che so essere di grande pregio, tra l'altro proprio alla fine dell'anno scorso è stata data qui a Milano, alla Scala.

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  2. Grazie a te, Raffaele,il tuo blog è per me un punto di riferimento importante:-)
    Buona giornata!

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  3. Adoro James, ma non so nulla di musica classica contemporanea. Ora voglio vedere l'opera di Britten. Grazie :-)

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  4. Britten ha messo in musica molte composizioni letterarie. Potrebbero piacerti diverse cose. C'è un Midnight's summer dream bellissimo e poi ha musicato versi di Rimbaud, Blake..

    Ti lascio qui un link utile

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