sabato 29 ottobre 2016

Il cagnolino del Barocci


Del Barocci, l'enciclopedia narra che era di Urbino, dove nacque in un anno imprecisato tra il 1528 e il 1535; e che il suo vero nome era Francesco Fiori. Dice anche che si ispirò a Raffaello e a    Correggio, e che  "avviò un manierismo prebarocco".
Non m'intendo di queste cose, e la storia dell'Arte non è il mio forte (ammesso che io ne abbia uno). Però mi piace girare per le mostre, e in una di queste, anni fa, mi sono imbattuto nel Barocci, o meglio in un suo dipinto di dimensioni molto grandi. In un angolino, in basso, c'era un cagnolino; ho dimenticato tutto il resto e mi sono fermato a guardarlo.


 In seguito ho scoperto che il Barocci lo ha fatto spesso, di mettere dei cagnolini negli angoli nascosti delle sue opere, sotto ponderosi ritratti e allegorie sacre o mitologiche. Era una prassi normale, lo facevano anche tanti altri pittori importanti: per esempio, Rubens ha dipinto dei cagnolini ancora più belli di quelli del Barocci. Dietro agli animali c'era quasi sempre un significato simbolico, ho scoperto in seguito: il cane significa fedeltà, l'ermellino purezza, e così via. Sono cose belle da sapere, ma a me piace pensare che i grandi pittori si volessero proprio divertire, come quando dipingevano i leoni di San Gerolamo o mettevano le giraffe e i cammelli nelle Adorazioni dei Magi. Non è un approccio da storico dell'Arte: lo so, me ne rendo ben conto e me ne scuso; ma, da quella mostra, ogni volta che vedo un quadro del Barocci vado subito in un angolo a cercare il cagnolino; e se non lo trovo rimango molto deluso.


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