Il cavallo di Brunilde si chiama Grane (cfr. Richard Wagner, Il crepuscolo degli dèi). Nomen Omen? Noi speriamo di no...
venerdì 10 dicembre 2021
La consistenza dei sogni
Da "Ottaedro" di Julio Cortázar ed. Einaudi
Tu che mi leggi, non ti è mai capitata quella cosa che comincia in un sogno e che torna in molti sogni ma non è quello, non è solamente un sogno? Qualcosa che è lì, ma dove, come; qualcosa che capita sognando, certo, puramente sogno ma dopo anche lì, in altro modo perché morbido e pieno di buchi ma lì mentre ti lavi i denti, nel fondo della coppa del lavabo, continui a vederlo mentre sputi il dentifricio o metti la faccia sotto l’acqua fredda, e già assottigliandosi ma ancora lo senti afferrato al tuo pigiama, alla base della lingua mentre scaldi il caffè, lì, ma dove, come, incollato al mattino, con il suo silenzio nel quale già entrano i rumori del giorno, il radiogiornale perché abbiamo acceso l’apparecchio e siamo svegli e alzati e la vita continua. Maledizione, maledizione, ma com’è possibile, che cos’è questa cosa che fu, che fummo in sogno ma che è altro, torna ogni tanto ed è lì, ma dove, come è lì e dove è lì?
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"Siamo fatti anche noi della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita" diceva Shakespeare, e scusa la mia mania degli aforismi ma trovo che si molto calzante con il tuo post.
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda mi sono trovato molte volte nella dimensione che hai ben descritto quando al mattino ti svegli e fai tutte quelle cose che fanno tutti (e cioè lavarsi, far colazione, ascoltare la radio, vestirsi ecc.) e nel mentre penso: "Ho fatto un sogno stanotte...ma cosa ho sognato?" e cerco di riacciuffare le immagini e il significato di quel sogno. A volte ci riesco altre volte no. O per meglio dire a volte compaiono i famosi "Déjà Vu" e allora molte cose tornano alla mente.
Un salutone e alla prossima
È un passo tratto da uno dei racconti di “Ottaedro” di Cortazar. L’autore narra di come un amico scomparso anni e anni prima compaia nei suoi sogni e continui a avere una qualche consistenza anche dopo il risveglio. La citazione che hai riportato è assolutamente calzante. Prospero è artefice di illusioni che sono realtà per chi si affida ai sensi per dare consistenza a ciò che percepisce. Grazie e buona giornata!😊
RispondiEliminaAltra opera di un altro grande autore. Grazie mille. Ricambio con una citazione, restando in tema, di un autore italiano: Antonio Tabucchi, a mio parere un genio. Ma le sue opere, tranne Sostiene Pereira e poco altro, sono purtroppo poco conosciute: Notturno indiano, Il gioco del rovescio, Piccoli equivoci senza importanza, Requiem, Per Isabel, ecc. dovrebbero far parte della cultura italiana e non solo. Ecco la citazione di Tabucchi, tratta da I volatili del Beato Angelico: " È difficile dire come è fatta la mia penombra, e che cosa significa. È come un sogno che sai di sognare, e in questo consiste la sua verità: nell'essere reale al di fuori del reale."
RispondiEliminaGrazie ancora e buon weekend,
Subhaga
Sono un'estimatrice di Tabucchi e ti ringrazio per la citazione che hai riportato. Non la conoscevo ed è straordinario il modo in cui Tabucchi riesca a dare alla penombra, così difficilmente descrivibile, una definizione illuminante ( contraddittorio l'aggettivo che ho utilizzato, visto che luce e ombra dovrebbero escludersi a vicenda, ma tanto è ). Grazie!
EliminaAndré Breton osserva che talvolta, quando la sera si appoggia la testa sul cuscino, ancor prima di addormentarsi, ci si ritrova, in modo allo stesso tempo vago ma preciso, nell'atmosfera di un sogno fatto la notte prima e dimenticato al risveglio, come se col sonno già prossimo ci si apprestasse a riprendere il corso di un'esistenza coerente, interrotta dalle ore della veglia. E avanza l'ipotesi che potrebbe ben essere così, che l'esistenza rilevante, autentica, fosse quella della notte e del sonno, mentre la veglia non ne sarebbe che una poco significativa interruzione: un sogno senza conseguenze. L'esperienza di ritrovarmi, la sera, prima di addormentarmi, nell'atmosfera indubitabile di un sogno che riemerge pur vago dall'oblio è capitata diverse volte anche a me...
RispondiEliminaUna delle favole che più si sono radicate in me è quella della piccola fiammiferaia. In questa fiaba cadono come non mai i confini netti tra realtà e illusione ed è proprio quest'ultima che aiuta la bambina infreddolita e affamata a non lasciarsi andare allo sconforto e a vivere, anche se per pochi attimi, in una "realta" meno misera, sganciata dalla necessità, da ogni limite imposto dalla condizione "diurna". In fondo basta non negare, non soffocare la dimensione "notturna" ( che possiamo prolungare - se questo ci è possibile - anche in stato di veglia - per sentirsi più liberi.. )Ti confesso che quando ho letto il racconto di Cortazar ho pensato a come continui anche io a sentire vicino chi fisicamente non c'è più ).
EliminaIl punto è che esistono scrittori che hanno le parole per dirlo, perché è vero, questa cosa esiste, ma io non avrei saputo raccontarla.
RispondiEliminaLa scrittura, come il sogno, è un mezzo di conoscenza e un balsamo. Senza la buona letteratura penso ci sentiremmo perdute, impoverite.
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