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Quando trovava la porta della mia stanza chiusa, si metteva seduto con un’espressione così desolata che mia madre apriva e mi chiedeva se non avevo cuore a lasciarlo fuori così; e quando provavo a rimettere il rock il gatto se ne andava a dormire, ma in un’altra stanza, non prima di avermi lanciato un’occhiata di rimprovero e forse anche di disprezzo, perché per lui quella non era musica. Non amava neanche lo Stravinskij di “La sacre du Printemps” che per lui era un’accozzaglia di suoni senza senso; ma gli piaceva "Petruska" e sicuramente avrebbe amato molto le sinfonie di Bruckner, ma a quell’epoca non lo avevo ancora scoperto (con gli lp da girare ogni venti minuti, ascoltare il fluviale Bruckner non era facile).
Ho detto che andava a dormire, perché da me non dormiva. Un gatto che dorme, si sa, è un gatto stravaccato o appallottolato; invece il mio amico in ascolto era sempre composto, si metteva comodo con le zampine sotto il corpo, in posa quasi da sfinge, immobile e con gli occhi chiusi, ma con le orecchie ben tese e attente, sistemate nella posizione migliore per percepire nel modo migliore il suono che usciva dalle casse dello stereo. E, quando il disco finiva, usciva dal suo samadhi; apriva gli occhi, consentiva ad essere spostato e mi permetteva (mi spingeva?) di alzarmi per cambiare il disco, operazione che oggi con i CD sarebbe evitabile. Dopodiché, tornava nella sua posizione preferita (addosso a me, naturalmente: chi conosce i gatti sa cosa intendo) e riprendeva l’ascolto. Non per questo cessò di inseguire le carte di caramella, o di arrampicarsi sugli alberi quando poteva scendere in giardino: in fin dei conti, era pur sempre un gatto e, si sa, gatti si nasce e non si diventa.
Ho detto che andava a dormire, perché da me non dormiva. Un gatto che dorme, si sa, è un gatto stravaccato o appallottolato; invece il mio amico in ascolto era sempre composto, si metteva comodo con le zampine sotto il corpo, in posa quasi da sfinge, immobile e con gli occhi chiusi, ma con le orecchie ben tese e attente, sistemate nella posizione migliore per percepire nel modo migliore il suono che usciva dalle casse dello stereo. E, quando il disco finiva, usciva dal suo samadhi; apriva gli occhi, consentiva ad essere spostato e mi permetteva (mi spingeva?) di alzarmi per cambiare il disco, operazione che oggi con i CD sarebbe evitabile. Dopodiché, tornava nella sua posizione preferita (addosso a me, naturalmente: chi conosce i gatti sa cosa intendo) e riprendeva l’ascolto. Non per questo cessò di inseguire le carte di caramella, o di arrampicarsi sugli alberi quando poteva scendere in giardino: in fin dei conti, era pur sempre un gatto e, si sa, gatti si nasce e non si diventa.
Giuliano Bovo
( qui )
Un gatto così poteva capitare solo a Giuliano, però si sa che i siamesi sono nobili. Al mio cane, che è decisamente plebeo, piace quando cambiamo stanza (io soggiorno perennemente nel tinello) e andiamo in "sala" a guardare la televisione. Non so perché. Lui non la guarda, ma si vede che la situazione gli piace moltissimo. Siccome io non ho il digitale e uso la (vecchissima) TV unicamente come schermo per i DVD, immagino che associ la televisione a un'atmosfera di gradevoli aspettative e distensioni. Però ultimamente la TV, per pigrizia, non la guardo quasi più, e il cane soffre, poverino.
RispondiEliminaNon ho esperienza di cani e gatti ( solo di pesciolini ) ma sono incuriosita dai loro comportamenti. Nobili o plebei che siano, gli animali domestici ci fanno intravedere un modo diverso di sentire, qualcosa che a noi sfugge. Grazie per il tuo racconto!:-)
EliminaGrazie per questi "ripescaggi" :)
RispondiEliminaE' uno dei primi racconti che lessi di Giuliano. E' graziosissimo! :-)
EliminaAnch'io tempo fa avevo una gatta "musicofila". Gli piaceva la musica classica di vario genere, l'opera lirica anche ma un po' meno. Il rock poco e niente (più niente, salvo qualche eccezione). Notai che gli piacevano Mozart, Beethoven e Rossini. Con "Il Clavicembalo ben temperato" di Bach ascoltava arrotolata in un angolo della stanza e poi dormiva per almeno un paio d'ore. In realtà non viveva nella casa dove abitavo. Come dicevamo con gli altri inquilini che la conoscevano lei era "a pensione completa" (colazione, pranzo, cena e alloggio) da due pensionati al quarto piano. Poi ogni tanto scendeva ai piani inferiori in base alle simpatie che aveva. Per prima cosa ti odorava i piedi ("Strano" pensai). Poi ti guardava ed entrava in casa ma raramente mangiava da me. Qualche volta mangiava le acciughe che avanzavano quando le facevo al forno con le patate alla genovese, ma per il resto era solo una visita. Ha vissuto per 18 anni e poi ahimè è morta. Era di razza soriana. Del resto non sono tipo da tenere animali. Per me sono liberi e liberi li lascio stare. Poi se vengono a casa per qualche ora va bene, ma per il resto non ne tengo.
RispondiEliminaBello da leggere il post di Giuliano. Mi ha fatto tornare indietro piacevolmente di un po' di anni.
Un salutone
Un bel ricordo! Grazie! Penso che la gatta abbia passato delle ore piacevoli a casa tua:-)
RispondiEliminaMa la foto di Franck Zappa che c'entra? Lui c'entra sempre, un genio dove lo metti lo metti bene.
RispondiEliminaBello sto racconto di Giuliano, chissà se i siamesi amano la sinfonica e gli europei il rock, all'Havana Brown piacciono di sicuro i ritmi cubani si, dev'essere così.
Ciao.
Zappa è un musicista e ha tra le braccia un siamese ma, forse, hai ragione, non è ragion sufficiente😊
RispondiEliminaChe potenza questo micio! Ah...se gli animali potessero parlare!
RispondiEliminaSe parlassero, perderebbero però gran parte del loro enigmatico fascino, non pensi? ( e poi inizierebbero come noi a perdersi in discorsi inutili :-)
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