sabato 30 gennaio 2021

Da "Spillover" di David Quammen


Abbiamo aumentato il nostro numero fino a sette miliardi e più, arriveremo a nove miliardi prima che si intraveda un appiattimento della curva di crescita. Viviamo in città superaffollate. Abbiamo violato, e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e altri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le comunità che vi abitavano. A colpi di sega e ascia, ci siamo fatti strada in Congo, in Amazzonia, nel Borneo, in Madagascar, in Nuova Guinea e nell’Australia nordorientale. Facciamo terra bruciata, in modo letterale e metaforico. Uccidiamo e mangiamo gli animali di questi ambienti. Ci installiamo al posto loro, fondiamo villaggi, campi di lavoro, città, industrie estrattive, metropoli. Esportiamo i nostri animali domestici, che rimpiazzano gli erbivori nativi. Facciamo moltiplicare il bestiame allo stesso ritmo con cui ci siamo moltiplicati noi, allevandolo in modo intensivo in luoghi
dove confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, anatre, pecore e capre - e anche centinaia di ratti del bambù e zibetti. In tali condizioni è facile che gli animali domestici e semidomestici siano esposti a patogeni provenienti dall’esterno (come accade quando i pipistrelli si posano sopra le porcilaie) e si contagino tra di loro.
 In tali condizioni i patogeni hanno molte opportunità di evolvere e assumere nuove forme capaci di infettare gli esseri umani tanto quanto le mucche o le anatre. Molti di questi animali li bombardiamo con dosi profilattiche di antibiotici e di altri farmaci, non per curarli ma per farli aumentare di peso e tenerli in salute il minimo indispensabile per arrivare vivi al momento del macello, tanto da generare profitti. In questo modo favoriamo l’evoluzione di ceppi batterici resistenti. Importiamo ed esportiamo animali domestici vivi, per lunghe distanze e a grande velocità. Lo stesso avviene per certi animali selvatici usati in laboratorio, come i primati, o tenuti come esotici compagni. Commerciamo in pelli, contrabbandiamo carne e piante, che in certi casi portano dentro invisibili passeggeri patogeni. Viaggiamo in continuazione, spostandoci da un continente all’altro ancora più in fretta di quanto faccia il bestiame. Dormiamo in alberghi dove magari qualcuno prima di noi ha starnutito e vomitato. Mangiamo in ristoranti dove magari il cuoco ha macellato un porcospino prima di pulire i nostri frutti di mare. Visitiamo templi pieni di scimmie in Asia, mercati in India, paesini pittoreschi in Sudamerica, siti archeologici polverosi in Nuovo Messico, fattorie nei Paesi Bassi, grotte piene di pipistrelli in Africa orientale, ippodromi in Australia - e ovunque respiriamo la stessa aria, diamo da mangiare agli animali, tocchiamo tutto, diamo la mano ai simpatici abitanti del luogo. Poi risaliamo su un bell’aeroplano e torniamo a casa. Siamo punti da zanzare e zecche. Cambiamo il clima del globo con le nostre emissioni di anidride carbonica e spostiamo le latitudini a cui le suddette zanzare e zecche vivono. Siamo tentazioni irresistibili per i microbi più intraprendenti, perché i nostri corpi sono tanti e sono ovunque.

Tutto ciò che ho appena scritto si può rubricare sotto la voce « ecologia e biologia evolutiva delle zoonosi ». Le circostanze ambientali forniscono opportunità per gli spillover*. L’evoluzione le coglie, esplora le potenzialità e dà gli strumenti per tramutare gli spillover in pandemie.


David Quammen ,"Spillover , ed. Adelphi


*Per Spillover si intende il salto da una specie a un'altra di un agente patogeno

12 commenti:

  1. Ha ragione il coniuge: finirò per leggerlo!

    Ti saresti divertita nel vedermi mentre allargavo la foto a dismisura per sbirciare tra i tuoi libri...

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  2. Il primo e l'ultimo capitolo sono i più interessanti. Tutti gli altri descrivono in modo minuzioso le zoonosi che si sono moltiplicate a partire dal secolo scorso. Ho trovato alcuni resoconti insostenibili anche se interessanti ( troppi animali e persone sofferenti.. )
    In quella piccola parte delle librerie distribuite in diversi ambienti del mio appartamento ci sono libri di scrittori americani:-) ( in prima fila tutti gli scritti di Paul Auster pubblicati in Italia ).
    ;.)

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  3. Questo Quammen secondo me fa troppo un'insalata pandemica. Anche perché, ammesso che sia come la vede lui - e sicuramente ci sono dei motivi per pensarlo - l'unica soluzione prospettabile è una diminuzione drastica dell'umanità, o per via pandemica, o per via di un drastico cambiamento delle nostre abitudini di vita che porterebbe a un crollo economico mondiale. Resta il fatto che le epidemie devastanti c'erano anche ben prima, e generalmente arrivavano dall'Asia sulle rotte commerciali. Non per questo sono stati aboliti i commerci. In tutto ciò, la mia vera compassione va agli animali. Sono diventata quasi completamente vegetariana e se potessi lo sarei del tutto, proprio perché non mando giù come noi trattiamo gli animali. Se c'è un dio ci punirà per questo. O magari, come suggerisce Quammen, ci sta già punendo...

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    1. Nell'ultimo capitolo del saggio, Quammen ricorda un fenomeno verificatosi negli anni Novanta in Montana a cui ha personalmente assistito: a giugno gli alberi erano completamente spogli a causa di una "esplosione " di un tipo di lepidotteri che avevano banchettato senza complimenti. Nel contempo, così come erano comparsi, nel giro di poco tempo erano spariti, "consumati", "liquefatti" da un virus che, proprio in virtù dell'esplosione dei lepidotteri aveva trovato il modo di diffondersi più facilmente. E' facile mettere in relazione l'esplosione della nostra specie e la facilità con cui certi virus possono moltiplicarsi e diffondersi. Con o senza virus, in ogni caso, la crescita demografica e la società dei consumi crea squilibri e lo sappiamo. Qualcosa deve cambiare.

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  4. Cara Giacinta bel post che hai scritto e prendo un po' di spazio per dire alcune cose. Non molto tempo fa avevo postato un aforisma di Sir. David Attenborough che diceva: "Siamo l'unica specie umana che sa inventare mondi e distruggerli" e come dargli torto? La storia dell'umanità è un continuo creare e distruggere in vari modi e le pandemie non nascono dal nulla.

    Un esempio che può sembrare banale. Se in una zona del mondo muoiono 100 pipistrelli è la NATURA che ne fa nascere altri 100 per riportare equilibrio, la natura NON l'Uomo. Ahimè, spesso quando l'Uomo mette mano alla natura combina guai. Tipo la mucca pazza, l'aviaria, la Sars e gli esempi non mancano. Ma questi problemi in passato erano, come dire, limitati ad alcune zone geografiche e quando hanno trovato il modo di espandersi hanno creato danni limitati (seppur gravi). Questa volta è nato un virus molto più forte, molto più resistente e molto più pericoloso dei precedenti. Sino a qualche anno fa pensavo al pericolo di un conflitto nucleare, ai problemi del terrorismo oppure ai disastri di una crisi ecologica visti gli uragani e gli eventi climatici che devastano il nostro pianeta. E invece un virus visibile al microscopio ha messo il mondo KO. Quando ho visto lo scorso anno le bare delle vittime delle virus portate via dai camion dell'esercito a Bergamo, in quel momento ho pensato che questo virus sarebbe entrato di forza nella storia della nostra società e avrebbe creato enormi problemi lavorativi, economici e psicologici.

    Dobbiamo imparare qualcosa da tutto questo. Probabilmente non possiamo più andare avanti come prima del virus, soprattutto spadroneggiando ai danni della natura, perché la natura è molto più potente di quel che pensiamo e di quel che vediamo. La natura esiste da prima che noi veniamo in questo mondo. Prendo spunto da un film di alcuni anni fa, "Ultimatum alla Terra", dove un solo Alieno viene sul nostro pianeta, con un robot, vuol parlare all'ONU sul fatto che il nostro pianeta è al limite ma non riesce nell'intento a causa del potere del governo americano. Ad un certo punto l'alieno in un colloquio con un premio Nobel dice: "Il problema non è la tecnologia. Il problema siete voi: trattate la terra come vi trattate fra voi stessi"...ecco, direi che questo è un problema centrale.

    Questo libro uscito nel 2012 ha aperto un capitolo, ha saputo vedere con anticipo qualcosa che era in embrione.
    Grazie per lo spazio e un salutone

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  5. Grazie a te per l'intervento il cui contenuto condivido. La coscienza che il problema siamo noi può essere acquisita, purtroppo, solo quando si è colpiti direttamente.
    p.s.
    Ciò che hai letto non è mio; ho riportato un sequenza dell'ultimo capitolo di "Spillover" di David Quammen

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    1. Si certo, avevo capito che hai riportato un estratto da "Spillover". Per il resto penso che solo quando si arriva davanti "al bivio" sia possibile fare delle scelte radicali, almeno così sembra se vediamo il comportamento umano. Quando arrivi al dunque ci si rende conto che non ci sono poi così tante scelte da fare, ma bisogna farle.
      Ancora grazie e buona domenica

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    2. Scusami! Avrei dovuto capirlo ma preferisco sempre precisare quando non sono sicura di aver ben interpretato!
      Cari saluti e grazie!

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  6. Agghiacciante. E purtroppo anche inevitabile. È evidente che ogni pandemia sia esattamente la risultante di ciò che tanto bene è descritto in questo libro. Grazie per averlo citato, lo leggerò anche nella classe terza, nella quale il tema principale è proprio l'emergenza ambientale e le pandemie.

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  7. Ho letto Spillover dopo averne sentito parlare da un mio amico naturalista. L’ho proposto anche ai miei allievi. Alcuni mi hanno ringraziato per questa lettura che a detta loro “apre gli occhi” sulle reali prospettive future.

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  8. Non posso che condividere quanto espresso sopra da Luz. Pur non avendo letto il libro, è pienamente condivisibile la teoria che parte dal concetto di causa/effetto e lo sviluppa come fa l'autore, dettagliatamente.
    Anche se in modo diverso e senza averne le basi scientifiche, io, ad esempio, ho questa strana impressione che l'incalzare della frequenza dei terremoti sia dovuta agli stress della crosta terrestre, dovuti alla concentrazione nelle metropoli di edifici sempre più alti. Causa-effetto sulle faglie terrestri?
    Non so, in fondo in fisica ero una schiappa.

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  9. Non ti posso aiutare perché, gemellina, ero una schiappa in Fisica anche io :-)

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