dove confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, anatre, pecore e capre - e anche centinaia di ratti del bambù e zibetti. In tali condizioni è facile che gli animali domestici e semidomestici siano esposti a patogeni provenienti dall’esterno (come accade quando i pipistrelli si posano sopra le porcilaie) e si contagino tra di loro.
Il cavallo di Brunilde si chiama Grane (cfr. Richard Wagner, Il crepuscolo degli dèi). Nomen Omen? Noi speriamo di no...
sabato 30 gennaio 2021
Da "Spillover" di David Quammen
dove confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, anatre, pecore e capre - e anche centinaia di ratti del bambù e zibetti. In tali condizioni è facile che gli animali domestici e semidomestici siano esposti a patogeni provenienti dall’esterno (come accade quando i pipistrelli si posano sopra le porcilaie) e si contagino tra di loro.
mercoledì 20 gennaio 2021
Mitologia degli imenotteri
Le rare vespe sopravvissute al lungo inverno sussurrano alle larve di primavera, mentre le nutrono e le massaggiano con delicatezza, leggende e vicissitudini di ciò che hanno visto, del freddo atroce e del grigiore invernale; le nuove vespe pensano alla vespa che ha visto la neve come ad una divinità primigenia, così come noi facciamo con Adamo ed Eva.
L’estate è L’Eden; l’inverno e il gelo sono la Punizione; la primavera è la Resurrezione.
Giuliano, 8.8.2006
mercoledì 13 gennaio 2021
- Si fa una gran fatica a sbocciare, - mi disse ridendo il fiore
- Si fa una gran fatica a sbocciare, -
mi disse ridendo il fiore;
e fa fatica il seme a germogliare,
è una fatica che costa dolore.
Il rischio poi è di farti calpestare,
o di finire sottoterra a marcire,
invece di fiorire sulle aiuole.
E' un rischio che si corre ed è da fare,
ma io voglio ritornarmene a dormire.
Nel fiero sonno io voglio sognare,
voglio sognare che posso anch'io fiorire,
voglio fiorire e poi rinascere e morire,
e che i miei frutti sian dolci da mangiare.
da "Stagioni" di Giuliano Bovo
( illustrazione di Grandville )
domenica 10 gennaio 2021
Libri e malattia
Una cosa che mi hanno insegnato, per sempre, i fratelli, entrambi medici, dei miei genitori, è che le malattie vanno assecondate e, salvo i casi più gravi, lasciate libere di fare il loro corso, senza scorciatoie e e dosi massicce di farmaci. Così, quando da ragazzi la febbre si impossessava di noi, ci dovevamo disporre con pazienza a un lungo periodo di letto e riposo. Non disponendo della televisione, ma avendo tutte le pareti di casa foderate di libri, la lettura fu l’antidoto migliore contro la noia e l’esasperantemente lento trascorrere del tempo. E lo è, per me, ancora oggi.
Come, da bambini, dopo una malattia, ci si scopre fisicamente cresciuti ( non sono stato un ragazzo sano: infatti sono alto un metro e novantuno ), così, dopo la lettura di un grosso libro, la nostra personalità si allarga e approfondisce. A 9 anni divenni improvvisamente tutto blu, mi ammalai gravemente e dovetti sopportare una lunga convalescenza. Passata l’emergenza sopravvenne la noia. Non potevo alzarmi dal letto ed ero debolissimo. Così, alle quattro del pomeriggio, mio padre prese a rincasare anticipatamente e a
leggermi a puntate il Don Chisciotte. Quello fu probabilmente il mio battesimo con la letteratura e la vita. Era anzitutto piacevole che quel severo papà, sempre con il naso immerso in libri e giornali, dedicasse un po’ di tempo a leggermi un libro. Era un lettore caldo e appassionato. Gli piaceva raccontare e vedere sul mio volto le reazioni. Si sentiva che i suoi antenati siciliani avevano avuto familiarità, tra pupi e carretti, con le storie dei cavalieri antichi. Parteggiava apertamente per il cavaliere della Mancia e riservava a Sancho Panza una voce tignosetta, decisamente antipatica. Amava e si identificava con il "malato" Don Chisciotte. Il ritorno del reale era anche per lui sempre fonte di tristezza.Così, da piccolo, ho scoperto che ci sono dei libri che possono essere veramente letti e gustati soltanto se si ha un lungo tempo a disposizione, senza eccessive interruzioni.
Francesco Maria Cataluccio, In occasione dell'epidemia, Ed. Casagrande
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sabato 2 gennaio 2021
Icaro
In Brueghel's Icarus, for instance, how everything turns away
quite leisurely from the disaster; the ploughman may
have heard the splash, the forsaken cry,
but for him it was not an important failure; the sun shone
as it had to on white legs disappearing into the green
water; and the expensive delicate ship that must have seen
something amazing, a boy falling out of the sky,
had somewhere to get to and sailed calmly on.
(Nell'Icaro di Brueghel, per esempio, come tutto si volta via comodamente dal disastro; l'uomo che sta arando ha sentito il rumore della caduta in mare, il grido di rinuncia, ma per lui non è stata una caduta importante; il sole splende come deve sulle bianche gambe che scompaiono nell'acqua verde; e la costosa delicata nave che deve aver visto qualcosa di sorprendente, un ragazzo caduto dal cielo, ha un qualche posto dove andare e naviga tranquillamente verso la sua meta.)