Zeffiro spira e il bel tempo rimena;
Amor promette gaudio - agli animali (...)
A parlare così non può essere che un
innamorato deluso; e infatti i due versi successivi lo spiegano con
chiarezza: "ognun vive contento io mi lamento, che Amor m'ha
fatto albergo di tormento".
Siamo a Venezia, nel 1509, quando
Franciscus Bossinensis pubblica il "Libro Primo delle Frottole";
e "frottola" è da intendersi come componimento poetico e
musicale. In questo libro si trovano molte di quelle che oggi
chiameremmo canzoni, ma scritte in stile alto e da grandi compositori
di quel tempo. Nomi che oggi diranno poco alla maggior parte di noi,
ma personaggi chiave nella storia della Musica: i veronesi Marchetto
Cara e Bartolomeo Tromboncino, per esempio, attivi a Mantova alla
corte dei Gonzaga. Tromboncino è con ogni probabilità un
soprannome, il nome di uno strumentista; ci ha lasciato composizioni
molto complesse, messe e polifonia, ma anche cose semplici e belle
come questa:
Zephiro spira e il bel tempo rimena
Amor promette gaudio agli animali
ogni un vive contento io me lamento
che Amor m'ha fatto albergo di
tormento.
L'ampia campagna dei bei fiori è
piena
ogni cor si prepara ai dolci strali;
Progne scordàta dell'antica pena
verso il nostro orizzonte spiega
l'ali.
Ogni un vive contento io me lamento
che Amor m'ha fatto albergo di
tormento.
(Bartolomeo Tromboncino, 1470 circa a
Verona-dopo il 1535 forse Venezia),
(qui nell'esecuzione di Roberta Invernizzi e dell'Accademia Strumentale Italiana diretta da Alberto
Rasi)
Qualche notizia sulla frottola, presa
dalla Garzantina della Musica (che riserva a questo termine una voce
molto più estesa): forma poetica e poi musicale, polifonica e di
origine popolare, diffusa tra 400 e 500, eseguibile anche come canto
monodico. Deriva dalla ballata, è affine allo spagnolo villancico;
Marchetto Cara e Tromboncino furono i più attivi in questo genere,
alla corte dei Gonzaga. Altre forme simili: barzelletta, capitolo,
ode, strambotto, eccetera. Queste forme popolari di poesia e musica
influenzarono poi la nascita del madrigale secentesco, come questa di
Monteverdi su testo di Francesco Petrarca. (per chi non se lo
ricordasse: Progne fu trasformata in rondine, Filomena è l'usignolo)
Zefiro
torna e 'l bel tempo rimena
E
i fiori e l'herbe, sua dolce famiglia,
E
garrir Progne e piagner Filomena,
E
Primavera candida e vermiglia.
Ridono
i prati e 'l ciel si rasserena,
Giove
s'allegra di mirar sua figlia,
L'aria
e l'acqua e la terra è d'amor piena,
Ogni
animal d'amar si racconsiglia.
Ma
per me, lasso, tornano i più gravi
Sospiri
che dal cor profondo tragge
Quella
ch'al Ciel se ne portò le chiavi;
E
cantar augelletti, e fiorir piagge,
E
'n belle donne honeste atti soavi
Sono
un deserto e fere aspre e selvaggie.
Francesco
Petrarca, dal Sesto Libro de' Madrigali di Claudio Monteverdi