mercoledì 13 febbraio 2019

Fiori recisi


Si aspettava i fiori, da me, per l'onomastico; ma a casa mia l'onomastico era sempre stato qualcosa di molto leggero, quasi inconsistente. Del genere: "è il tuo onomastico, auguri"; si risponde "grazie" e tutto finisce lì. Qualcosa avevo sospettato sul lavoro, quando i meridionali dicevano a noi lombardi "sei tirchio, è il tuo onomastico e non paghi nemmeno il caffè"; ma io pensavo che fosse uno scherzo tra compagni di lavoro. Invece, no: la mia quasi signora (nel senso che io l'avrei sposata, lei non so - oggi qualche dubbio ce l'ho), milanesissima ma con i nonni materni siciliani, era molto legata all'onomastico e io non lo sapevo ancora. Insomma, avevo toccato con mano un confine culturale: a Nord dell'onomastico non sappiamo bene cosa fare, a Sud (da dove comincia questo confine invisibile?) invece ci tengono molto. Si aspettava da me dei fiori, per la precisione delle rose a gambo lungo; il giorno dopo era San Valentino e su quello ero preparato, invece andò così, con una crisetta poi superata ma che era in realtà una delle prime crepe visibili in modo manifesto. Per San Valentino mi ero poi presentato con le rose a gambo lungo, che costano una fortuna - soprattutto a febbraio perché chissà da dove vengono (anche dal Kenya, se non ricordo male), ma a me i fiori recisi non sono mai piaciuti. D'estate, sì, si raccolgono fiori in giardino e si mettono in vaso (anche perché poi sfioriscono presto, rose e tulipani), oppure si va nei prati e si raccoglie quel che c'è (i ranuncoli sono bellissimi), ma l'idea di spendere tutti quei soldi mi turbava prima e mi turba ancora di più oggi. Però i fiori recisi a molte donne piacciono, si continua a regalare fiori anche rari e costosi, c'è tutto un linguaggio dietro che io continuo a ignorare. Che fare, che dire: avevo altre qualità ma non questa. Da allora sono rientrato nei ranghi, facevo ed ho fatto altri regali (anche molto costosi) ma i fiori, mai più fiori a meno che non siano per i vasi sul balcone o per il giardino. Non recisi, almeno finché posso decidere io.


(Henri Fantin-Latour, 1883)

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