lunedì 19 novembre 2018

Lumaca, lumachina...

(Baviera 1037 forse)
« Peppino! Mascalzon! ». Perché credere che abbia fatto qualcosa e che si meriti delle parolacce? Macché! E' tanta la simpatia che ispira che perdon la testa e gli tiran dietro degli insulti, gli lanciano degli improperi, proprio come la signora Carla che abbracciava il povero Sergino così stretto da fargli male. Da Villa Daverio, sua patria, é venuto a Milano a far campagna. La sua mamma tiene aperta la casa dei signori. A Villa i nonni di Peppino hanno su una trattoria e lui non se lo dimentica neanche qui tanto che in portineria chiede se non c'è il mezzo di avere un marsalino!
A quattr’anni Peppino é tarchiatello, ma la bocca sempre mezzo aperta; non per parlare, ma in attesa delle cibarie. La sua vita è orientata verso l'alimentazione. A cementare il caffè e latte colla pasta asciutta del mezzodì alle dieci e mezzo mangia pane e cioccolatta; alle quattro manda giù una semolina così spessa da impastare l'anima col corpo. I confetti degli sposi Giussani a uno a uno se li è mangiati tutti lui. Quando non ce ne sono stati più, i suoi sguardi son diventati insistenti e indiscreti e siccome non valevano né parole né gesti da consummatum est mi sono deciso a render costante la consuetudine e nell’impossibilità di aver sottomano un altro matrimonio ho sostituito i confetti nuziali con le caramelle del droghiere. Quando Peppino ebbe in mano il pacchetto, si ritirò precipitosamente in casa e non ne uscì che dopo due ore con un’aria piuttosto disgustata. Al tribunale materno non seppe poi dar conto del contenuto del pacchetto e gli venne applicato il Convenant sull'articolo sedici! Chiuso il periodo sanzionista, Peppino tornò alle mie finestre e fece dei saltini per guardar dentro se ci fosse qualcuno: « Al gh'é mia l’avocat? ». C’ero e ho mangiato la foglia, ma il secondo pacchetto di caramelle venne consegnato alla genitrice per il razionamento.
Peppino ha trovato una lumaca tra l'erba e me la porta. La metto sul Codice di Procedura Civile e aspetto che si muova. Non si muove. La bestiola è in casa e non esce. Allora le canto la canzonetta francese:


Bête, bête aux cornes,
montre moi tes cornes
si non
je te casse
ta maison...


Peppino mi guarda stupito: ma come, a Milano parlano così?

Bête, bête aux cornes,
montre moi tes cornes...


La cantilena che si ripete ininterrottamente e lo circonda di una onda melodica, comincia a lasciargli intravedere un significato. Gli occhietti diventano furbissimi. Nelle parole "cornes" e "si non" Peppino intuisce che c'è un invito e una minaccia... poi si irradia; ha afferrato finalmente che si allude alle corna e al guscio! Proprio in quel punto la lumaca mette fuori la testa e comincia a strisciare adagio... adagio sulla copertina del Codice...

Delio Tessa, da "Ore di città" (ed. Scheiwiller) Faccetta furba della Brianza, pag.68


PS: Io la sapevo così: Lumaga lumaghén, tira fora i to curnén... ,( senza minacce però )
(mia mamma, che la recita ancora ogni tanto, è originaria di Parma)



(Charles Bennett 1858)


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