sabato 2 dicembre 2017

I simboli degli Apostoli


Matteo comincia a scrivere come di un uomo, Marco inizia dalla profezia di Malachia e da Isaia: il leone. Luca dal sacerdozio di Zaccaria: il toro. Giovanni parte dal Verbo, quindi vola alto come un'aquila. 
Matteo dalla genealogia; il toro per il sacerdozio cioè i sacrifici a Dio; il leone è la voce che grida nel deserto. Viene da San Gerolamo, contra jovinarum. (20.5.1999)



In Babilonia, Ezechiele vide in una visione quattro animali o angeli, «e avevano ciascuno quattro facce, e quattro ali » e «quanto alla sembianza delle loro facce, tutti e quattro avevano una faccia d’uomo, e una faccia di leone, a destra; e parimente tutti e quattro avevano una faccia di bue, e una faccia d’aquila, a sinistra». Camminavano dove li portava lo spirito, «ciascuno diritto davanti alla sua faccia», o alle sue quattro facce, talvolta crescendo magicamente nelle quattro direzioni. Quattro ruote «alte spaventevolmente» seguivano gli angeli, ed erano gremite d’occhi tutt'intorno


Reminiscenze di Ezechiele si ritrovano negli animali dell’Apocalisse di san Giovanni (capitolo IV), dove si legge:
E davanti al trono c'era come un mare di vetro, simile a cristallo; e quivi in mezzo, ove era il trono, e d’intorno a esso, v’erano quattro animali, pieni d’occhi, davanti e di dietro. E il primo animale era simile a un leone, e il secondo animale simile a un vitello, e il terzo animale avea la fascia come un uomo, e il quarto animale era simile a un’aquila volante. E i quattro animali avevano per uno sei ali d’intorno, e dentro erano pieni d’occhi; e non restano mai, né giorno, né notte, di dire: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio, l’Onnipotente che era, che è, e che ha da venire!
Lo Zohar, o Libro dello Splendore, aggiunge che i quattro animali si chiamano Haniel, Kafziel, Azriel e Aniel, e che guardano a Oriente, a Nord, a Sud e a Occidente.
Stevenson si domandò che cosa mai, se cose simili c’erano in cielo, non dovesse esserci all’inferno. Dal citato luogo dell’Apocalisse derivò Chesterton la sua illustre metafora della notte: «un mostro fatto d’occhi».
Hayoth (esseri viventi) si chiamano gli angeli quadrupli del Libro di Ezechiele; per il Sefer Yetsirah sono i dieci numeri che servirono, con le ventidue lettere dell’alfabeto, per creare questo mondo; per lo Zohar, discesero dalla regione superiore, coronati di lettere.


Dai quattro rostri degli Hayoth derivarono i loro simboli gli evangelisti: a Matteo toccò l’angelo, a volte umano e barbuto; a Marco, il leone; a Luca, il bue; a Giovanni, l’aquila. San Gerolamo, nel suo commento a Ezechiele, ha cercato di rendere ragione di queste attribuzioni. Dice che a Matteo fu dato l’angelo (l’uomo), perché sottolineò la natura umana del Redentore; a Marco il leone, perché dichiarò la sua dignità regale; a Luca il bue, emblema di sacrificio, perché mostrò il suo carattere sacerdotale; a Giovanni l’aquila, per il suo fervido volo.
Uno studioso tedesco, il dottor Richard Hennig, cerca la remota origine di questi emblemi in quattro segni dello Zodiaco che distano novanta gradi l’uno dall’altro. Il leone e il toro non presentano difficoltà; l’angelo é stato identificato con l’Acquario, che ha faccia d’uomo; e l’aquila di Giovanni con lo Scorpione, respinto come tale perché creduto di malaugurio. Nicola da Vore, nel suo Dizionario di astrologia, propone anche lui quest’ipotesi, e osserva che le quattro figure si uniscono nella sfinge, che può avere testa umana, corpo di toro, artigli e coda di leone e ali d’aquila.

(Jorge Luis Borges, pag.87-89 da "Manuale di zoologia fantastica" ed.Einaudi 1991)


(le immagini vengono dal sito http://gruppo3millennio.altervista.org, dove c'è una spiegazione dettagliata ad opera di don Pino Licciardi) (dall'alto in basso: senza indicazioni; Milano al Castello Sforzesco, proveniente da Santa Maria in Beltrade; Mont Saint Michel)

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