Il cavallo di Brunilde si chiama Grane (cfr. Richard Wagner, Il crepuscolo degli dèi). Nomen Omen? Noi speriamo di no...
sabato 21 ottobre 2017
Vento del Nord
Da qualche giorno tirava un forte vento e la finestra, fino ad allora aperta, dovette essere chiusa. Eravamo agli inizi di maggio. Il sole inondava la mia camera la mattina presto, molto prima che a casa. La cupola d'oro scintillava per un istante, ma poi le nuvole tornavano a chiudersi su ogni cosa. Le gemme iniziavano appena ad apparire sugli alberi, poiché in Svezia la primavera arriva più tardi. Era dunque quello il vento del Nord? Credevo fosse più rude, più violento, più sonoro. I bollettini meteoreologici, a casa, parlano di "correnti nordiche" e io, leggendoli, avevo sempre pensato a uragani feroci come quelli descritti da Ossian, vortici tonanti nati all'interno dei fiordi. No, non era così. Tuttavia era diverso dai venti ungheresi. Questo era leggero, sottile e sereno, sfrenato ma non rabbioso. Fischiava allegro e indifferente. Il mondo sembrava oscillare ed era limpido e fresco come se fosse stato sollevato più in alto. Il mio olfatto, divenuto più fine da quando ero malato, sentiva il lontano profumo del mare.
Frigyes Karinthy, Viaggio intorno al mio cranio, ed. Bur
Traduzione dall'ungherese di Andrea Rényi
dipinto di Karen Hollingsworth
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