mercoledì 26 aprile 2017

Il volo del calabrone (ma forse no)


"Il volo del calabrone", brano musicale scritto da Nikolaj Rimskij-Korsakov, è molto conosciuto e ha avuto infinite versioni e arrangiamenti, dai grandi violinisti e pianisti fino a Nini Rosso (tromba, anni '60) e Bobby Mc Ferrin (voce, di oggi). L'originale viene da un'opera lirica del 1899, "La fiaba dello zar Saltan", ma oggi (sarà la primavera) in me è l'entomologo che prevale, e quindi qualcosa non mi torna: all'ascolto è evidente, questo non è il volo di un calabrone. Il calabrone infatti non ronza intorno a qualcosa, ma va diretto al suo scopo. Mi vengono in aiuto i dischi e i programmi di sala in inglese: "The flight of the bumble-bee". In inglese, il calabrone è "hornet". Nell'errore cade anche il mio dizionario, evidentemente la confusione è grande ed è ora che qualcuno provi a guardarci dentro (tocca a me, disdetta).
Bumble-bee è il bombo, Bombus terrestris, Bombus occidentalis, perfino Bombus arctica (e molte altre specie), cioè una grossa ape piuttosto pacifica ma, come tutte le api, provvista di pungiglione. Non è ben organizzato come le api e quindi non lo si può allevare per il miele (fa il nido sottoterra), ma è comunissimo e lo si incontra un po' dappertutto. Il calabrone, "hornet", è una vespa: vespa crabro. Come vespa, il calabrone si nutre di frutta e di altri insetti; non va svolazzando sui fiori ma si muove invece diritto e veloce, come un piccolo aereoplano super efficiente. Insomma, se va sui fiori e svolazza ronzando, è un bombo. Probabilmente è la parola bombo che non piace, a noi italiani sembra uno scherzo, un dolcetto farcito, un tipo tondo e grasso, un gioco di bambini piccoli; e invece è proprio il suo nome scientifico.


A proposito del bombo circola da sempre una storiella, che sia stato studiato a lungo e che gli ingegneri aeronautici non abbiano capito come faccia a volare, con quel peso e con quelle alette: dal canto suo il bombo, all'oscuro dei dubbi degli ingegneri, vola quieto ed efficiente senza alcun problema. 

Un articolo sul Corriere dell'11 marzo scorso, confutando questa storiella, confondeva per l'ennesima volta il calabrone con bombo; ma davanti al volo del calabrone non ci si pongono domande, piuttosto ci si tira indietro e magari si scappa. Il calabrone è una macchina per volare perfetta, aggressiva e molto efficiente; è con i bombi intorno ai fiori che invece abbiamo il tempo di porci la domanda. Ma come fa a volare il bombo? E si resta lì, ammirati e sorpresi dal buffo spettacolo del fiore che si piega dolcemente sotto cotanto peso. Il bombo fa simpatia, e verrebbe voglia di accarezzargli la magnifica pelliccia (che il calabrone non ha). I bombi sono di diverso colore e dimensioni, ce ne sono alcuni che sono davvero grossi, ma sono sempre bombi e non calabroni.

L'opera lirica di Rimskij- Korsakov è tratta da una fiaba popolare che fu scelta per il centenario della nascita di Puskin, che la mise in versi nel 1831. La trama è molto complessa e chi volesse leggerla la trova ben riassunta su wikipedia, si parla di trasformazioni magiche ed a trasformarsi in zanzara e poi in calabrone (pardon, in bombo) è il figlio dello zar, nel terzo atto. La principessa protagonista, dal canto suo, è trasformata in cigno. In attesa che arrivi qualcuno che sa il russo e ci risolva definitivamente l'arcano controllando i versi di Puskin, si può anche andare a cercare racconti equivalenti che si trovano un po' in tutte le raccolte di fiabe, e anche Italo Calvino in "Fiabe italiane" ne porta diversi esempi, con varianti. Comunque sia, buon ascolto. ( un  clic qui )


L'aria dava una sensazione di violenza. Nel cielo c'era una nuvola che pareva una fiamma; e vapori bianchicci e torbidi, quasi pigiati da tutto l'azzurro grande, un azzurro un poco violaceo ed umido. Ma che m'importava, se io avevo perfino paura di guardare intorno a me ? La notte innanzi, destato tra un sonno e l'altro, avevo sentito portar via le stelle e l'obbligo di non arrivare fino alla sera dell'indomani. Ed ecco, invece, che m'ero messo ad aspettare questa sera ! Ecco che io volevo vivere per forza ed inutilmente, quantunque tutte le cose rifuggissero da me. Ecco che per un tempo indefinibile, un anno forse, io mi esponevo a ritrovare i segni della mia sofferenza tutte le volte ch'io avessi voluto aprire gli occhi e il respiro. Ma io v'andavo incontro come ad un cadavere che avessi dovuto seppellire dopo aver desiderato di assomigliargli. Ecco che la mia tristezza veniva ad oscurare definitivamente la mia anima. ( ... ) Oggi (è già passato un anno ? ) il cielo è in un modo che pare rosolio : e i calabroni se lo bevono tutto.
(Federigo Tozzi, "Bestie" pag.71 ed.Theoria)


(illustrazioni di Hester Margetson, Andrew Lang, Mark Powell)

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