Ho uno strano ricordo di mia nonna. Dovevo avere circa quattro anni, forse anche meno. (...) abbiamo mangiato nella veranda, seduti a tavola uno di fronte all'altro. Non ricordo che cosa stessimo mangiando, ma ricordo noi due seduti a un tavolo dipinto di rosso, e il quadrato scintillante di sole che entrava dal vetro e colpiva il tavolo e me. E mi ricordo mia nonna che mi chiedeva perchè non mi spostavo più in là, così non mi prendevo un'insolazione. E l'ho fatto (...). Non so quanto tempo è passato (...) quando all'improvviso un pannello di vetro è uscito dalle guide e si è schiantato sul tavolo e sulla panca, proprio dove prima ero seduto io. (...). Ho sempre voluto chiederglielo. Se lo ricordava anche lei? Era successo davvero? Si era presa uno spavento micidiale, oppure, come me bambino, credeva che l'amore portasse naturalmente alla chiaroveggenza? Però non gliene ho mai parlato. Forse temevo che parlandone, trasformando il ricordo in parole, potesse svanire o decomporsi come certi fragili e preziosi oggetti antichi che si sbriciolano appena tornano alla luce.
da "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron
fotogramma di "Roma" di F. Fellini (clicca qui ) |
qui e qui uno scritto di Giuliano sulla sequenza di "Roma" di F. Fellini, relativa al ritrovamento di una antica abitazione romana ipogea