Un "carotaggio letterario" di
Il sogno di Opale di Subhaga Gaetano Failla
ed. Ensemble
Le illustrazioni sono di Davide Bonazzi (fonte )
Lontano
Lui poteva scegliere adesso il tempo in cui mangiare e quello del sonno e del risveglio, l'ora dello studio e se morire di fame o d'angoscia oppure sopravvivere e rinascere.
A Opale
L'ultima dimora era stata una stanzetta così minuscola che se allargava le braccia per sbadigliare toccava con una mano il muro e con l'altra l'armadio. Ma c'era una grande finestra, un'apertura che dava sulla valle. Talvolta Gesualdo sedeva in equilibrio sul davanzale e restava incantato a osservare i colli e i cipressi e le oscillazioni di verde, del placido ondeggiare di un mare vegetale, e le casupole diradate e il bel cielo di tela antica, come nei dipinti rinascimentali.
Nella metropoli
notò una giovane donna, ferma nella macchina al semaforo, utilizzare quei pochi secondi per passarsi il rossetto sulle labbra, prima di tornare alla guida allo scattare del verde. Davvero inconcepibile, per uno come lui abituato a svegliarsi e a mettersi in azione con lentezza, e vissuto nelle consuetudini di un'esistenza che scorreva come un fiume torpido, quasi regolata ancora dal ritmo delle stagioni.
Autostop
Passarono ore e ore sotto il sole , avvolti dal profumo di nepitella, di origano e rosmarino, assetati e affamati. Talvolta, per rimandare un poco l'arsura e la fame, mangiavano ciuffi di finocchio selvatico che cresceva ai margini della strada.
Passarono ore e ore sotto il sole , avvolti dal profumo di nepitella, di origano e rosmarino, assetati e affamati. Talvolta, per rimandare un poco l'arsura e la fame, mangiavano ciuffi di finocchio selvatico che cresceva ai margini della strada.
La neve
Il giorno successivo nevicò. Ognuno si attaccò di nuovo alle sbarre della finestra. La neve cadeva a fiocchi fitti, precipitava verso la strada a strapiombo dalla sommità, molto alta del carcere. Era un incanto, una meraviglia silenziosa. Le guardie non vennero a intimare di scendere dalle finestre. Eppure, quella comunicazione - ogni compagno restò per qualche secondo in segreta sintonia con la nevicata - era più pericolosa del contatto con un corteo di protesta. Si chiama poesia e mette radici profonde e salde che gli accidenti e le mutevolezze storiche difficilmente riescono a scuotere.
Nella città di Alice
si erano dati appuntamento compagni di mezza Europa. (...) per le strade e le piazze era (...) uno sciamare di orchestrine improvvisate, di chiacchierate all'aperto, di conferenze nelle aule universitarie sui temi più svariati, di scene teatrali messe in piedi in un attimo tra la folla festante dei compagni, durante gli ultimi giorni di un'estate eterna.
Il posto delle fragole
Ancora storditi dall'emozione, si erano ritrovati fuori, nella stradina del cinema ricoperta di neve caduta durante la proiezione. Sembrava un altro sogno creato da Bergman
Un risveglio
Al mattino si accorsero di aver dormito in una immensa area archeologica in fase di scavo. Erano stati forse protetti dalle antiche divinità, nessun acquazzone aveva guastato l'ultima notte del viaggio.
Il palco
...il palco crollò ma non completamente. Si adagiò di lato come un animale stanco e schiacciò parte del territorio del mondo nascosto.
(...)
Qualche giornalista si affrettò a cercare simbologie di fine di un'epoca o di un sogno, in quel crollo del palco, dettate dalla concezione dominante di un tempo lineare. Nel tempo ciclico, invece, il palco precipita e si erge infinite volte, senza punti di inizio né di fine, come nella circonferenza di un cerchio.
Sullo sfondo il palco del Festival internazionale dei poeti a Castelporziano |
Molto bello. Buona giornata, mia cara.
RispondiEliminaGiro i tuoi complimenti all'autore, Subhaga Gaetano Failla:-)
EliminaGrazie e buona serata!
Ooh... Meraviglioso, bellissimo! Un supermegagrazie Giacinta!
RispondiEliminaTi segnalo solo alcuni refusi:
(in Lontano): e risveglio = e del risveglio
(in La neve): era un incanto. Una = Era un incanto, una
Di nuovo un grandissimo grazie! Abbracci e l'augurio di una bellissima giornata!
Subhaga
Sono io a ringraziare te per la piacevolissima lettura che mi ha riportato, attraverso il tuo sguardo e il tuo racconto, in una dimensione a me familiare. Ho subito riconosciuto Opale e non solo per gli aquiloni ma per il quadrivio, i muri antichi e umidi e l'atmosfera serena, l'ambiente accogliente. Ci sono arrivata per la prima volta d'inverno, con la neve, per iscrivermi ad un corso di perfezionamento. Vorrei avere la tua penna per parlarne... :-) Ho apprezzato il tuo tocco delicato nel definire momenti di un periodo dell'esistenza in cui tutto è una sorpresa e tutto può succedere.
EliminaGrazie! :-)
E ma che bello! Sia per i testi che per le immagini di Davide Bonazzi che hai scelto. Uno più bello dell'altro. Molto bello veramente...
RispondiEliminaUn salutone
Come ho scritto a Luisella, giro i complimenti all'autore di "Il sogno di Opale". Io mi sono limitata a scegliere alcuni momenti del racconto che spero abbiano dato un'idea del soggetto del libro e della sensibilità dell'autore:-)
RispondiEliminaGiacinta, è bello sapere del riconoscimento del luogo e del tuo esserci stata. Soprattutto la seconda immagine mi aveva fatto intuire una tua conoscenza di Opale. La scelta delle incantevoli illustrazioni di Davide Bonazzi è in perfetta sintonia con l'atmosfera del romanzo (e molto bella è anche la foto finale del famoso festival di Castelporziano). Naturalmente sono molto contento dell'apprezzamento del romanzo. Ti ringrazio ancora, e grazie a italiafinlandia e a accadebis. Buonanotte,
RispondiEliminaSubhaga
Giacinta, già che ci sei ti segnalo un altro refuso:
RispondiElimina(in Il palco): si affettò = si affrettò
Grazie!
S.
Devi ammettere che l'ultimo refuso è proprio carino! :-)
RispondiEliminaGrazie!
Sì! Buona giornata,
RispondiEliminaSubhaga
Complimenti per il "carotaggio" e l'accompagnamento iconografico, e complimenti all'autore!
RispondiEliminaUrbino è stata, anni fa, una delle mie scoperte del centro-Italia; ma l'ho vista sempre d'estate...
Anche soltanto i reperti del carotaggio danno un'idea dei famosi anni '70; mi pare poi che Subhaga li abbia vissuti molto più intensamente di me (mi inquieta la neve attraverso le sbarre!)
Buona giornata a entrambi e a presto!
Grazie, Elena!
EliminaA Urbino sono molto legata anche io. Ho molti ricordi e tutti piacevoli. Non ho incrociato il protagonista di "Il sogno di Opale" e vissuto esperienze simili alle sue solo per un breve scarto di anni. Ci sono stata negli anni Ottanta :-)
p.s.
La neve dietro le sbarre non è stata vista dal protagonista del romanzo ma da alcuni compagni che, comunque, non sono rimasti a lungo in quella condizione.
Grazie Elena. Urbino è molto bella d'estate, come in ogni stagione, ma adesso, in primavera, è incantevole. Eh, "Urbino ventoso" dell'Aquilone di Pascoli.
RispondiEliminaBuona giornata anche a te,
Subhaga
L'uso del colore è meraviglioso, illustratori che sanno creare atmosfere sospese. Davvero molto bello.
RispondiEliminaPinterest è una risorsa! Ti consente di accedere a un database di immagini sorprendente!
RispondiEliminaGrazie, Luz:-) Buona giornata e ... buona fine della'a.s.