lunedì 10 maggio 2021

I fari della solitudine

 

da “Diario di un naufrago felice” di Paolo Cossato


Ar-Men:  il nome significa in bretone roccia ancorata sulla pietra. Ed è una roccia a trentacinque miglia dall’Isola di Sein, a nord-ovest delle coste francesi sull’Atlantico. Ma è più noto ai guardiani dei fari come Enfer des Enfers, inferno degli inferni, poiché a volte le onde arrivano quasi a sfiorare il culmine dei suoi trentasette metri. Si erge sul mare che bagna la regione della Francia un tempo detta Finistère. Finis terrae,  il confine della terra: così lo  si chiamava in tempi lontani, e Finsternis in tedesco significa tenebra. Nella tenebra affondava lo sguardo rivolto verso il confine segnato dalla notte e dalle acque dell’oceano. Costruito tra il 1867 e il 1881, la sua luce oggi si coglie ad oltre venti miglia in un bagliore intermittente ogni quindici secondi.

(...)

 I fari mi appaiono una delle forme più altamente simboliche dell’architettura. Evocano l’ambigua relazione di odio-amore degli uomini con il mare e con la solitudine. Sono simbolo di ciò che illumina e guida e dell’isolamento necessario a chiunque voglia ritrovare se stesso lontano dal chiasso della folla. Attitudine indispensabile a chi intenda davvero intraprendere rotte sicure da seguire, senza distrarsi o sperdersi. Sulla terra, come sul mare.






20 commenti:

  1. Molto interessante ed evocativo il brano di Paolo Cossato, ed emozionante il video (la colonna sonora è di nuovo "musica ambient". Si tratta di Philp Glass?). Da tempo ormai è svanito quell'alone romantico che avvolgeva i fari, oggi tutti automatizzati. Da bambino il fascino della solitudine marina dei fari fu amplificato in me dalla visione della serie televisiva, nella "TV dei ragazzi" del 1965 e del 1967, intitolata "Il vecchio e il faro" prima e "I racconti del faro" poi. E da adolescente, rapito ancora dall'atmosfera dei fari, lessi apposta il racconto "Il guardiano del faro" di Henryk Sienkewicz (l'autore del più noto "Quo vadis?").
    Grazie di questo bel contributo, con l'augurio di una bellissima serata,
    Subhaga

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    1. Sì, sembra Glass ma è Dexter Britian.:-)
      Grazie per il riferimento a lavori televisivi o letterari che hanno come "centro" un faro. Andrò a curiosare:-) Diversi anni fa ho letto un romanzo di Zafon in cui ho trovato un faro. Scrissi un post nel mio vecchio blog ( http://giacynta.blogspot.com/2010/06/il-pricipe-della-nebbia-di-carlos-ruis.html ). Niente di memorabile, comunque... ( mi riferisco sia al romanzo che al mio post:-)
      Grazie e buona giornata!

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  2. P.S.
    Forse c'è un refuso nell'ultimo rigo:
    lotte sicure = rotte sicure
    S.

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  3. secondo Freud sognare un faro è un simbolo fallico....
    ...e come non ricordare "Gita al faro" della Woolf? E' stato il mio libro da comodino per anni e ricordo che me lo portai in ospedale quando andai a partorire per la prima volta. Secondo te l'ho letto??? :-)

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    1. Come mai ci si porta la Woolf in ospedale? Io avevo sul comodino "Orlando" durante la degenza per una caviglia fracassata! Freud avrebbe una risposta anche per questo? :-))

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    2. Credo proprio che il vecchio Sigmund avrebbe una risposta! Per me era come portarmi dietro me stessa, un guscio diamantino che mi avrebbe difeso. Purtroppo non fu così.

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    3. Si, Virginia fa lo stesso effetto anche a me! La letteratura conforta. Mi spiace per quello che ti è successo!

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  4. Ho visto il tuo vecchio post. Bello! Mi piace molto anche l'accostamento, ben equilibrato nella forma e nello spazio, tra brevi brani di scrittura e particolari di immagini.
    Grazie e buona giornata anche a te,
    S.

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    1. Tra qualche giorno inizierò la lettura del tuo " Il sogno di Opale". Aspettati un carotaggio letterario, dal momento che apprezzi questa modalità:-)

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    2. Ah! Spero ti faccia un po' di buona compagnia. E resto in fervida attesa (per dirla con linguaggio dei tempi dei guardiani dei fari...) del tuo "carotaggio letterario". Grazie e buonanotte,
      S.

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  5. Chi più di me a favore "dell’isolamento necessario a chiunque voglia ritrovare se stesso lontano dal chiasso della folla", ma l'isolamento dell'Ar-Men è da paura!
    La continua coscienza dell'abisso sarebbe troppo per me. Preferisco un po' di terra almeno alle spalle :-)

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  6. Se resti in cima e aspetti che la tempesta passi, poi la terra affiora!:-) Io ti ci vedo, sei una persona coraggiosa e non ti manca il temperamento.
    Il Diario di Paolo Cossato mi è piaciuto molto. Lascio qui il link a un post di Gabriella Alù che ne parla:-)

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  7. Bel post, come spesso leggo quando passo di qui. L'idea di appartarsi per ritrovare se stessi è ciò che faccio da tanti anni. Mi viene spontaneo e naturale. I fari così isolati, in balia delle tempeste della pioggia o del maltempo, hanno sempre avuto un loro fascino. Resistono alle intemperie pronti sempre a dire: "Io sono qui. Navigante, non perderti, Io sono qui".
    Un salutone e alla prossima

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  8. Grazie per le tue belle parole ( in realtà il merito va agli autori di ciò che pubblico, più che a me) e per il modo in cui hai descritto il motivo del fascino esercitato dai fari ( a cui hai dato la parola:-)

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    1. Sai come è...prima di lavorare anni nella cultura da ragazzo ho studiato in un Istituto Tecnico Nautico a Genova per diventare capitano di una nave. Poi a fine anni '70 sono partito per il mare su grandi navi ed ho viaggiato in nord America, sud America, Europa e nord Africa per quasi 4 anni, incluso 18 mesi di servizio d leva obbligatorio imbarcato sulle navi della marina militare italiana. Di fari ne ho visti proprio tanti mentre segnavo la rotta sulle carte nautiche.

      Da anni ormai anche in quel settore è tutto computerizzato, salvo alcune procedure che si fanno ancora a vista come per i fari.
      Un salutone

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  9. Un percorso di vita per niente monotono. Avrai tante cose da raccontare e ricordare!:-)
    Grazie e buona giornata!

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    1. Beh, si. Tante cose, ricordi e foto che vorrei trasformare in un libro. Ma ci vorrebbe un coraggioso editore, oppure potrei diventare editore di me stesso.
      Un salutone

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  10. In ogni caso mi piacerebbe leggerlo!:-)

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