giovedì 22 ottobre 2020

Cavalli


"... ehi, dormite?!" gridò, come faceva di tanto in tanto, ai cavalli, di cui durante tutto il tempo continuava a sorvegliare con la coda dell'occhio le groppe, come un macchinista i manometri. Ma i cavalli tiravano come tutti i cavalli del mondo, e cioè quello di stanga correva con l'innata onestà di una natura semplice, mentre l'altro, il bilancino, poteva apparire a un profano un lavativo di tre cotte che, inarcando il collo a cigno, sembrava non sapesse far altro che ballare su e giù al tintinnio delle sonagliere scosse dai suoi stessi balzi.

Boris Pasternak, Il dottor Zivago, pag.12 ed. Feltrinelli 1998, traduzione Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Mario Socrate

(dipinto di Thomas Blinks)



6 commenti:

  1. Pasternak...quanti ricordi! Letto come testo d'obbligo a scuola e poi ripreso per conto mio e molto apprezzato. Dipinto carino, bello, molto "British" ma ci sta bene.
    Sempre piacevole passare dal tuo blog
    Un salutone

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    1. sto rileggendo molti libri, in questi ultimi tempi... magari anche dopo quarant'anni. Il dottor Zhivago andrebbe riletto spesso, ogni pagina contiene qualcosa di prezioso

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    2. Beh anch'io sto facendo la stessa cosa. Sto rileggendo "L'Opera al Nero" di Marguerite Yourcenar dopo aver riletto "Demian" e "Il Lupo della Steppa" di Hermann Hesse e, oltre al fatto che mi piacciono come prima, ci ho ritrovato tante cose nuove...i grandi autori sono grandi per questo.
      Un salutone e alla prossima

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    3. io ho ripreso Dickens e Dostoevskij, adesso sono al Mulino del Po
      :-)

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  2. Io una cosa così l'ho letta ma non sul dottor Zivago e è tutto il giorno che ci penso poi sono andato a vedere i libri e l'ho trovato, "le anime morte" di Gogol, sono frasi quasi uguali.

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