rovine di Mahendraparvata |
Queste città giacciono, sprofondate in mezzo a orribili foreste, sotto i cieli deserti e bianchi. Le liane, le erbe, i rami morti coprono e ingombrano i sentieri che furono grandi viali popolosi, da cui il rumore dei carri, delle armi e delle canzoni è svanito.
Niente aliti di vento, niente fogliame, non una fontana nel silenzioso orrore di quelle regioni. Perfino i bengalini, qui, si allontanano dai vecchi ebani, che altrove sono i loro alberi. Tra le macerie, accumulate nelle radure, si slanciano immense e mostruose eruzioni di fiori altissimi - striati d'azzurro, con sfumature di fuoco, venati di cinabro, simili alle radiose spoglie di una miriade di pavoni dispersi -, calici funesti dove ardono, sottili, gli spiriti del Sole.
Villiers de l'Isle-Adam, Racconti crudeli, ed. Mondadori
Traduzione di Giuseppe Montesano