|
(Nishiyama Hoen, 1804-1867) |
Christine Lavant
Si sente odor di neve
Si sente odor di neve, resta appeso
il sole ai vetri come un frutto rosso;
se questa febbre scrollo via di dosso
diventerà un furetto, e sarà preso,
e chi vi scalda poi, dita gelate?
I re cantori vanno per le strade
e dalle mie sorelle certamente.
La mia tristezza cresce giornalmente,
però non quanto basta a essere pia.
Prendere il frutto rosso nella mia
stanza vorrei, e annuserei la buccia,
giusto per dirmi che sapore ha il
cielo.
Il furetto s’acquatta a bruciapelo,
sguscia via dal vicino e s’incantuccia,
tanto in un groppo mi si stringe il
cuore.
Chissà se il cielo scende dalle
alture
quando si è troppo deboli a
salire.
Il frutto l’hanno già fatto sparire…
Però nella mia stanza si sta bene,
e caldi più che neve su un pomario.
Del cranio mi fa male un emisferio
soltanto; poi nel sangue va e viene
il sonno con un fiore, e su e giù in
me
lui canta le carole dei tre re.
Da: Die Bettlerschale (La scodella del
mendicante), Salzburg 1956, traduzione di Elena Grammann