venerdì 31 gennaio 2020

Lupi nella notte


(Andrew Wyeth)
Erano le tre di notte, quando alzò gli occhi dalla scrivania e dalla carta. Dalla chiusa concentrazione in cui era completamente sprofondato, ritornava a sé, alla realtà, felice, forte, tranquillo. All'improvviso, nel silenzio degli spazi lontani che si stendevano fuori della finestra, udì una nota triste e accorata. Passò nella stanza vicina, buia, per guardare fuori. Durante le ore che aveva trascorso scrivendo, i vetri si erano coperti di uno spesso strato di brina e non lasciavano distinguere nulla. Scostò il tappeto arrotolato messo davanti alla porta d’entrata per le correnti d’aria, si buttò sulle spalle la pelliccia, e uscì sul terrazzino d'ingresso.
Lo abbagliò il bianco fulgore che ammantava e faceva splendere la neve, senza un'ombra, sotto la luce della luna. Dapprima non riuscì a fissare lo sguardo e a vedere nulla. Ma, dopo un istante, affievolito dalla distanza, gli arrivò un ululio, prolungato, lamentosamente uterino, e notò allora sull'orlo della radura, al di là del burrone, quattro ombre in lungo, non più grandi di un trattino.
I lupi stavano in fila, coi musi rivolti verso la casa e protesi in alto; ululavano contro la luna o contro le finestre della casa dei Mikulicyn, che riflettevano quella luce argentea. Per alcuni istanti rimasero immobili, ma, nell'attimo in cui Jurij Andreevic capì che si trattava di lupi, come se il suo pensiero li avesse raggiunti, trottarono via dalla radura, le groppe abbassate come cani. Non riuscì a capire in quale direzione fossero fuggiti. 'Brutta novità,” pensò. 'Ci mancavano anche loro. Possibile che abbiano la tana qui vicino? Forse proprio nel burrone. E' terribile! E c'è la cavalla di Samdevjatov nella stalla. Forse hanno fiutato proprio la cavalla. "
Decise per il momento di non dir nulla a Lara, per non spaventarla; rientrò, chiuse per bene il portone e tutte le porte tra la parte riscaldata della casa e quella non abitata, tappò le fessure e i buchi e tornò verso la scrivania. La lampada ardeva luminosa e accogliente, come prima. Ma ora non aveva più voglia di scrivere. Non riusciva a rasserenarsi, non poteva più pensare a nulla, all'infuori dei lupi e delle altre complicazioni che li minacciavano. E poi era stanco. In quel momento Lara si svegliò. (...)

Jurij Andreevic sentiva che il suo sogno di stabilirsi a Varykino per un lungo periodo non si sarebbe avverato e che l'ora della sua separazione da Lara era prossima, che l'avrebbe immancabilmente perduta, e con lei avrebbe perduto la sua ragione di vita, forse la vita stessa. L’angoscia lo consumava. Ma ancor più lo struggeva l'attesa della sera e il desiderio di piangere quell'angoscia in una forma che suscitasse anche negli altri il pianto.
I lupi a cui aveva pensato per tutta a giornata non erano più i lupi sulla neve, al lume della luna: erano diventati il tema dei lupi, una figurazione della forza avversa che si era prefissa di perdere lui e Lara, o di scacciarli da Varykino. Sviluppandosi, l'idea di questa forza ostile aveva raggiunto verso sera un'intensità estrema, come se nella Sut'ma fossero apparse le tracce di un mostro antidiluviano e nel burrone si fosse rintanato un drago favoloso, di mostruosa grandezza, avido del suo sangue e bramoso di Lara.

Boris Pasternak, Il dottor Zivago, pagine 353-355 ed. Feltrinelli 1998, traduzione Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Mario Socrate


6 commenti:

  1. Quando c'è qualcosa che non va nel profondo, tutto diventa segno, anche i poveri lupi.
    (Lupi non ne ho ancora visti né sentiti, benché qua intorno sulle colline ce ne siano, ma quando certi cani fanno "al baj dal lov" non fanno una bella impressione.)

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    1. la differenza fra lupo e cane è minima, infatti le due razze si incrociano... Queste pagine di Pasternak sono particolarmente belle proprio per il motivo che hai sottolineato.
      (traduco "al baj dal lov" per chi passa di qui: "l'abbaiare del lupo")

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  2. Ah, quel film tanto bello... perfetto. Anche la scrittura non è niente male. Ricordo di averlo cominciato e mai finito da ragazzina.

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    1. vale la pena di leggere il libro, è la scrittura di un poeta prima che di un romanziere e per questo non è facilissimo
      Il film è bello, ma molte cose si perdono; si ritrova Pasternak per esempio quando arrivano alla casa vuota, nel ghiaccio (se non ricordo male, è proprio la scena di queste pagine)

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  3. Che bella pagina. Cantori di sventura, da me, son le cornacchie. Fossero lupi sarebbe meglio, significherebbe, per me, respirare aria migliore di questa. I pappagalli portano buone novelle, resta da decidere se ad Allau i cinghiali annunciano cose buone o meno. Credo annuncino un bel niente, cosa che vale per lupi, cornacchie ecc. eppure certi suoni portano immancabilmente, profondamente, inconsciamente e consciamente verso certe predisposizioni. Almeno, per me è così, e qui è descritto a meraviglia

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    1. i lupi come stato d'animo...
      anche i gatti di casa alle volte danno questa sensazione, un nervosismo, un malessere. E' vero comunque che gli animali avvertono prima di noi i cambiamenti del tempo, le lune, perfino i terremoti.
      i cinghiali annunciano devastazione, ahinoi. Poveri orti...

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