– A Borgo Antí! –ricominciò il Riccetto. (...) Ma l’altro non lo filava manco per niente.
– E facce na cantata, Borgo Antí, – gridò.
Borgo Antico però non si voltò nemmeno, fermo nella sua posizione, con la faccia di cioccolata, lucida e nera.
– Che, canta pure lui, – fece lo Sgarone ironico.
– Come, no, – rispose anch’egli ironico il Riccetto.
Borgo Antico stava sempre zitto, e pure Genesio taceva, come se non s’accorgesse di niente.
Mariuccio, il piú piccolino dei tre fratelli, disse: – Nun je va de cantà.
(...) – Che je dai? – chiese tutt’a un botto Genesio.
– Je do na nazzionale, va, – disse il Riccetto.
– Canta, – ordinò Genesio al fratello.
– Mo canta,– annunciò Mariuccio.
Borgo Antico alzò le spalle magre e nere e affilò ancora piú contro il petto la sua faccia d’uccello.
– E canta, – ripeté già in collera Genesio.
– E che devo da cantà? – disse Borgo Antico con voce rotta.
– Canta Luna Rossa, daje, – disse il Riccetto.
Borgo Antico si mise a sedere stringendo contro il torace i ginocchi, e cominciò a cantare in napoletano, tirando fuori una voce dieci volte piú grossa di lui, tutto pieno di passione che pareva uno di trent’anni. Gli altri maschi che da un po’ non si facevano sentire, dietro le gobbe della scarpata, nel fango, vennero su intorno a lui a ascoltare.
– Ammazzalo, quanto canta, – disse il Roscetto, mentre in tutto il fiume non si sentiva che quella voce.
Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di vita
(fonte) |
Luna rossa (qui ), intonata da Borgo Antico, uno tra i personaggi più patetici di Ragazzi di vita, insieme al fratello Ginesio che, nel finale del romanzo annegherà nell'Aniene, è una delle canzoni napoletane più tradotte al mondo e più amate dai grandi interpreti. La ripropongo qui nell'interpretazione di Roberto Murolo.