venerdì 18 gennaio 2019

La gazza ladra

(da "Guida agli uccelli d'Europa", Muzzio editore)
(il verde sulla coda della gazza è un difetto di stampa, si tratta sempre di nero)

Le gazze qui vicino fanno un gran baccano, ga-ga-ga-ga, sembrano non voler smettere e chissà che cosa hanno da dire: forse una protesta?
So che a molti le gazze non piacciono, avranno le loro ragioni (sono un po' parenti di corvi e cornacchie, anche se da loro molto diverse) ma devo dire che dal punto di vista estetico la gazza mi piace, è bella da vedere così snella ed elegante, con la coda lunga e le piume bianche e nere che sembrano quasi un'uniforme. Guardando le gazze chiassose (chissà cosa avranno da dire, mentre le guardo cerco di capire ma non ci riesco) mi sono tornate alla memoria un paio di cose e le scrivo qui anche per scaricarle - magari dopo non ci penso più, è un sistema che uso spesso.

Non so quanti lo sanno, ma "La Gazza Ladra" di Rossini è un'opera seria, drammatica, che parte da un fatto di cronaca vero: al tempo in cui viveva Rossini, tra fine Settecento e inizio Ottocento, era infatti possibile condannare a morte una persona per un furto anche di poco conto. In questo caso, un furto di argenteria: si scoprirà nel finale che il condannato è innocente, perché è stata una gazza a rubare le costose posate ritrovate nel suo nido. Insomma, nell'opera di Rossini la gazza non c'è: si tratta solo di un espediente drammatico del tipo "deus ex machina" che risolve in modo imprevisto una situazione altrimenti non più risolvibile. Per questo, e per altri motivi, ero rimasto perplesso leggendo le lunghe e corpose interviste al regista Gabriele Salvatores, e ad altri, per la rappresentazione dell'opera di Rossini alla Scala un paio d'anni fa. Si parlava in modo esteso del significato e della simbologia della Gazza, e io mi dicevo: "sì, tutto bello, ma la gazza nell'opera non c'è..." C'è, piuttosto, il potere: prevaricante nella figura del Podestà, che monta ad arte la storia dell'argenteria rubata accusando del furto il padre della ragazza di cui vorrebbe approfittare. Il Podestà è cattivissimo, e Samuel Ramey   (qui) lo interpretava alla grande a Pesaro nel 1989.
Claudio Abbado invece diceva che l'ouverture dell'opera sarebbe stata perfetta come inno nazionale, perché rende benissimo il carattere degli italiani; "peccato per il titolo", concludeva. E, in effetti, è difficile dargli torto. (qui l'ouverture)




Da lettore affezionato della Settimana Enigmistica, poi, devo purtroppo far notare che la Gazza Ladra di una delle loro rubriche è sbagliata: è infatti tutta nera, più corvo che gazza.







Altrettanto sbagliata, peccato, è la simpatica gazza di Emanuele Luzzati; ma a Luzzati (e anche alla Settimana Enigmistica) voglio molto bene e sono disposto a perdonare tutto.






2 commenti:

  1. Bene hai fatto a scaricare questi pensieri. Anch'io mi incaglio in cose come questa e scrivere in effetti le alleggerisce. Ti risparmio le mie recenti ossessioni con ali, troppo personali e persino imbarazzanti, quindi mi limito a condividere l'idea che si, le gazze sono stonate ma eleganti. E basta 👋🏼👋🏼

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