sabato 26 gennaio 2019

La falda di Milano



Nei primi tempi del digitale terrestre guardavo spesso Rai Storia (oggi non più, la programmazione è di molto peggiorata), che trasmetteva cose interessanti, spesso mai viste o troppo presto dimenticate, incluse le repliche di documentari e servizi tg di anni passati. Tra questi servizi di cronaca replicati (ma per chi non ha mai visto quella trasmissione una replica equivale a una prima visione, sembra ovvio ma vaglielo a spiegare) ne ricordo uno che parlava della falda di Milano, datato a metà anni '70. Milano sorge sopra una grande falda d'acqua, a tutti gli effetti un enorme lago sotterraneo; la stessa cosa capita a molte città e paesi poco a sud delle Alpi, inclusa la zona dove abito io nel comasco. In quella trasmissione ci si preoccupava del calo di livello della falda, un calo vistoso e preoccupante non solo per l'approvvigionamento di acqua potabile ma anche per il pericolo di frane e smottamenti. Oggi invece succede questo: che la falda è tornata a crescere, e in modo così abbondante che bisogna tenere sempre tenere in funzione le pompe per evitare che si allaghino le stazione della metropolitana (soprattutto la linea verde, che porta alla Stazione Centrale). Le due informazioni sono dunque in contrasto fra di loro, e mi immagino già - se solo l'argomento non fosse caduto assai presto nel dimenticatoio - i soliti commenti dei qualunquisti sugli "espertoni" che poi ne sanno meno di noi e che sbagliano le previsioni. Non è così: sono passati quarant'anni, e in questi quarant'anni abbondanti di cose ne sono successe tante. La più visibile, e probabilmente la più importante, è la chiusura delle grandi fabbriche che circondavano Milano, e che pompavano molta acqua dalla falda. Non una cosa da poco: si tratta delle raffinerie di petrolio dei Moratti, dell'Alfa Romeo, delle acciaierie Falck a Sesto. Un'acciaieria ha bisogno di una quantità enorme di acqua, per chi non lo sapesse; e oggi l'acciaieria non c'è più, da molti anni, mentre invece era ancora in piena attività quando fu realizzato quel servizio del telegiornale. Al posto delle raffinerie, a Rho e a Pero, c'è la nuova sede della Fiera di Milano; al posto dell'Alfa Romeo c'è un ipermercato; a Sesto San Giovanni sono in gioco speculazioni edilizie di vario tipo. Insomma, la falda ha tutte le ragioni di crescere, visto che le fabbriche che pompavano acqua sono state chiuse tutte.
Sembrerebbe una favola a lieto fine, allagamento del metrò a parte, se non fosse per un dettaglio non da poco: le falde sotterranee si riempiono con le precipitazioni atmosferiche (acqua e neve) che penetrano nel terreno, e con l'acqua che arriva dalle montagne. In questi anni c'è stata una grande siccità, nevai e ghiacciai si riducono sempre di più; e le precipitazioni atmosferiche non penetrano più nel terreno perché abbiamo asfaltato e cementato quasi tutto, e l'acqua piovana va direttamente nei condotti delle fogne (spesso allagando tutto, perché le "bombe d'acqua" non sono gestibili dai tombini) quindi senza più penetrare nel terreno. Se a questo si aggiunge l'inquinamento del terreno (in Lombardia la cronaca ci ha portato notizie terribili in proposito), non c'è molto da stare allegri. Nell'estate 2017 a Parma (a Parma, in zona Po) è stata razionata l'acqua potabile per mesi, a causa della siccità; qui in Lombardia ho ascoltato al tg dei politici di governo in Regione dire "da noi non c'è problema perché abbiamo la falda". Beh, speriamo che duri la pacchia. Cos'altro dire?


(nella foto, l'expo di Milano del 1906)

2 commenti:

  1. Risposte
    1. in effetti, qui siamo fortunati e abbiamo tanta acqua, e per noi dovrebbe bastare. Però con questa gestione del territorio sembra che le automobili vengano prima di ogni altra cosa

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