lunedì 2 luglio 2018

Asino, ragno, mogli


Un piccolo viottolo tagliava il sentiero che il Filosofo stava percorrendo, e a poco a poco gli giunse all'orecchio un trambusto di gente in cammino, lo stropiccio di piedi, un rotolare di ruote, e il lungo, instancabile brusio delle voci. Pochi minuti dopo arrivò al viottolo e vide un asino che tirava un carro stracarico di pentole e di recipienti, accanto al quale camminavano due uomini e una donna. Gli uomini e la donna parlavano tutti insieme ad alta voce, addirittura accalorati, e l’asino trascinava il suo carro senza aver bisogno d'essere guidato o assistito. Finché c’era una strada lui la percorreva; quando arrivava a un incrocio girava a destra; quando uno degli uomini diceva «uuh!» si fermava; quando diceva «aah!» andava indietro e quando diceva «iih!» riprendeva la sua strada. Questa era la vita, e se uno ci trovava da ridire si buscava una bastonata, una sassata o un calcio; se invece continuava a camminare non succedeva niente, e questa era la felicità.
Il Filosofo salutò il gruppetto.
- Dio sia con voi - disse.
- Dio e Maria siano con te - disse il primo uomo.
- Dio, Maria e Patrick siano con te - disse il secondo uomo.
- Dio, Maria, Patrick e Brigid siano con te - disse la donna.
L'asino invece non disse niente. Dal momento che la parola «uuh!» non era entrata nel discorso, capì che la cosa non lo riguardava, sicché girò a destra sul nuovo sentiero e continuò il suo viaggio.
(...)

- Lassù c'è un filo d’acqua, - disse il primo uomo - servirà a mandar giù il pane. Uuh, bestiaccia! - gridò all’asino, e l’asino si fermò immediatamente. Lungo la strada, vicino a un muro, c’era una sparuta frangia d’erba, e l’asino cominciò ad accostarvisi pian pianino.
- Aah, bestia dannata, aah! - gridò l’uomo, e subito l’asino arretrò, ma lo fece in modo tale da trovarsi vicino all'erba. Il primo uomo prese dal carro un recipiente di latta e scavalcò il muretto per andare a prendere l’acqua. Prima però diede all'asino tre calci sul muso; l’asino non disse niente, ma arretrò ancora un pochino sino a trovarsi proprio addosso all’erba; quando l'uomo scavalcò il muro, lui si mise a brucare. Nell’erba, su un sasso caldo di sole, c'era un ragno. Aveva il corpo piccolo e le zampe lunghe, e non faceva niente.
- C'è chi ti prende a calci sul muso, a te? - gli domandò l'asino.
- Sì, purtroppo, - disse il ragno - tu e i tuoi simili, che mi mettete sempre sotto i piedi, mi schiacciate col vostro peso e mi passate sopra con le ruote dei vostri carri.
- E tu perché non te ne stai sul muro? - disse l'asino,
- Già! - disse il ragno - c'è mia moglie, lassù.
- E con questo? - disse l’asino.
- Mi mangerebbe, - rispose il ragno - e in ogni caso, sul muro c'è una concorrenza terribile, e ad ogni stagione che passa le mosche si fanno più accorte e più paurose. Hai moglie, tu?
- No, - disse l’asino - magari l’avessi.
- Una moglie ti piace nei primi tempi, - disse il ragno - poi la detesti.
- Se avessi quei primi tempi rischierei il seguito - rispose l’asino.
- Si sente che sei scapolo, - disse il ragno - ma nonostante tutto, non possiamo star lontani da loro - e così dicendo cominciò a dirigersi verso il muro muovendo tutte le zampe insieme. - In fondo si muore una volta sola - disse.
- Se tua moglie fosse un’asina non ti mangerebbe - disse l'asino.
- Be’, farebbe qualcos’altro - ribatté il ragno, e si arrampicò sul muro.

James Stephens, La pentola dell'oro, cap.XI traduzione Adriana Motti, ed. Adelphi



(foto trovata on line purtroppo senza indicazioni; Rein van Looy 1953; Rackham per Nursery Rhymes 1915)






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