domenica 22 dicembre 2019

Luigi contro il toro



Il contadino tornò con la cavezza e in compagnia di un tipo bruno e piccoletto, in pantaloni di tela.
«Questo è Luigi, - ci spiegò - un prigioniero di guerra italiano. Non sa una parola d'inglese ma è molto bravo ad aiutarmi in un mucchio di lavori. » E Luigi aveva veramente l’aria di essere in gamba. Era di statura limitata ma le spalle ampie e le braccia muscolose rivelavano una forza notevole. Gli rivolgemmo un «Salve» e lui ricambiò il saluto con un cenno del capo e un sorriso grave. Aveva grande dignità e sicurezza di sè.
Dopo qualche galoppata attorno al recinto riuscimmo a far accomodare il paziente nello stallo, ma ben presto ci rendemmo conto che le difficoltà erano appena iniziate. I Red Poll sono bestie grosse e se poi sono di carattere ostico è un bel problema. Quella grassa creatura aveva uno sguardo maligno e tutti i nostri sforzi per mettergli la cavezza andarono sprecati. O riusciva a schivarla o agitava minaccioso la testa al nostro indirizzo. Una volta, mentre mi passava accanto con gran strepito riuscii ad afferrargli il muso ma mi scrollò via come fossi una mosca e una zampa posteriore fece partire un calcio che mi prese di striscio alla gamba. «E' un gigante - boccheggiai - Dio solo sa come faremo a bloccarlo.» Le iniezioni di sedativi e il bavaglio in sbarre metalliche per imprigionare questi animali erano ancora di là da venire.

Siegfried e io contemplavamo il torello quando Luigi si fece avanti. Sollevò una mano e ci investì con una raffica di parole italiane di cui non capimmo niente, ma afferrammo il concetto quando ci riaccompagnò verso la parete, con grande cerimonia. Evidentemente voleva fare qualcosa, ma cosa?
Avanzò furtivo verso il torello, poi con movimento fulmineo gli afferrò un’orecchia con entrambe le mani. L’animale prese subito lo slancio ma con minore vigore. Luigi gli torceva l'orecchio, in quel girotondo, e la cosa parve agire da freno perché la bestia rallentò per poi fermarsi e rimase lì, la testa piegata di lato, guardando l’ometto con espressione pressoché accorata. Sembrava un’illustrazione di fumetti e quasi mi aspettavo di sentire il torello gemere: «Ahi! Aiuto! Mollami l’orecchio!» Ma non ebbi molto tempo per meditare perché Luigi, la situazione perfettamente in pugno, accennò con il capo al tumore oscillante. Siegfried e io balzammo avanti. Non avevamo mai visto nessuno afferrare un toro per l’orecchio ma non c’era da stare a discutere. Ora toccava a noi.
Sostenni quell’escrescenza tra le mani mentre Siegfried iniettava l'anestetico nel peduncolo. Quando l’ago penetrò una zampa pelosa ebbe un fremito e in altre circostanze un paio di calci ben assestati ci avrebbero fatti volar fuori dallo stallo, ma Luigi fece fare un altro mezzo giro all’orecchio accompagnando la cosa con un urlaccio. L’animale si mise subito tranquillo e rimase immobile mentre noi procedevamo. Siegfried legò saldamente il peduncolo e quindi lo recise. Il tumore cadde con un tonfo sullo strame. L’operazione era compiuta. Luigi lasciò l'orecchio e accolse le nostre congratulazioni con un mezzo sorriso e un benevolo cenno del capo. Era davvero un personaggio di grande nobiltà.
Oggi, a più di trent’anni di distanza, Siegfried e io ancora parliamo di lui. Entrambi abbiamo tentato di afferrare bestie grosse per le orecchie senza il minimo successo e quindi: o Luigi era solo un dilettante in possesso di una presa d’acciaio, o era un allevatore e quello è il sistema che si usa in Italia, dopo un’intera vita di pratica? A tutt'oggi non lo sappiamo.
(James Herriot, da "E il Signore le creò", ed. BUR 1984, pagine 58-59, traduzione di Maria Paola Dettore.)




 
 

immagine del toro Red Poll tratta da Pinterest bovin.qc.ca

8 commenti:

  1. Ciao. Un cugino di mia mamma, che io non ho conosciuto, fu fatto prigioniero dagli inglesi e mandato a lavorare in una fattoria. Non credo che conoscesse la mossa dell'orecchio del toro, ma era un tipo in gamba e gran lavoratore (come si diceva - per mia mamma era il massimo della lode). La famiglia inglese si affezionò a lui e lui a loro e continuarono a scambiarsi gli auguri di Natale per un sacco di tempo...
    La storia mi era tornata in mente, per caso, l'altro giorno. Che combinazione :-)

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    1. un mio carissimo parente mi ha raccontato più volte della sua "prigionia" in California, forse anche per questo il racconto mi diverte molto. Soffrì molto a El Alamein (due anni) ma dopo la cattura da parte degli inglesi raccontava solo cose divertenti. Diceva che sarebbe rimasto volentieri in California, ma era previsto che i prigionieri tornassero a casa.
      Herriot era un veterinario, non so se conosci i suoi libri ma sono molto divertenti (fanno anche un po' impressione, ogni tanto, per i dettagli chirurgici). Qui "tumore" va inteso nel senso benigno, una specie di cisti che andava rimossa.

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  2. P.S. Però non si chiamava Luigi, si chiamava Leo.

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    1. il mio parente si chiamava proprio Luigi :-) anche la descrizione fisica corrisponde, ma in Inghilterra non c'è mai stato

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  3. Come sempre un bel post interessante con una storia interessante. Ho letto, anche un po' di fretta, ma non capisco l'aggancio con Braccio di Ferro.
    Un salutone e alla prossima

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    1. Il signor Luigi ricorda Braccio di Ferro: a vederlo non gli daresti un soldo di cacio, ma nella sostanza è imbattibile. Amo i fumetti di Braccio di Ferro. ❤️💪🏼💪🏼

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    2. beh, queste cose qui nei cartoni animati le fa Braccio di Ferro
      :-)
      se passi in libreria ti consiglio di leggere il capitolo 47 di "Cose sagge e meravigliose" - è troppo lungo per portarlo qui... (sempre James Herriot)

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    3. Laura, conosci i libri di Herriot? Immagino di sì, ma nel caso non lo avessi ancora letto fattelo regalare per Natale

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