giovedì 29 marzo 2018

Concerto




Come d’intesa con Meehawl MacMurrachu, il Filosofo mandò i bambini in cerca di Pan. Spiegò molto bene a tutti e due quello che dovevano dire al Dio Silvano, e la mattina presto, dopo avere ascoltato gli ammonimenti della Donna Magra di Inis Magrath, i bambini si misero in cammino.
Quando arrivarono allo spiazzo nella pineta, dove il sole splendeva attraverso i rami, si sedettero un momento per riposarsi a quel tepore. Gli uccelli piombavano giù di continuo lungo quel pozzo di foglie, poi sfrecciavano via nell'ombra della pineta. Avevano sempre qualcosa nel becco: un verme, una lumaca, una cavalletta, un batuffolo di lana strappato a una pecora, un brandello di stoffa, un filo di paglia; e dopo aver riposto quelle cose in un luogo prestabilito, risalivano in volo quel pozzo di sole e andavano a cercare qualcos’altro da portare a casa.

Nel vedere i bambini, ogni uccello batteva le ali e faceva un suono particolare. «Crac-crac», e «cioé-cioé», e « più-più», dicevano, e «cian-cia », e «ciò-ciò », e «tu-tu»; e uno, che ai bambini piaceva molto, diceva sempre «chi? chi? chi? chi? chi?». I bambini ne andavano matti perché era così imprevedibile da non dirsi. Non sapevano mai dove sarebbe volato di li a un momento, ed erano convinti che non lo sapesse nemmeno lui. Svolazzava avanti e indietro, in su e giù, di fianco e di sbieco, e tutto d’un fiato, per così dire. Si comportava a questo modo perché era curioso di vedere quello che stava succedendo dappertutto, e poiché dappertutto succede sempre qualcosa lui non riusciva mai a volare in linea retta per più di un istante. Era un uccello pauroso, tra l’altro, e si immaginava sempre che qualcuno stesse per buttargli un sasso da dietro un cespuglio o un muro o un albero, e questi pericoli immaginari rendevano ancor più capricciosi e stravaganti i suoi andirivieni. Non andava mai dove voleva lui, ma soltanto dove Dio lo guidava, e quindi non se la cavava affatto male.

Questi uccelli i bambini li conoscevano uno per uno dal loro verso, e ogni volta che li vedevano avvicinarsi gli parlavano nella loro lingua. In principio avevano trovato un po’ difficile dire la parola giusta all’uccello giusto, e qualche volta dicevano «cioè» quando avrebbero dovuto salutarli dicendo «più». Gli uccelli se ne offendevano sempre e li sgridavano incolleriti, ma con un po’ di pratica non commisero più sbagli.
C’era un uccello, un grosso uccello nero, a cui piaceva far conversazione. Si posava sempre sul terreno accanto ai bambini, e continuava a dire «crac» sinché loro non avevano imparato a ripeterlo. Spesso perdeva anche tutta la mattina a chiacchierare, mentre gli altri uccelli si fermavano pochi minuti appena, e poi via. La mattina avevano sempre molto da fare, ma la sera erano meno occupati e si fermavano a chiacchierare quanto volevano i bambini. C'era un solo un guaio, che di sera gli uccelli volevano parlare tutti insieme e i bambini non sapevano mai a chi rispondere.

(James Stephens, La pentola dell'oro, cap.IX traduzione Adriana Motti, ed. Adelphi)







illustrazioni di Louise Richardson e Beatrix Potter; dipinto di Alexander Mark Rossi





3 commenti:

  1. Non è da molto che vi frequento ma in questo breve periodo ho potuto capire che siete gente dalla vasta cultura e anche di spirito, ogni volta che leggo queste riproduzioni di libri mi chiedo perchè invece di citare altri non scrivete voi qualcosa, mi pare che siete abbastanza capaci di farlo.

    Detto ciò continuate pure a fare quel che vi pare (ci mancherebbe!) stasera non sapevo cosa scrivervi e ho scritto quanto sopra. Buona notte

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  2. Giacinta è in vacanza e rispondo io meglio che posso: per me il blog è un mezzo di servizio per far conoscere o per far ricordare che esistono grandi scrittori poco citati. Non esiste "la moda" in musica e non esiste "la moda" in letteratura, e al passato bisogna sempre rimanere collegati. Oggi (da almeno 15-20 anni) esiste questa difficoltà con i libri nuovi: che non c'è quasi più una critica letteraria seria e non si sa di chi fidarsi, esistono gli uffici stampa (la pubblicità) ed esistono i fan club.
    Per quanto mi riguarda, io ho iniziato su internet nel 2001, da autore pubblicato - ma oggi di Golem L'indispensabile non si trova più niente in rete, e per me sono cose lontane. Comunque se guardi nelle colonnine qui a destra qualcosa di mio c'è, e ci sono anche i disegni di Giacinta.

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  3. Grazie, prendo atto e modifico il mio pensare.

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