martedì 12 settembre 2017

Corvi

Dormii tutto il resto di quella notte, e dimenticai, ma quando mi svegliai era ancora tempo notturno.
Ceneri fredde avvolgevano, nel ghiaccio dei monti, la Sicilia, e il sole non si era levato, non si sarebbe più levato. Era notte senza la calma della notte, senza il sonno; per l'aria volavano corvi; dai tetti, dagli orti partiva ogni tanto uno sparo.
- Cos'è? - chiesi a mia madre.
- Mercoledì, - mia madre rispose.
Essa era tranquilla, di nuovo con la sua coperta sulle spalle, con gli scarponi da uomo ai piedi, ma d’umor chiuso, negata a parlare.
- Oggi riparto, - le dissi.
Mia madre si strinse nelle spalle; seduta con sul capo la cenere che avvolgeva la Sicilia.
- Ma che cos’è? - gridai.
Mi alzai e uscii sul pianerottolo, e mia madre lentamente mi seguì. Era come se mi sorvegliasse.
«Pam! » fece un fucile.
- A che tirano? - io chiesi.
Mia madre s`era fermata sulla porta e guardava in alto, dove volavano i corvi.
- A loro? - chiesi io.
- Sì, a loro, - mia madre rispose.
Di nuovo scoppiò una fucilata, e lacerò la cenere dell'aria, i corvi gracchiarono invulnerabili.
- Ridono, - io osservai.
- Non t’è passata la sbornia? - disse mia madre.
La guardai; essa era lì, ripeto, come se mi sorvegliasse.
- Avevo la sbornia? - chiesi.
- Non lo sai nemmeno? - disse mia madre. - Sei tornato preciso come tuo padre quando tornava con la sbornia. Nero. E sei andato a gettarti sul mio letto, mi hai fatto dormire sul sofà.
Scoppiò un’altra fucilata.
- Io non capisco che vi succede, - mia madre continuò. - Tuo nonno cantava e scherzava quando aveva bevuto.
Una quarta fucilata si alzò da un orto, una quinta seguì, ma i corvi volavano sempre invulnerabili per l’alta cenere del cielo, e non cambiavano mai traiettoria, e gracchiavano, ridevano.
- Perché questi corvi? - esclamai.
Ora mia madre era diventata attenta, guardava aspettando che qualcuno degli uccelli cadesse.
- Ma davvero tirano a loro? - io le chiesi.
Una sesta, una settima fucilata fallirono, e mia madre si stizzì.
- E' inutile. Non li pigliano, - disse.
Rientrò in casa e tornò di corsa con una doppietta, si mise a sparare anche lei.
«Pam! Pam!»
Ma nulla alterò l'irraggiungibile volo dei corvi.
- Ridono - io osservai.
«Pam! Pam! Pam!» mia madre rispose.
Allora si alzò una voce di grassa donna dal piede della scaletta e portò un annuncio a mia madre, le gridò, fra gli spari e i corvi: - Madre fortunata!

(Elio Vittorini, da Conversazione in Sicilia, pag.320-322 ed. Rizzoli 1999)
(disegno di Albert Weisgerber, inizi '900)

4 commenti:

  1. I corvi che ridono è una bellissima immagine.

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  2. è l'unico libro di Vittorini che ho letto, l'ho scoperto anni fa grazie a un film di Straub-Huillet, molto fedeli nei dialoghi. Mi viene da dire che ci si dimentica troppo spesso dei nostri migliori scrittori, spesso a scapito di autori mediocri: la legge del consumismo, i libri come merce, e la perdita delle librerie condotte da persone appassionate, dove potevi trovare di tutto.

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  3. Io ricordo con particolare affetto una libreria in Galleria Passarella a Milano (vicino a San Babila) che frequentavo anni fa. C'era un giovane commesso studente universitario che era un vero libraio, un appassionato che sapeva consigliare. Una perla rara oggigiorno.

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  4. io ho passato ore intere dentro la libreria Accademia in Galleria... c'era tutta la storia dell'editoria italiana, trovavo anche i libri di inizio Novecento. Adesso mi devo accontentare del Libraccio, ma non è la stessa cosa. (magari ci siamo anche incrociati, nel corso degli anni)

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