fotogramma di Il flauto magico di Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati |
Avevo nove anni quando, nel 1952, vidi per la prima volta Salisburgo. Era in assoluto la prima volta che lasciavo Buenos Aires, la prima volta che mettevo piede in Europa e la prima volta che veniva in contatto con lo straordinario ambiente musicale del Festival. Essendo l'era del jet ancora di là da venire, raggiungere l’Europa fu un’impresa. Il nostro viaggio durò tre giorni: prima in aereo - un vecchio turboelica, naturalmente-, poi in treno: quando finalmente arrivammo a Salisburgo ero sfinito. Eppure, passando davanti al Festspielhaus - l'odierno Haus für Mozart- mi colpì la locandina che annunciava la rappresentazione de Il flauto magico. Chiesi ai miei genitori di cosa si trattasse e mi spiegarono che era un’opera di Mozart. Naturalmente i biglietti erano esauriti, ma mia madre - donna di grande intraprendenza e di rara audacia - mi incitò a darmi da fare per trovare il modo di intrufolarmi nel Festspielhaus promettendo di aspettarmi, insieme a mio padre, vicino a caffè Tomaselli. Per un ragazzino qual ero, in effetti, non fu difficile sgattaiolare inosservato dentro il teatro. Trovai un palco tutto per me e mi ci sistemai come un piccolo principe. I WienerHair Philharmoniker accordarono i loro strumenti, il direttore d’orchestra salì sul podio, e io mi addormentai di botto in quell' accogliente penombra. Dopo un po’ mi svegliai e non sapendo più dov'ero e dov’erano i miei genitori, mi misi a piangere in preda allo sconforto. Accorse una maschera che mi accompagnò subito fuori e così ebbe termine la mia piccola avventura. Trent’anni dopo, quando diressi il mio primo Flauto magico a Parigi mi tornò in mente Salisburgo e fantasticai che in un palco vuoto ci fosse, anche in quell'occasione, un bambino che dormiva, anzi russava.
In Daniel Barenboim, La musica è un tutto, ed.Feltrinelli
Qui un post di Giuliano sul film Il flauto magico di Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati