domenica 26 novembre 2017

Paul Auster, 4321




Combinare lo strano con il familiare: a questo ambiva Ferguson, , osservare il mondo da vicino come il realista più coscienzioso creando però un modo di vedere il mondo con un'ottica diversa, lievemente distorta, perché a leggere i libri che si soffermavano solo su ciò che è familiare imparavi cose che già conoscevi, e a leggere libri che si soffermavano solo su ciò che era strano imparavi cose che non avevi bisogno di conoscere, invece Ferguson desiderava più di tutto scrivere storie che dessero spazio non solo al mondo visibile degli esseri senzienti e degli oggetti inanimati ma anche alle vaste e misteriose forze inosservate che si celavano dentro quel mondo. Voleva disturbare e disorientare, far ridere a crepapelle o tremare di paura, spezzare i cuori e sabotare le menti e far ballare la danza demenziale dei ragazzi lanciati nel loro duetto tra sosia. Sì, Tolstoy era così commovente, Flaubert scriveva le più belle frasi del creato, ma per quanto gli piacesse seguire le svolte drammatiche e sempre più drastiche della vita di Anna K. ed Emma B., in quel momento della sua vita i personaggi che gli parlavano con più forza erano il K. di Kafka, Gulliver di Swift, Pym di Poe, Prospero di Shakespeare, Bartleby di Melville, Kovalèv di Gogol e il mostro di Mary Shelley.

(...)

Hemingway gli insegnò a guardare le sue frasi con più attenzione, a misurare il peso di ogni parola e sillaba  che entravano nella costruzione di un capoverso, ma per quanto mirabile fosse la scrittura di Hemingway quando era al meglio, le sue opere non gli dicevano granché, tutto quello sfoggio di virilità e lo stoicismo a denti stretti gli sembravano un tantino ridicoli, così lasciò perdere Hemingway per il più profondo e impegnativo Joyce, e poi, quando compì sedici anni, ricevette un altro pacco di tascabili da zio Don, tra cui i libri di Isaac Babel,, sconosciuto fino ad allora, che diventò subito il suo autore di racconti numero uno, e di Heinrich von Kleist ( ...) che diventò subito il suo autore di racconti numero due, ma ancor più utile per lui, per non dire preziosa e fondamentale, fu l'edizione Signer a quarantacinque centesimi di Walden e Disobbedienza civile che trovò posto sullo scaffale tra la narrativa e la poesia perché, pur non essendo un autore di romanzi o di racconti, Thoreau era un autore sublime per chiarezza e precisione, costruiva frasi di una tale bellezza che Ferguson quella bellezza la sentiva come uno sente un pugno al mento o la febbre nel cervello. (...) in ogni capoverso che  scriveva Thoreau combinava due impulsi opposti e inconciliabili che Ferguson definì l'impulso a controllare e l'impulso a rischiare. Era quello il segreto per lui. Il controllo da solo avrebbe prodotto risultati asfittici, soffocanti. Il rischio da solo avrebbe prodotto caos e incomprensibilità. (...)
Ma Thourea non era solo lo stile. Era il bisogno selvaggio di essere se stessi, solo e unicamente se stessi (...), un animo testardo che affascinava il sempre più testardo Ferguson, l'adolescente Ferguson...

Paul Auster, 4321, Torino, Einaudi, 2017, pp.495-497
traduzione di Cristiana Mennella




Nel video Paul Auster parla del suo ultimo romanzo

qui una recensione di Riccardo Staglianò





12 commenti:

  1. Paul Auster sta lentamente entrando nel mio immaginario. Voglio, devo leggerlo. Credo che comincerò dalla Trilogia di New York, ma il secondo sarà proprio 4321.
    Quando un autore chiama, è il caso di dire...

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  2. Ho iniziato con Moon Palace e poi li ho letti tutti. Due giorni fa ho finito 4321; è un romanzo corposo, supera le 900 pagine. Nel titolo c'è la scelta dell'autore di seguire quattro storie, quelle di quattro persone con lo stesso nome, Ferguson, la stessa data di nascita, gli stessi genitori, lo stesso amore per la lettura e la scrittura. L'impianto è tradizionale; nelle prime pagine viene descritta la vicenda dei nonni e poi dei genitori di Ferguson e viene in primo piano il tema dell'emigrazione e dell'adattamento all'ambiente americano. Poi, a partire da qualcosa che capita o non capita al padre di Ferguson, si dipartono i quattro diversi destini del figlio.
    Auster è il mio autore preferito, ha un tono intimo e ti fa entrare nelle storie così naturalmente che ti pare di vedere, di sentire ciò che i personaggi avvertono, provano.
    verso la fine del romanzo, l'autore, attraverso i pensieri dell'ultimo Ferguson, giustifica la scelta di tracciare 4 diversi percorsi :

    "“…sempre, fin dall’inizio delia sua vita consapevole con la sensazione costante che i bivi e le parallele delle strade prese e non prese fossero tutti percorsi dalle stesse persone nello stesso momento, le persone visibili e le persone ombra, che il mondo effettivo fosse solo una piccola parte di mondo, poiché la realtà consisteva anche in quello che sarebbe potuto succedere ma non era successo, che una strada non fosse ne' meglio né peggio di un’altra, ma il tormento di vivere in un solo corpo stava nel fatto che dovevi essere sempre su una strada soltanto, anche se avresti potuto essere su un’altra, in viaggio verso un posto completamente diverso. "

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    1. Ne avevo letto la sinossi e questa storia a più piani mi attira moltissimo.
      Si aggiunge alla generosa pila di libri che attendono.

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  3. Be', di sicuro si capisce che è un autore che ti piace, ed è bello avere un autore che ci piace (che ci corrisponde, come Auster corrisponde a te).
    Purtroppo, per me frasi come "... le vaste e misteriose forze inosservate che si celavano dentro quel mondo" non vogliono dire niente, e anche il brano che citi nella risposta al commento di Luz e che in sé è anche bello e detto molto bene non corrisponde a nulla nella mia esperienza. Di bivi nella mia vita ce ne sono stati più di un paio, ma non ci sono parallele, ci sono le strade che ho preso e basta, io non esisto al di fuori di quelle. (ma è vero che nella filosofia anglosassone la questione degli universi paralleli è molto dibattuta...)

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    1. Ciao Elena, il tuo commento mi piace e mi colpisce non poco.
      Mi colpisce perché fai riferimento a un diritto legittimo del lettore: il potersi identificare in ciò che legge. Non è un caso se anche nel teatro, che pratico, gli spettacoli che tendono a "non arrivare" sono quelli o fatti male o in cui lo sperimentalismo è tale da creare una distanza in chi guarda.

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  4. Grazie, Elena! I tuoi commenti sono sempre stimolanti:-)
    Non penso che Auster voglia avallare la teoria degli universi paralleli, penso che la questione che sollevi sia quella del limite e del sentimento che più a questo si lega, il rimpianto; il limite è quello di essere condannati a esistere entro i confini di un solo tracciato- quello costruito non solo da noi, non sempre peraltro senzienti, ma da un insieme di fattori che non solo da noi dipendono-, quando invece il pensiero costantemente ci porta altrove.
    E' una questione per me difficile da affrontare apertamente.. ( a proposito di limiti e di possibilità di chiarezza a questo mondo :-)

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  5. "esistere entro i confini di un solo tracciato" - mah! Se mi trovassi in un altro tracciato sarei un'altra, e comunque non vedo in cosa un altro tracciato possa veramente essere preferibile al mio. Se mi dici che vorrei vivere in un altro mondo, questo lo capisco, questo si chiama sogno e io lo prendo molto sul serio (vergognosamente sul serio), ma lì non è più questione di tracciati.
    Con questo non voglio insistere (specialmente se ti è difficile parlarne) e non voglio convincere nessuno; era solo per sviscerare un po' le reciproche sensibilità... :-) Buona serata e buona notte!

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  6. Infatti è proprio l'immaginazione a portare verso altri tracciati che, di per sè non è detto debbano essere necessariamente preferibili a quello percorso. Non ti è mai venuta la curiosità, la pura curiosità, di capire come sarebbe stata la tua vita, quali sarebbero stati i tuoi incontri se semplicemente non avessi deciso di iscriverti a una facoltà piuttosto che a un'altra, di abitare in una città piuttosto che un'altra, di non aver accettato di fare una passeggiata in montagna un giorno ( e dunque di avere ancora una caviglia sana.. ) e di rimanere tranquillamente a casa ? :-)
    Non ho mai pensato di essere padrona della mia esistenza, forse per questo mi viene naturale fare certe considerazioni e poi, sì, mi piace immaginare. vivere esperienze anche per interposta persona ( persino la me che sarei stata ); se così non fosse non leggerei tanto e, forse, se così non fosse, non ci sarebbero scrittori che inventano storie, tracciati possibili...
    Mi piace molto confrontarmi con te, non avere remore a dirmi quello che pensi :-)

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    1. Le chiamano "varianti", in altri ambiti, e personalmente non escludo la possibilità che il nostro mondo sia strutturato in questo modo (del resto siamo calati in una realtà di cui conosciamo, ancora oggi, ben poco). Mi fa piacere scoprire che il nuovo romanzo di Auster sia imperniato su questi argomenti... così affascinanti. Me lo procurerò.

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    2. Sono andata poco fa a vedere cosa avessi già letto di Paul. Ho visto la Trilogia, La musica del caso, Nel paese delle ultime cose. Ho letto la tua recensione del primo e qualcosa sugli altri due e mi sembra che Auster ti piaccia... :-)
      Non perderti Moon Palace, anche perché mi sembra che il tema del vagabondaggio solitario ti prenda ( è uno di quelli che più attraggono anche me ).
      Ciao e grazie:-)

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  7. "Non ti è mai venuta la curiosità, la pura curiosità, di capire come sarebbe stata la tua vita, quali sarebbero stati i tuoi incontri se semplicemente non avessi deciso di iscriverti a una facoltà piuttosto che a un'altra..." Un paio di volte, forse. Ma dal momento che la risposta non esiste la domanda ha smesso velocemente di interessarmi. Nemmeno io credo di essere padrona della mia esistenza, però credo che la mia esistenza (proprio il modo in cui si è svolta e si svolge) sia talmente legata alla mia essenza (se vogliamo usare questa parola) che l'idea di altri percorsi sia del tutto peregrina. Poi, la questione della caviglia, in effetti... :-) Io penso - e il cavallo di Brunilde dovrebbe capirmi - che sia tutta questione di Norne: quelle che hanno presieduto alla tua nascita. Buona giornata! Caviglia permettendo...

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  8. Grazie, Elena! ( anche per il pensiero per la mia caviglia neghittosa :-)
    A presto!

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