lunedì 11 marzo 2019

Ippogrifo violento


Hipògrifo violento,
que corriste parejas con el viento,
¿ dònde, rayo sin llama,
pàjaro sin matiz, pez sin escama,
y bruto sin istinto
natural, al confuso laberinto
destas desnudas peñas
te desboscas, arrastras y despenas?
Quédate en este monte,
donde tengan los brutos su Faetonte (...)

(Rosaura, dall'inizio di La vida es sueño di Calderòn de la Barca, 1600-1681)

(Ippogrifo violento, che corresti sfidando a gara il vento, dove mai, buia fiamma, uccello senza sfumature, pesce senza squame, e bruto senza istinto naturale, al confuso labirinto di queste nude rupi ti sfreni, ti precipiti e dirupi? Resta su questo monte, perché le belve trovino un Fetonte...)
(traduzione di Luisa Orioli, ed. Adelphi 1967)




Credo che nessuno abbia ancora capito perché mai ci sia un ippogrifo all'inizio di "La vita è sogno" (nel dramma poi l'ippogrifo non c'è) ma è comunque un inizio formidabile che ci proietta ben dentro alla storia, vero capolavoro, forse l'incipit più bello e potente che io ricordi.
Una spiegazione la dà la stessa Luisa Orioli nelle note al libro citato: "con il lamento stravagante di Rosaura, Calderon ci dà un esempio tipico di estilo culto, pullulante di riferimenti mitologici (...)".
Non ho i mezzi per andare avanti nella spiegazione, ma come lettore semplice l'ippogrifo all'inizio mi rapisce per davvero, e mi porta via dentro la storia, come Astolfo nell'Orlando Furioso; e con l'evocazione prima del labirinto e poi di Fetonte sul carro del sole siamo ben dentro a ciò che verrà raccontato. In fin dei conti, anche la torre (En una encantada torre, por lo qué sé, vivo preso...) è un labirinto da cui non si può uscire se non con l'aiuto di qualcuno che ci ama; e Fetonte, che vuole guidare il carro del sole, è già un possibile commento alla storia narrata, almeno nella sua parte politica. Comunque sia, qui mi fermo per non cominciare a deragliare (come Fetonte) nelle mie metafore; ringrazio l'Ippogrifo per il volo che mi ha concesso, e con lui ringrazio Calderòn e chi me lo ha fatto conoscere.

(l'immagine è ovviamente di Gustav Doré, per l'Orlando Furioso)


6 commenti:

  1. Davvero un inizio col botto, meraviglioso, ti riconcilia col barocco. E un bello stimolo a leggere l'opera intera. Sai lo spagnolo? Io purtroppo no, e quando leggo queste cose mi dispiace molto.

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    1. purtroppo no, ma con la traduzione e il testo a fronte tante cose si recuperano. E' uno dei testi più affascinanti nella storia del teatro, ma richiede anche uno sforzo notevole per il lettore. In teatro non l'ho mai visto e non mi fido, a dirla tutta, di chi lo mette in scena. Ho ancora vivo il ricordo di un Corneille messo in scena da Strehler, "L'illusion comique": lo ricordi? Ecco, con un allestimento così, La vita è sogno sarebbe da non perdere. Invece, molto spesso prevale l'ego del/della regista...

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  2. A me ha colpito molto l'accostamento "buia fiamma": è proprio vero che spesso le parole più semplici, se ben usate, sono molto potenti. Dante Alighieri docet. :)

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    1. sì, siamo davanti a grandissimi poeti - per una volta possiamo usare i superlativi senza paura di esagerare. A me piace molto anche l'altro verso che ho citato, "en una encantada torre..." (è già musica)

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  3. Che bel testo che hai trovato per il tuo post. Sino a un paio di anni fa parlavo spagnolo (parlo anche inglese, francese e tedesco) ma leggerlo è sempre tutta un'altra cosa, almeno per me.

    Calderon de la Barca ha ispirato tanti scrittori e artisti in passato.
    Un salutone

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    1. negli anni '70 c'è stata anche una versione di Pasolini, messa in scena da Ronconi, intitolata "Calderon" (esiste una registrazione Rai, almeno in frammenti).
      è bello conoscere tante lingue :-) io purtroppo ho dimenticato anche quel po' che avevo imparato, e se provo con lo spagnolo mi fermo subito, perché mi esce piuttosto il veneziano dei miei zii e nonni...

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