I due fratellini, che vanno già a
scuola, entrano di corsa in giardino; e le gatte scappano. Ci restano
male, perché erano proprio i gatti (e le gatte) che volevano vedere.
- Ma perché sono scappati? - mi
chiedono.
- Perché non vi conoscono - rispondo
io - e poi perché siete entrati di corsa.
Beh, i gatti ormai sono andati
(torneranno), i due fratellini corrono avanti e indietro, calpestano
qui e là, raccolgono da terra il coltello per tagliare l'insalata,
toccano il lumachicida (ahimè, ne farei volentieri a meno ma mi
tocca metterlo), poi via di corsa.
Stessa scena, stavolta con un
fratellino e una sorellina, più piccoli (al completo sono tre: il
maggiore ha solo otto anni ma sembra di parlare con un adulto), e
ancora una volta le gatte scappano.
- E' perché siete entrati di corsa -
gli dico - per fare amicizia con i gatti bisogna muoversi piano.
Non toccano niente, sono solo un po'
vivaci, e d'altra parte sono ancora piccoli per capire dove sono i
pericoli. Arriva la mamma, si scusa (non ce n'era bisogno), li
riporta via.
Passa un po' di tempo, stessa scena; mi
accorgo che c'è qualcuno perché Mamma Gatta sgattaiola via -
pardon, si allontana.
- Non devi entrare di corsa, i gatti si
spaventano.
- Lo so, - dice l'ometto di cinque anni
- e infatti si ferma e guarda. I gatti rimangono lì, tranne
Mamma Gatta che è la più selvatica. Arriva di soppiatto anche la
sorellina (quattro anni da compiere), chiedo permesso alla mamma e
poi la prendo in braccio, perché Ciccetta è in alto sul tetto del
garage, vicino al pesco dell'amaca, e lei non la vedrebbe. Ciccetta
mi guarda un po' perplessa, ma non scappa e anzi riprende a mangiare;
la bambina è contenta e la rendo alla mamma.
Poi arrivano anche i due fratellini di
prima, quelli più grandi che vanno già a scuola, sempre di corsa.
- Perché il gatto è scappato? Ormai
mi conosce...
- Non devi correre, si spaventano -
dico per l'ennesima volta (mai che ascoltino...) e mi trattengo dal
dire quello che vorrei dire: "è proprio perché ti conoscono
che scappano via". Vorrei scappare via anch'io, ma non posso: io
non sono un gatto, mi tocca stare qui e stare attento che i piccoli
energumeni non si facciano male. La mamma non c'è, è alla finestra,
sta parlando con qualcun altro, e io non sono così antipatico da mandarli
via con le brutte maniere, ma insomma.