sabato 26 agosto 2023

Columbidæ



- E’ ago-sto! E’ ago-sto! E’ ago-sto! – mi dice la tortora, insistente.
- Ma no che non è agosto, è vero che ho voltato il foglio del calendario ma non è agosto: è luglio.
Ma lei insiste: è agosto, è agosto, è agosto.
Il giorno dopo, ancora:
- Fa caldo, lo so anch’io, ma non è mica ancora agosto! Anche a luglio fa caldo, non serve mica che sia agosto.
Alla fine, si convince; smette di dire che è agosto e comincia a chiamare Rodolfo. O forse, chissà, Rodolfo è proprio il suo nome:
- Rhodòl-fo! Rhodòl-fo! Rhodol-fo!
Altre volte, il nome è Leopoldo; altre volte ancora, dice una frase di più sillabe, del tipo “lo riconosco”:
- Lo riconòs-co! Lo riconòs-co!
E via per tutto il giorno. Ma, intanto, sono riuscito a farle capire che non è agosto, ed è già qualcosa.



PS: le allucinazioni auditive, se avete a che fare con una tortora per più di un quarto d’ora, sono da considerarsi più che normali. Se proprio non ne potete più, andate fuori a dare un’occhiata: le tortore sono piuttosto belle, e anche decisamente buffe quando si muovono.
La foto della tortora viene da http://cinciamogia.wordpress.com


Giuliano Bovo

martedì 22 agosto 2023

La Piazza San Marco di Goffredo Parise





Nel 1972 Anna Zanoli e il regista Luciano Emmer chiesero ad uomini di spicco del panorama culturale e politico italiano di scegliere un'opera, una piazza, una città, particolarmente amata e di raccontarla davanti alle telecamere. Nacque così il programma televisivo “Io e…” recuperabile oggi su Raiplay. Mi è capitato di scoprire qualche giorno fa una puntata in cui Goffredo Parise parla di Piazza San Marco e l’ho trovata decisamente bella. Per Parise, chi non capisce Piazza San Marco non capisce la dolcezza della vita. Ci vuole un atteggiamento infantile per cogliere la vitalità della piazza e quel che di fantastico che la connota, con i voli dei piccioni, i “Do mori” che si animano per battere le ore, le orchestrine dei Caffè, gli scorci bui da cui la si è vista, grande e luminosa, la prima volta, come è successo da bambino allo scrittore.

Lascio qui il link per vedere la  trasmissione :)



mercoledì 16 agosto 2023

Friedrich nei film di Wenders e Herzog

Propongo uno scritto di Giuliano di qualche anno fa!

Buona lettura!



Di Caspar David Friedrich (1774-1840) la mia fedele Garzantina dice: «Pittore tedesco. Esponente del Romanticismo.» Due righe scarse, seguite dall’elenco di qualche suo quadro, come “Il viaggiatore sopra il mare di nebbia”, che è del 1818 e rappresenta un uomo, di spalle, che contempla l’abisso in piedi sopra una roccia, sulle Alpi tedesche.
Ho conosciuto Friedrich grazie alle copertine dei dischi, soprattutto Schubert ma anche Beethoven, Weber, Schumann. L’abbinamento tra Friedrich e i grandi romantici di area tedesca è un raro esempio di perfetta coincidenza tra ciò che si vede e ciò che si ascolta.









Il viaggiatore del quadro è “Der Wanderer”: non un viaggiatore qualsiasi o un turista, ma colui che è in cerca: di se stesso, del suo rapporto con gli altri, del significato della vita.

WANDERERS NACHTLIED I
(Canto del viandante notturno, n.1)
(Goethe 1780, musicato da Schubert intorno al 1823)

Der du von dem Himmel bist,
Alles Leid und Schmerzen stillest,
Den, der doppelt elend ist,
Doppelt mit Erquickung füllest,
Ach! ich bin des Treibens müde!
Was soll all der Schmerz und Lust?
Süßer Friede, Komm, ach komm in meine Brust!

(O tu che sei del cielo, e ogni pena e ogni dolori acquieti, e ricolmi di consolazione chi è due volte misero, ah! Io sono stanco di tutto questo affannarsi. A che serve tanto dolore, e tanta gioia? Dolce pace, vieni, ah vieni, nel mio petto...)




WANDERERS NACHTLIED II
(Canto del viandante notturno, n.2)
(Goethe 1776, musicato da Schubert nel 1815)

Über allen Gipfeln ist Ruh,
in allen Wipfeln spürest du kaum einen Hauch;
die Vögelein schweigen im Walde,
warte nur, balde ruhest du auch!

(Su tutte le vette è pace, in tutte le cime degli alberi si ascolta appena un respiro; i piccoli uccelli tacciono nel bosco. Ascolta ancora, aspetta, presto anche per te ci sarà riposo.)





ATLANTE (Der Atlas)
Heinrich Heine, 1797-1856 (musicato da Franz Schubert, "Der Schwanengesang, pubblicato postumo nel 1828)

Ich unglücksel'ger Atlas! Eine Welt,
Die ganze Welt der Schmerzen muß ich tragen.
Ich trage Unerträgliches, und brechen
Will mir das Herz im Leibe.
Du stolzes Herz, du hast es ja gewollt!
Du wolltest glücklich sein, unendlich glücklich,
Oder unendlich elend, stolzes Herz,
Und jetzo bist du elend.

(Io, sventurato Atlante! Un mondo, l’intero mondo del dolore, devo portare sulle mie spalle. Sopporto l’insopportabile, e il cuore mi si vuole spezzare nel petto. Cuore orgoglioso, tu l’hai voluto: volevi essere felice, infinitamente felice; oppure infelice infinitamente. Cuore orgoglioso, eccoti infelice in eterno.)







Venne e sedette al mio fianco,
ma non mi destai.
Che sonno sciagurato fu quello,
me miserabile !
Venne nel silenzio della notte;
teneva in mano la sua arpa
e i miei sogni risuonarono
delle sue melodie.
Ahimè, perché le mie notti
vanno sempre perdute così?
Perché manco sempre la visione di colui
il cui alito sfiora il mio sogno ?

(Rabindranath Tagore, Gitanjali, XXVI )






Se vuoi così, smetterò di cantare.
Se fa sussultare il tuo cuore,
distoglierò i miei occhi dal tuo volto.
Se ti fa trasalire all'improvviso,
mentre passeggi, mi trarrò in disparte
e prenderò un'altra strada.
Se ti confonde mentre intrecci i fiori,
eviterò il tuo giardino solitario.
Se troppo agita l'acqua,
non vogherò vicino alla tua spiaggia.

(Rabindranath Tagore Il Giardiniere, XLVII )




A mezzanotte, colui che voleva essere asceta
annunciò: « Questo è il tempo di lasciare
la mia casa, e andare di Dio in cerca.
Ah, chi tanto a lungo in quest'illusione mi trattenne? »
Dio sussurrò: « Io. » -
ma l'uomo aveva le orecchie turate.
Con un bimbo addormentato al seno
sua moglie dormiva tranquilla
su un lato del letto.
L'uomo disse: « Chi siete voi,
che per tanto tempo m'avete ingannato ? »
Ancora la voce mormorò:
« Essi sono Dio. » -
ma egli non intese.
Il bimbo pianse nel sonno e si strinse
accanto alla madre.
Dio comandò:
« Fermati, sciocco, non abbandonare la tua casa ! » -
ma ancora non udì.
Dio disse tristemente, sospirando:
« Perché il mio servo m'abbandona
per andare a cercarmi ? »

(Rabindranath Tagore Il Giardiniere, LXXV )




Caspar David Friedrich è citato esplicitamente nei primi film di due grandi autori tedeschi, Wim Wenders e Werner Herzog; e anche in molti altri film di altri autori, ma bisogna pur limitarsi. Herzog e Wenders hanno sempre avuto grande attenzione alle immagini, e Friedrich rappresenta solo un momento della loro produzione. Del resto, con le immagini dai film di Herzog e Wenders ho già riempito le pagine di questo sito: sono tutte qui in archivio e il link è qui alla fine del post.




Va detto che non sono particolari che si notano durante la proiezione o la visione del film; oggi con il dvd a casa è possibile guardare il film come si faceva con la moviola, fotogramma per fotogramma; e fermare le immagini che più colpiscono. Magari si sta cercando qualcos'altro, e invece si trovano queste meraviglie.
Non tutti i film si meritano una simile attenzione, alcuni sì: primo fra tutti, “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick, dove non esiste un fermo immagine che non sia così perfetto da meritare di essere esposto in un quadro e una cornice. ma non solo. E’ stato così, passando i film di Herzog e di Wenders al computer, che ho pescato queste meraviglie.
I film da cui ho tratto le immagini sono: “Cuore di vetro”, “Kaspar Hauser” e “Woyzeck” di Werner Herzog; “La lettera scarlatta” e “Falso movimento” di Wim Wenders. L'isola del finale di "Cuore di vetro" è Skellig Rock, in Irlanda.






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