Da Flatlandia di E.A. Abbott
Mentre dormivo feci un sogno. (...) Stavamo muovendoci insieme verso un punto luminoso ma infinitamente piccolo sul quale il Maestro dirigeva la mia attenzione. (...) «Guarda laggìù, (...) ora, per
completare il quadro della tua esperienza, ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, nel reame di Pointlandia, nell'abisso dell'adimensionale.
«Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato
nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non
può concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza,
poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un'idea
della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente.
Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di
sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente,
e impotentemente, felici.
Ascolta, adesso».
S'interruppe; e in quel momento dalla creaturina ronzante si levò un lieve ticchettio,
basso e monotono ma distinto, come da uno dei vostri fonografi di Spacelandia, e io ne distinsi queste parole: «Infinita beatitudine dell'esistenza! Esso è; e non c'è altro al di fuori di
Esso».
«Cosa vuol dire con "esso"» dissi io «quella piccola creatura?». «Vuol dire se stesso»
disse la Sfera. «Non hai notato prima di ora che i bambini e le persone infantili, che non
sanno distinguere fra se stessi e il mondo, parlano di sé alla Terza Persona? Ma taci».
«Esso riempie ogni Spazio,» continuò la piccola Creatura nel suo soliloquio «e quello che Esso riempie, Esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice,
Esso lo ode;(...).
Ah, la felicità, ah, la felicità di Essere!».
«Perché non gli apri gli occhi, a quel cosino, in modo che la finisca col suo compiacimento?» dissi io. «Digli che cosa è in realtà, come lo hai detto a me; rivelagli le anguste limitazioni della Pointlandia, e conducilo verso qualcosa di più alto». «Non è facile,» disse il
mio Maestro «provaci tu».
Al che, levando alta la voce, dissi al Punto così:
«Silenzio, silenzio, Creatura spregevole! Tu ti chiami il Tutto nel Tutto, e invece sei
il Nulla: il tuo cosiddetto Universo non è che un puntolino in una Linea, e una Linea non è
che un'ombra in confronto a...». «Sss, sss! hai detto abbastanza,» m'interruppe la Sfera
«ascolta ora, e nota l'effetto della tua arringa sul Re di Pointlandia».
Il luccicore del Monarca, che rifulgeva più che mai mentre ascoltava le mie parole,
mostrava chiaramente che la sua compiacenza di sé non era stata intaccata; e io non avevo
ancora terminato che egli riprendeva il suo ritornello. «Ah, la gioia, ah, la gioia del Pensiero! Cosa non può Esso ottenere grazie al Pensiero! Il suo proprio Pensiero che a Se stesso si rivolge, insinuando il disprezzo di sé solo per esaltare la Sua felicità! Dolce ribellione suscitata per finire in trionfo! Ah, il divino potere creativo del Tutto nell'Uno! Ah, la gioia, la
gioia di Essere».
«Vedi» disse il mio Maestro «quanto poco hanno potuto le tue parole. Nella misura
in cui il Monarca riesce ad afferrarle, egli le accetta come sue (poiché è incapace di concepire altri all'infuori di se stesso) e si vanta della varietà del "Suo Pensiero" come di un esempio di Potere creativo. Lasciamo questo Dio dì Pointlandia al godimento ignorante della
propria onnipresenza e onniscienza: niente che tu o io possiamo fare può scuoterlo dal
compiacimento che prova di se stesso».
( Dipinti di Paul Klee )
Stupendo esempio di letteratura, valido sempre e per qualsiasi tipo di "re".
RispondiEliminaÈ una pagina ben riuscita di un racconto che mediamente non mi è sembrato particolarmente significativo dal punto di vista letterario. Certo, qui Abbott illustra molto efficacemente attraverso una immagine metaforica il tipo d’uomo che non conosce che il proprio ristrettissimo orizzonte.
EliminaConoscevo poco questo autore, ma è senza dubbio molto bravo. I quadri di P. Klee ci stanno perfetti (bella scelta)
RispondiEliminaFlatlandia è un racconto insolito che dice molto sulla relatività della percezione. Abbott introduce sistemi, piccoli universi fondati su un numero di dimensioni crescente: dalla dimensione zero, quella di pointlandia, si va verso linealandia, flatlandia e spacelandia, il mondo tridimensionale. La voce narrante, un quadrato, abitante di flatlandia, dopo essere entrata in contatto attraverso sogni o in modo diretto con le altre dimensioni, arriva a ipotizzarne una quarta. Il racconto è del XIX secolo. Abbott, in pratica, introduce ipotizza la quarta dimensione ancor prima di Einstein!
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