venerdì 25 giugno 2021

It's a happy time inside my mind

 

Da deladelmur, il blog di Giuliano


Le letture pubbliche di versi, in tv, ma anche in radio e a teatro, le metto tra le cose peggiori che possono capitarmi, e cerco sempre di evitarle con cura. La poesia è un fatto personale, o ti tocca oppure è meglio lasciar perdere. Non sempre è il momento giusto, e non sempre è l'autore giusto, e non sempre è il verso giusto di quel poeta, o il momento giusto di quel verso giusto di quel poeta giusto, per di più letto dalla voce giusta.

Tra gli attori, a me piaceva quasi solo Romolo Valli; e poi anche Benigni quando recita Dante, e pochi altri. Di solito, è un profluvio di facce, di gesti, di pose, di ammiccamenti, tutte cose sconvenienti. L'insieme peggiora, e definitivamente, quando sono i poeti (o presunti tali) a leggere in pubblico le loro poesie (o presunte tali) : o non sono capaci, o si danno un sacco di arie... Leggere poesie in pubblico è una cosa difficile, è come cantare un'aria d'opera: o si è davvero capaci, oppure è meglio lasciar perdere e non esibirsi. Come ben sanno gli appassionati, l'opera lirica è un'arte difficile, vietata ai dilettanti, agli stornellatori di piazza; e poi, a peggiorare il tutto, ecco i presentatori, soprattutto quelli televisivi: "Abbiamo questa sera ospite il Grande Poeta, che è un Grande Poeta, il Maggiore dei Poeti Viventi - e vi prego di Ascoltarlo con Attenzione, perché vi garantisco che è davvero un Grande Poeta!" . Ed ecco seguire il Poeta, che si toglie gli occhiali ed esegue; alla fine, naturalmente, applausi. In questo clima diventa persino comprensibile che un ministro (...) salti su ed esibisca la sua grande e personale ignoranza dicendo: "Mario Luzi? mai sentito nominare" (forse Luzi è troppo poeta per andare in tv a leggere i suoi versi, però altri lo fanno, eccome...).

E poi comporre poesia non è mica facile: "Che cosa vuoi che dica, che ho i capelli più corti / o che per le mie navi son quasi chiusi i porti...", cantava Guccini, che forse non è un poeta ma di certo è uno che sa scrivere in versi, cosa che non capita a molti. Sarò forse un pericoloso estremista, (ormai comincio a pensarlo anch'io, e me ne sono quasi convinto), ma penso proprio che il più delle volte convenga starsene zitti. Non è mica indispensabile scrivere poesie, né tantomeno farle leggere agli altri: la poesia sa da sola cosa deve fare e arriva lo stesso dove deve arrivare, quando è il momento non conosce ostacoli. E alla fine del mio discorso, per non esagerare, e per quel poco che so e che mi riguarda direttamente, provo a chiudere prendendo in prestito le parole da uno dei miei massimi poeti del Novecento:

It's a happy time inside my mind / when melody does find a rhyme / and says to me I'm coming home to stay...

(Tim Buckley, Happy time,1968)






domenica 20 giugno 2021

Le onde e i pensieri




«Ma brutta scimmia» diceva un ramponiere a uno di questi signorini, «sono quasi tre anni che incrociamo e ancora non hai visto una balena. Quando ci sei tu all'albero, diventano più rare dei denti di gallina» 
E forse era proprio così. 
O forse all’orizzonte ne erano passate a torme; ma il ritmo che mescola onde e pensieri ha fatto scivolare come l’oppio quel giovane assente in una tale apatia di sogni vuoti e ignari, che alla fine egli perde la sua identità. Quel mistico oceano ai suoi piedi, lo prende per l’immagine visibile di quell’anima profonda, azzurra, infinita che pervade l’umanità e la natura. E ogni cosa strana, appena intravista, sgusciante, bella che lo elude, ogni cosa che vede e non vede alzarsi come la pinna di qualche sagoma inafferrabile, gli pare l’incarnazione di quei pensieri sfuggenti che popolano l’animo soltanto come rapide forme in un eterno volo.


Hermann Melville, Moby Dick

Traduzione di Bianca Gioni
fotogramma del film "Moby Dick" di J. Huston



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