giovedì 30 maggio 2019

Cagnara


(Edouard Doigneau, 1906)


1. Per farsi ubbidire da un cane, bisogna stabilire con lui un rapporto affettivo. E’ molto facile: il cane, essendo poco complicato, si farà avanti per primo.

James Herriot, da "Creature grandi e piccole"



2. Anche Freud si è interessato ai cani, ma solo in chiave psicoanalitica. Secondo lui, offendere qualcuno dandogli del cane deriva dal fatto che si tratta di un animale che in fondo ci turba perché non si vergogna dei propri escrementi, né delle sue funzioni sessuali.

(L'Espresso 12.12.1993, recensione a "The literary companions to dogs", antologia sui cani nella letteratura, novecento pagine, autore Christopher Hawtree)



martedì 28 maggio 2019

Astral Weeks




Astral weeks è l'album che Van Morrison compone nel '68, a un anno dal suo abbandono di Belfast per Boston.
Non so dire se ci sia un tema particolare ad attraversare i bellissimi brani del disco. I testi si presentano come un insieme di immagini, situazioni, figure che la memoria trattiene e la musica restituisce dilatati, modulati dal tempo che la voce calda ( anche quando è aspra ) di Morrison dà loro.

 "Astral Weeks" (1968)

Astral Weeks
Beside You
Sweet Thing
Cyprus Avenue
The Way Young Lovers Do
Madame George
Ballerina
Slim Slow Slider


Qui per l'ascolto

domenica 26 maggio 2019

Bad moon rising


(Andrew Wyeth, 1982, moon madness)


"Bad moon rising" dei Creedence Clearwater Revival  (qui per l'ascolto) è una delle canzoni più famose del periodo d'oro del rock. A leggerne il testo, viene da pensare a un film western di quelli con i banditi; però più che a Clint Eastwood o a Gregory Peck, riascoltandola, viene da pensare ai tempi che stanno correndo, "on the rise" proprio adesso mentre scrivo. E il pensiero è che, se noi europei la scampiamo anche questa volta, significa proprio che siamo nati sotto una buona stella.






Vedo una cattiva luna che sorge
vedo guai sulla strada
vedo terremoti e fulmini
vedo cattivi giorni oggi
Non andare in giro stanotte
c'è un obbligo a prendere la tua vita
c'è una cattiva luna che sorge
Sento uragani che soffiano
so che la fine è vicina
sento la voce di rabbia e di rovina.
Non andare un giro stanotte
c'è un obbligo a prendere la tua vita
c'è una cattiva luna che sorge
Spero che tu abbia messo insieme le tue cose
Spero che tu sia abbastanza pronto a morire
Sembra che stia arrivando malvagio tempo
tempo di "occhio per occhio"...


Bad moon rising
I see a bad moon a-rising
I see trouble on the way
I see earthquakes and lightnin'
I see bad times today
Don't go 'round tonight
It's bound to take your life
There's a bad moon on the rise
I hear hurricanes a-blowing
I know the end is coming soon
I fear rivers over flowing
I hear the voice of rage and ruin
Don't go 'round tonight
It's bound to take your life
There's a bad moon on the rise
I hope you got your things together
I hope you are quite prepared to die
Look's like we're in for nasty weather
One eye is taken for an eye
Oh don't go 'round tonight
It's bound to take your life
There's a bad moon on the rise
There's a bad moon on the rise
(scritta da John C. Fogerty
Creedence Clearwater Revival)

venerdì 24 maggio 2019

Patate infinite


Patate. Patate dappertutto: ho l'orto invaso dalle patate, con piante robuste e rigogliose. Sono dappertutto: in mezzo al prezzemolo, in mezzo agli spinaci e alle coste, di fianco ai piselli, tra i cornetti (cioè quelli che i non lombardi chiamano fagiolini) e anche nelle zone libere che avevo destinato a zucche e zucchine, ora invase da rigogliose piante di patata. Insomma, sembra che io abbia seminato il minestrone - mi manca solo il sedano, che non è venuto, e le carote, che non sono facili da ottenere e serve un giardiniere bravo, mica uno come me.
 

La spiegazione è semplice: non ho seminato le patate, ma da sempre qui in casa mia le bucce e gli scarti vegetali vanno a finire sottoterra, a far da concime e a far felici i lombrichi (che Dio sa quanto ne hanno bisogno, di esser felici: sono bestie simpatiche, non danno alcun fastidio e poi sono utilissimi). Gli altri scarti non germogliano, o magari lo fanno lentamente e nel frattempo vengono scambiati per erbacce da estirpare; le piante di patata invece crescono velocissime e l'acqua di questi giorni sembrava fatta apposta per annaffiarle, con le pause giuste e senza catastrofi, almeno qui da me. Di conseguenza, eccomi invaso dalle patate, come in una piccola giungla a misura di micetto. Le patate, poi, sotto si formano davvero: non è detto che a piante così rigogliose corrisponda una grossa patata (anzi, il più delle volte è vero il contrario) ma devo dire che mangiare le mie patate è diventata una simpatica consuetudine, anche con raccolti fuori stagione come quest'anno a marzo (un chiletto, mica tanto di più, non è che vada in giro a venderle). L'unico problema è che, essendo dappertutto, non si sa mai bene dove si nasconda una patata e con la vanga si finisce sempre per romperne qualcuna: magari proprio le più belle...
 

Un altro problema (ma piccolo) è che qui facciamo la raccolta differenziata da vent'anni, anno più anno meno; e il Comune fa uno sconto se tieni la compostiera. Io non ho la compostiera: l'orto è piccolo, la compostiera è ingombrante, faccio prima a seppellire le bucce sotto terra. Si ottiene lo stesso risultato, ma lo sconto del Comune in questi casi non è previsto: se hai la compostiera è lì e la si vede, ma come fai a dimostrare che davvero seppellisci gli scarti di verdura? Ebbene, io posso; e se venisse qualcuno dal Comune in questi giorni ne avrebbe prova abbondante ma so che non servirebbe, se nel regolamento c'è scritto "compostiera" io devo avere la compostiera se voglio lo sconto. Dato che lo sconto è poca cosa, rinuncio volentieri a quel pezzo di plastica ingombrante e continuo a seppellire le bucce, però qualche patata in meno non guasterebbe, perciò comincio a starci attento.
Del resto, come diceva Marcello Marchesi, "meglio le patate che l'epatite". Come dargli torto?


(nelle foto, piselli e patate, prezzemolo e patate, e un fiore di patata: la mano è mia, la sinistra perché con la destra scattavo la foto) (o viceversa? aspetta che controllo...)

mercoledì 22 maggio 2019

Notti bianche


un clic qui




François Couturier - pianoforte
Anja Lechner - violoncello
Jean-Marc Larché - sax soprano
Jean-Louis Matinier - fisarmonica                                                                             info

lunedì 20 maggio 2019

Vulcano


Il Monte Sant'Elena, Mount St. Helen's in inglese, si trova sulla costa del Pacifico negli Usa, nello stato di Washington, ed è un vulcano. Considerato inattivo, dopo 180 anni dall'ultima eruzione si risvegliò improvvisamente il 18 maggio 1980, con eventi catastrofici. I vulcanologi spiegano che è molto simile al Vesuvio, e questo fa molto pensare. I filmati presi durante l'eruzione permisero inoltre di spiegare un particolare descritto da Plinio per  l'eruzione del 79 d.C. che sommerse Pompei: il fenomeno piroclastico, fino ad allora creduto un'invenzione del famoso naturalista, e invece rivelatosi tragicamente vero. La montagna, Mount St.Helen's, fu praticamente distrutta, e l'enorme quantità di ceneri disperse nell'atmosfera influenzò notevolmente il clima (anche da noi) negli anni successivi.

(immagine da Wikipedia, qui per maggiori informazioni )

Alan Hovhaness, compositore americano di origini armene (1911-2000), assistette all'evento come tutti gli americani, sgomento; all'eruzione dedicò la sua sinfonia n.50 op.360, detta appunto "Mount St. Helen's". Nel terzo movimento possiamo assistere alla ricostruzione dell'eruzione del vulcano, e devo dire che è un ascolto davvero impressionante. (qui)


sabato 18 maggio 2019

il ciel sereno, le vie dorate e gli orti



dipinto di Caspar David Friedrich


Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.


da "A Silvia" di G. Leopardi






C'è una trasmissione di radiotre, Le meraviglie, che racconta, puntata dopo puntata, e attraverso voci diverse, luoghi che rientrano per vari motivi nel nostro immaginario.

Qui Massimo Raffaeli parla di Leopardi a partire dai luoghi naturali dove si posò lo sguardo del poeta.

giovedì 16 maggio 2019

Il gatto nero ( II )


Magari fossero vere le superstizioni, mi viene sempre da dire quando si affronta l'argomento: basterebbe stare attenti a quel giorno lì, e amen. Invece no, la sfortuna non bada al giorno e alla data, che sono mere invenzioni umane. La sfortuna non colpisce solo il venerdì 13 o 17, ma anche in qualsiasi altro giorno pari o dispari della settimana, senza badare ai festivi e alle ricorrenze. Mia mamma, per esempio, è nata di venerdì 17: siccome era gennaio, è la festa di Sant'Antonio Abate e tutti la invidiavano in casa perché in campagna era festa grande (Sant'Antonio Abate è il protettore degli animali, e nella fattoria ce ne erano tanti).

(Ernie Bushmiller)

Ragionando sui gatti neri, nel post precedente, mi è tornata alla memoria questa antica storia oscura, che di sicuro conoscerete già in qualche altra versione. Ovviamente, un gatto nero è solo un gatto nero e fa le fusa come tutti i gatti: basta trattarlo bene e volergli bene, e si è ripagati. La storia però è questa, e la riporto nella versione di mia nonna, così come la raccontava a mia mamma e alle sue sorelle, quand'erano bambine:

martedì 14 maggio 2019

Il gatto nero ( I )


Un mio vicino di casa, a meno di cento metri da casa mia, aveva un gatto nero; e tutte le mattine, quando andavo a scuola, il gatto nero attraversava la strada proprio davanti a me. Di conseguenza, dalle superstizioni, e dai gatti neri in particolare, sono del tutto immunizzato. Di gatti neri ce ne sono stati molti, in quella casa, quindi il fatto è durato per molti anni.
Così è stato almeno fino ai miei diciotto anni (cioè quando andavo alle superiori, e per prendere il treno dovevo pur sempre passare di lì), e ho capito presto che il mio rendimento scolastico o la mia fortuna con le ragazze non avevano nulla a che fare con i gatti neri che mi attraversavano la strada, e che del resto erano anche belli e simpatici, sia pur sempre indaffarati nel loro andirivieni (i gatti sono sempre indaffarati, a meno che non abbiano nulla da fare - cosa che fanno con grande perizia, come tutti sanno). Non ho mai capito se il gatto nero abitasse nella casa di quel mio vicino o in quella di fronte, perché l'attraversamento avveniva nei due sensi, sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra; sta di fatto che un gatto nero che mi attraversava la strada è stato per me una presenza costante, e quasi mi dispiaceva quando il gatto non c'era.

domenica 12 maggio 2019

Se le cicogne volano in basso



Escher, carta da parati

C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi traversando l’aria opaca e ferma. - Perché tante cicogne? - chiese Medardo a Curzio, - dove volano? Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S’era munito d’un cavallo e d’uno scudiero all’ultimo castello in mano cristiana, e andava a presentarsi al quartiere imperiale. - Volano ai campi di battaglia, - disse lo scudiero, tetro. - Ci accompagneranno per tutta la strada. Il visconte Medardo aveva appreso che in quei paesi il volo delle cicogne è segno di fortuna; e voleva mostrarsi lieto di vederle. Ma si sentiva suo malgrado, inquieto. - Cosa mai può richiamare i trampolieri sui campi di battaglia, Curzio? chiese. - Anch’essi mangiano carne umana, ormai, - rispose lo scudiero, - da quando la carestia ha inaridito le campagne e la siccità ha seccato i fiumi. Dove ci son cadaveri, le cicogne e i fenicotteri e le gru hanno sostituto i corvi e gli avvoltoi. Mio zio era allora nella prima giovinezza: l’età in cui i sentimenti stanno tutti in uno slancio confuso, non distinti ancora in male e in bene; l’età in cui ogni nuova esperienza, anche macabra e inumana, è tutta trepida e calda d’amore per la vita. - E i corvi? E gli avvoltoi? - chiese. - E gli altri uccelli rapaci? dove sono andati? - Era pallido, ma i suoi occhi scintillavano. Lo scudiero era un soldato nerastro, baffuto, che non alzava mai lo sguardo. - A furia di mangiare i morti di peste, la peste ha preso anche loro, - e indicò con la lancia certi neri cespugli, che a uno sguardo più attento si rivelavano non di frasche, ma di penne e stecchite zampe di rapace. - Ecco che non si sa chi sia morto prima, se l’uccello o l’uomo, e chi si sia buttato sull’altro per sbranarlo, - disse Curzio. 

I. Calvino, Il visconte dimezzato, ( in I nostri antenati ), ed. Einaudi

Qui  quache mia nota su Il visconte dimezzato

venerdì 10 maggio 2019

La canzone del cucù


(foto da wikipedia.it )


La canzone del cucù, scritta appositamente da Marvin Hatley nel 1928, è il "marchio di fabbrica" di Stan Laurel e Oliver Hardy e tutti la ascoltiamo sempre con piacere: non per la musica in sè (non è certo un capolavoro) ma perché sappiamo bene che stiamo per vedere (o rivedere) qualcosa di bello.
Non mi sembra però che assomigli davvero al canto del cuculo: lo sto ascoltando proprio in questi giorni, il vero cucù, ed è più lento e scandito. Insomma, il cucù fa davvero cu-cu e non in un altro modo; ma tutto questo, si sa, non ha alcuna importanza quando ci prepariamo per stare in compagnia di Stan e Ollie. (qui per riascoltarla)

mercoledì 8 maggio 2019

La mosca scorpione


La mosca scorpione è del tutto innocua: al di là del nome e dell'aspetto fisico particolare (quando c'è ci si fa caso) non è che ci sia molto altro da dire, un insetto bruttino ma a suo modo elegante nel volo e nelle movenze. La più facile da incontrare si chiama "Panorpa communis", si nutre di vegetali e di piccoli insetti già morti.

(da www.wikipedia.it)  (qui per i dettagli)

lunedì 6 maggio 2019

Il gatto di Snoopy




Il gatto di Snoopy è quello dei vicini di casa, un gatto terrificante: Snoopy lo prende in giro, ma la zampata che gli arriva di ritorno fa a fette la sua cuccia e lui si ritrova sottosopra. Si chiama World War II (Secondo Conflitto Mondiale, nella traduzione italiana: è un gatto maschio, e quindi "Guerra" in italiano non andava bene), e noi non lo vediamo mai. Vediamo però le sue unghiate, davvero terrificanti anche se sappiamo bene che nei fumetti e nei cartoni animati tutto si aggiusta subito e quindi non c'è da preoccuparsi.



Charles Schulz, autore del fumetto, lo aveva spiegato in un'intervista: disegnare i gatti è difficile, ci aveva provato ma con esiti tutt'altro che soddisfacenti. Il gatto di Schulz è questo, appare in poche e rarissime strisce (altre immagini si trovano facilmente su internet digitando cose come "Snoopy's cat"): è bellino ma non si può dire che sia proprio riuscito.


(illustrazione tratta dal mensile "Linus", anno 1966)

Ripensando al gatto di Snoopy mi vengono da dire due cose: la prima è che è davvero difficile disegnare un gatto (anch'io ci ho provato: c'è un cagnolino, forse una femmina, che mi esce sempre piuttosto bene, ma con i gatti ho sempre desistito al primo tentativo) e la seconda, più complessa, è questa che segue. Disegnare, rendere visibile, qualcosa di immaginario o magari di mostruoso e terrificante risulta spesso deludente. Meglio lasciare libera l'immaginazione, quasi sempre. Da bambino avevo visto "Il pianeta proibito", per esempio, e finché i mostri dell'ID rimangono solo evocati faceva davvero spavento; poi verso la fine, quando il mostro si vede, la tensione cala. Più di recente, orchi e mostri del "Signore degli anelli" e di altri film: sono tutti uguali, visto uno li hai visti tutti. Ma questo è un argomento che per oggi mi porterebbe fuori strada, era solo un modo per rendere omaggio a Charles Monroe Schulz e alle sue strisce di fumetti, e anche al terrificante Gatto dei Vicini, più terribile di ogni mia fantasia.

sabato 4 maggio 2019

Piste




( fonte)


System è un trio danese che fa musica elettronica. Il brano che propongo ( qui ) è il risultato di una collaborazione con Nils Frahm





giovedì 2 maggio 2019

Il cigno di Tuonela


Tuonela è il nome dell'aldilà nella mitologia finnica; è il regno dei morti, ed è molto simile all'Ade come viene descritta nei poemi greci. L'eroe Lemminkäinen deve superare tre prove per avere la fanciulla che ama, e la terza consiste nell'uccisione del cigno guardiano dell'Aldilà. Lemminkäinen riesce nelle prime due prove, ma verrà ucciso nell'accingersi alla terza: non dal cigno, ma da un abitante di Tuonela. Come nel mito di Iside e Osiride, Lemminkäinen verrà poi resuscitato dalla madre, che ripescherà dal fiume il suo corpo dilaniato, ne ricostruirà le menbra e gli darà la vita.


(Hilma af Klint 1915)
Non sappiamo molto di più sul Cigno di Tuonela, e per noi, abituati a pensare a Cerbero e Caronte, vedere un cigno associato alla guardia dell'Oltretomba è certo una cosa strana; ma così è e non rimane che prenderne atto. A questo mito potrebbe essere legato anche il cigno di Lohengrin, e le fiabe dei fratelli Grimm dove il cigno è una trasformazione stregonesca di esseri umani.


La storia di Lemminkäinen e del Cigno di Tuonela viene dal Kalevala, poema nazionale finlandese la cui redazione moderna venne completata nel 1835 da Elias Lonnröt che andò a trascrivere le ballate popolari della Carelia, della Finlandia e dell'area nordica, anticipando in questo lavoro Bela Bartok, Zoltan Kodalyi, Alan Lomax, Diego Carpitella e Roberto Leydi, e tutti quelli che nel Novecento lavorarono per non far dimenticare il nostro passato. Ai tempi di Lonnröt non esistevano ancora i mezzi per registrare le voci, e dispiace perché è in quel modo, a memoria e cantando, che furono tramandati per secoli anche l'Odissea, l'Iliade, il Mahabharata, la Bhaghavadgita...


Al Kalevala si ispirò Jan Sibelius (1865-1917) per un ciclo di poemi sinfonici, tra i quali c'è anche "Il cigno di Tuonela". E' un brano famoso, molto eseguito in concerto dai più grandi direttori d'orchestra.
(qui per l'ascolto)